Roma nun fa la stupida, stasera cantava anni fa Nino Manfredi (testo di Armando Tramajoli). Però la lezione, evidentemente, la signora Roma non l'ha capita perché il dossier per la candidatura alle XXXIII Olimpiadi sembra sia creato con spruzzi di sole e batuffoli di nuvole.
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Avvertenze: le informazioni contenute non sono necessariamente attinenti alla comunità LGBT, ma sono state scelte per i loro echi coloristici.
Il Cristo Redentore, dall'alto della sua montagna, non lo vede più. Il sacro fuoco di Olimpia si è spento e i Giochi Olimpici stanno ormai compiendo il loro viaggio verso la loro nuova casa.
Rio de Janeiro non è più una città olimpica, ma rimarrà per sempre una sede olimpica, un luogo cioè toccato dal fuoco di Zeus. In un precedente articolo vi avevo parlato dello straordinario incremento di atleti lgbt nei Giochi Olimpici dopo Pechino 2008. In particolare vi avevo segnalato come a Rio2016 ci fossero molti atleti gay e ancor più atlete lesbiche o comunque facenti parte della comunità rainbow, rispetto alle passate edizioni.
Niente, non ce la fanno. Non ce la possono fare.
Gli atleti latinoamericani ci sono cascati un'altra volta nella trappola del web; però...però... questa volta mi chiedo: siamo sicuri che siano vittime innocenti e non rei colpevoli? Andiamo per ordine. Il biondo tuffatore australiano paladino di tutta la comunità LGBT e LGBT-friendly ha salutato tutti e ha detto basta.
#Rio2016 sono i Giochi Olimpici più social di tutti i tempi, si sa.
Ma le Olimpiadi ci hanno sempre regalato nuove emozioni, momenti rubati agli atleti nel pre-durante e dopo le gare, fin dall'esordio della radio e della televisione. Dobbiamo ringraziare Internet se questa condivisione si è velocizzata, in particolare bisogna “benedire” il magico trio social (Twitter – Facebook – Instagram), che ci permette ogni ora di “entrare” nella vita degli atleti e catapultarci anche noi a Rio.
Lo dico chiaro e tondo: per me è stata una delusione, dall'inizio alla fine, con davvero pochi attimi di emozionante trepidazione.
Delusione perché mi aspettavo davvero qualcosa di meglio: molto più colore, molta più musica, molto più carioca e molta...ma molta più storia! Per un patito di serie tv come me i crossover, quando fatti bene, sono sempre qualcosa di emozionante e di interessante. Per questo motivo ho pensato di realizzarne uno tutto mio, facendo incursione nelle rubriche di #DeLarge e in quella di #Gay&Go de "Il Punto H" per trasportarvi tutti a Copacabana... oh yeah!
#RioH2016 |
Guardando i vari TG mi son posto una domanda, che rivolgerei a tutti i giornalisti e a quelle persone ignoranti (nel senso esatto del termine “ignorare”) che li ascoltano: davvero vi meravigliate nel sapere che in Russia gli atleti vengano dopati, verrebbe da dire, “per legge”? Lo facciamo un piccolo ripassino, sì? Basta un nome su tutti: Heidi Krieger, la |
Ma il caso attuale ha creato scalpore, perché il tiranno russo/sovietico ha subito tuonato contro le massime autorità sportive e contro i massimi organi antidoping (vedi la Wada), minacciando ripercussioni sui Giochi nel caso in cui la Russia fosse stata estromessa. E perciò il CIO avrebbe dovuto intervenire.
Dico avrebbe, perché il Comitato ha avuto una condotta alquanto ambigua: mentre stava liquidando in fretta la questione russa attraverso una commissione competente, con Mr. Bach che si lavava le mani nella tinozza, continuava a tenere chiusi gli occhi sulla Turchia.
Non nego che qualche dubbio mi sia venuto e che mi sia posto anche qualche domanda: il CIO non è forse il garante dei diritti umani? I Giochi non dovrebbero essere un momento di pace e tregua dalle guerre e dalle ingiustizie? Un evento, come direbbe la signorina Granger, di amicizia e cooperazione internazionale? Nei giuramenti prestati durante la cerimonia di apertura atleti, allenatori e arbitri non promettono forse di rispettare i diritti civili e umani, oltre che sportivi? E allora perché il Comitato non ha preso una netta posizione contro la Turchia?
Certo colpire gli atleti per colpire il governo competente non sarebbe del tutto moralmente corretto, ma sarebbe stato un messaggio forte, nei confronti di coloro che osteggiano la giuridicità individuale e popolare. Ma d'altronde il CIO non disse nulla all'epoca di Pechino2008, perché mai adesso dovrebbe alzare il dito contro la Turchia?
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