Rio de Janeiro non è più una città olimpica, ma rimarrà per sempre una sede olimpica, un luogo cioè toccato dal fuoco di Zeus.
“Cerimonia bagnata, cerimonia fortunata” si potrebbe dire, parafrasando un noto proverbio. Già perché al Maracanã, l'altra sera, non ha mai smesso di piovere e non era una pioggerellina leggera, erano secchiate in piena regola. D'altronde come ci hanno anche annunciato i due cronisti Franco Bragagna e Eugenio de Paoli, la C.d.C. era sul punto di essere annullata; non solo per la pioggia e il tempo instabile, quanto per il forte vento che dal pomeriggio stava soffiando sulla città. A rischio dunque anche i fuochi d'artificio e senza quelli che Olimpiadi sarebbero?
La Cerimonia è stata un tripudio di colori e musica, fin dall'inizio.
Come da tradizione, infatti, la C.d.C. più che una presentazione della storia e della cultura del Paese ospitante, è un concerto basato su temi precisi diversi ogni volta.
Perciò ecco che dopo il ding del timer iniziale è iniziato il pre-show, l'anteprima della grande festa con tanta musica brasiliana...ovviamente live. A ballare su queste melodie c'erano i volontari che vestiti come gli Ara rossi, i bellissimi pappagalli del Brasile, hanno danzato in una serie di coreografie cromatiche per creare i loghi di Rio2016 e i Cerchi Olimpici...tutti multicolor.
Al centro dello stadio un coro composto da 27 bambini vestiti di bianco e con delle luci accese sulle spalle, che intonando l'inno del Brasile si sono sparpagliati per andare a comporre le stelle rappresentate sulla bandiera, mentre questa veniva ricreata ai loro piedi dalla grafica. Con le voci angeliche in sottofondo, il vero vessillo veniva sostenuto sulle braccia da una signora (un po' rincoglionita), che continuava a guardarsi attorno, finchè non è intervenuta la Forestale ad issare la bandiera.
A posto ragazzi, tutti seduti su! Che lo spettacolo continui!
Mi ha impressionato il comportamento della governatrice, che per tutto l'inno è rimasta ferma con un sorriso sul volto e una mano sul cuore a fissare con devozione e rispetto le bandiere. È stato toccante, perché dimostra il rispetto che il popolo giapponese ha verso gli altri e se stessi.
Il Primo ministro ha poi passato la “palla” ai figuranti, suoi connazionali, che hanno dato vita alla vera presentazione di Tokyo2020.
Da notare, inoltre, il commento dei cronisti: “doveva essere una pioggia artificiale... ed è aiutata da quella vera, effettiva”. Si perché bisogna ricordarsi che per tutta la cerimonia ha continuato a piovere, senza smettere un secondo.
E poi ci sono stati anche i grandi assenti e le gravi mancanze: nella cerimonia di apertura non c'è stato alcun cenno alla monarchia portoghese e all'impero brasiliano di Pietro I e in quella conclusiva non si è fatto vivo Michel Temer per evitare di beccarsi di nuovo i fischi della folla. Il che avrebbe sollevato un vespaio con il Giappone, a detta di un noto giornale nostrano, ma che secondo me invece non c'è stato per il semplice motivo che i giapponesi se ne sono fregati.
Salutiamo (io e tutti quelli che hanno assistito attivamente alle Olimpiadi in questi 16gg) quindi Rio de Janeiro e intraprendiamo questo lungo viaggio quadriennale che ci porterà a Tokyo, facendo però una sosta prima a Pyeongchang per i Giochi Olimpici invernali del 2018.
Ciao ciao Rio e grazie!
Aggiornamento: modificata l'impaginazione. (Aggiornato il 20/12/2020)