I II GIochi Europei si sono aperti... nel totale silenzio!
Ovviamente è colpa anche nostra perché anche senza alcuna réclame e spot ossessivi, non ci siamo ricordati dei Giochi Europei e così ce la siamo persa; o meglio, abbiam perso ¾ della cerimonia perché poi fortunatamente abbiamo trovato una diretta del Canale Olimpico sul Tubo. Siccome però non cʼera alcun sottotitolo né alcun nome in sovrimpressione per gli artisti coinvolti (tranne queli di Lukashenko e Kocijancic), non troverete in questo riassunto che una parte dei nomi, quelli che siamo riusciti a trovare per via traverse.
INTRODUZIONE
La Cerimonia di Apertura si è tenuta nel Dinamo Stadium di Minsk alla presenza di varie autorità statali e sportive e di fronte a migliaia di spettatori, aventi unʼetà media di 50 anni. Lʼinizio ufficiale dello spettacolo è stato anticipato da due video di presentazione (e non sono stati nemmeno gli unici della serata): uno sulla città ospitante e lʼaltro sugli sport partecipanti. Quello “politico” ha dimostrato la forte contraddizione che vive oggi la città: da un lato edifici moderni e una voglia di modernizzazione e di guardare verso il futuro, dallʼaltro una venerazione e ostentazione dei tuttora persistenti simboli comunisti, facenti parte di un passato che non riescono (o non vogliono) a scrollarsi di dosso e in cui ancora molti credono. Esempio ne è la grande stella URSS in piazza della Vittoria, che è stata ripresa con tanto di primo piano e giro panoramico. Il video “sportivo” invece era carino per quanto qualcosa di già visto. In esso due atleti olimpionici bielorussi sono stati ritratti in versione gigante mentre si cimentavano nei diversi sport in mezzo ai palazzi e i parchi della città. Una volta concluso sono apparsi nelle loro dimensioni normali nello stadio correndo e salutando gli spalti.
Primo momento istituzionale
Il saluto dei due olimpionici ha preceduto il conto alla rovescia dellʼinizio effettivo della Cerimonia a cui sono seguiti i classici fuochi dʼartificio...
Let the Games begin #EuropeanGames #Minsk2019 #TeamIreland pic.twitter.com/KDaTgLhnYq
— Team Ireland (@TeamIreland) 21 giugno 2019
Lo spettacolo, a detta sempre dei cronisti, è stato diviso in sei segmenti rappresentanti la cultura e la storia dello Stato e ognuno, lo anticipiamo, è stato preceduto da una mini clip di presentazione. In pratica si potrebbe riassume la Cerimonia con “serata cinema e balletto”. Il primo di questi segmenti si rifà a un festa tradizionale.
Kupala
Il Kupala è un festival di origini antiche e pagane, che fu poi accettato e assimilato dalla Chiesa ortodossa e associato a san Giovanni Battista. Difatti oggi si chiama Ivan Kupala. Kupala era una divinità della luce e il festival riguardava il solstizio dʼestate. Non è quindi un caso se gli organizzatori han scelto di iniziare con una simile festa, essendo stato ieri il primo giorno estivo. E così nellʼarena son comparsi due carri allegorici: un cavallo dorato meccanizzato montato da un figurante che impersonava il Sole/fuoco e una ragazza attorniata da fiori e ghirlande rappresentante la Luna/acqua. Bisogna dire che questa esibizione era davvero povera, molto basica, con questi “carri” mossi sostanzialmente da persone. Ecco, ok che la Bielorussia non sarà così ricchissima però anche il Brasile è riuscito a far di meglio con poco (e pure la Corea del Sud, vedi la tigre). Ma proseguiamo. I due figuranti, mentre sfilavano separati verso il palco delle bandiere, hanno intonato una canzone alla cui conclusione è apparso il logo di questa edizione, probabilmente solo in grafica. Il logo di Minsk2019, che avete già visto nella foto, è una felce coi colori olimpici che ricorda molto il simbolo degli All Blacks; invece il font delle scritte è simile a quello di Oceania. Però il risultato finale è molto bello. Invece lo “slogan”, il motto diciamo non si è capito molto bene: Bright Year! Bright You! Probabilmente volevano creare un'assonanza tra year e here... boh!
Terminato il primo segmento è stata la volta della consueta parata degli atleti, che questʼanno ci è parsa molto veloce. Gli atleti, sfilanti secondo lʼalfabeto bielorusso come da tradizione, erano infatti tutti ammassati uno dietro lʼaltro senza alcuno spazio tra la retroguardia e i portabandiera successivi.
Evidentemente avevano fretta di continuare con lo spettacolo; dʼaltronde è durato circa due ore e mezza (che è poco rispetto ai Giochi Olimpici). Alla Grecia giustamente è spettato il posto dʼonore, entrando per prima, a cui poi sono seguite tutte le altre. LʼItalia si è presentata con una delegazione di 176 persone (tra atleti e tecnici) capitanata da Clemente Russo che nel pomeriggio aveva già disputato le sue prime gare. Infatti era alquanto visibile il bellʼalone nero sotto lʼocchio destro per quanto abbia provato a coprirlo con i cosmetici. Ma, dʼaltronde, son rischi del mestiere.
Interessante è stato il commento dei cronisti anglofoni: secondo loro dallʼItalia ci si aspetterebbero grandi cose nella ginnastica (grazie alle Farfalle dʼoro) e nel “calcio da spiaggia” o beach soccer. Presenti anche il Kosovo e lʼUngheria (che con lʼUE non va molto dʼaccordo). La cosa triste di questa parte della cerimonia (e un poʼ di tutta) è che gli atleti sono stati accomodati su sedie pieghevoli di ferro, disposte metà sotto il palco delle bandiere e metà nellʼemiciclo opposto con la struttura circolare nel centro. Il “pavimento” era di un grigio stile II dopoguerra che metteva una tristezza. Le bandiere nazionali, portate dai volontari, sono andate ad adornare il palco rialzato mentre un artista bielorusso (forse) ha intonato lʼinno ufficiale dei Giochi di Minsk in inglese. Curiosità: la bandiera italiana era proprio sotto al pennone ancora vuoto del vessillo del COE.
Questo segmento è stato introdotto da un video incentrato sul folclore e sui miti della natura. Tralasciando i meravigliosi paesaggi (davvero stupendi), la clip sembrava girata durante la Guerra Fredda con questi pupazzi di cartapesta dalle maschere improbabili (animati graficamente) che si sarebbero potuti vedere in una qualsiasi tv sovietica. Successivamente una sequenza musicale con melodie popolari ha intrattenuto gli spettatori, grazie anche allʼonnipresente orchestra (uno dei pochi pregi della serata) che ha accompagnato quattro suonatrici di un singolare strumento simile al didgeridoo; nel frattempo sulla piattaforma circolare ballerini e musici (con una specie di zampogna) suonavano e danzavano in costumi pseudo tradizionali. Che poi, alla fine solo uno cantava e nemmeno quello faceva, dato che erano solo vocalizzi sullo stile di Enya ma molto più gutturali. Sul palco vi erano inotre altri figuranti vestiti come i pupazzi del video, i quali inscenavano racconti della mitologia e del folclore locale (sebbene uno ci sembrava tanto Eva insediata dal serpente). Non un alto livello tecnologico e nemmeno come performance...
Terminato il siparietto indovina un poʼ, caro lettore? Già, altro video con foto però di personaggi della cultura contemporanea, anche in questo caso tutta gente nata sotto lʼImpero Russo e spacciata oggi per bielorussa in base alla minoranza etnica familiare (segnato in parentesi) o alla provenienza. Tra questi: Sofia Kovalenskaya (matematica russa), Léon Bakst (pittore e scenografo russo, nato nellʼodierna Bielorussia), Marc Chagall (spacciato per bielorusso, benché russo), Jakub Kolas (poeta bielorusso), Janka Kupala (linguista e purista bielorusso, difensore della lingua contro lʼinfluenza del russo), Maksim Bahdanovič (poeta e giornalista bielorusso, considerato fondatore della lingua nazionale attuale), Valentin Elizariev (coreografo e ballerino nato a Baku durante la RSS Azera, vivente), Vladimir Mulyavin (musicista russo, importante nella cultura bielorussa), Žores Alfërov (Nobel per la fisica nel 2000, bielorusso e morto nel marzo scorso) e infine Pavel Suchoj (ingegnere aerospaziale bielorusso). Anche in questo caso i volontari hanno inscenato una serie di balletti in costume (teatrale per Bakst, con abiti novecenteschi per Chagall) per ricordare le personalità della cultura le cui foto venivano riproposte nei gradi ledwall della struttura circolare.
Questo segmento, che nemmeno a dirlo è stato preceduto dall'ennesima clip, aveva come protagonista il rushnik, il popolare tessuto dellʼEuropa slava con una trama geometrica presente anche sul vessillo nazionale della “Russia Bianca” (quella striscia bianca verticale, per capirci). Il video ha dimostrato quanto un tempo fosse difficile e faticoso per le famiglie (e forse ancora oggi in alcune) realizzare questa trama con il telaio e la soddisfazione poi per il lavoro finito. La coreografia che ne è seguita aveva quindi il filo come focus e infatti i ballerini, tutti vestiti di grigio (che tristezza!), tenevano fra le mani dei grandi fili rossi con cui hanno intessuto una trama. Non si è capito il perché del grigio ma il video è stato più interessante della loro performance.
Finalmente siamo giunti allʼultima videoclip della serata! In questo caso il tema era molto più accattivante. Si trattava della Foresta di Białowieża, o meglio della parte bielorussa della suddetta perché il grosso si trova in Polonia. Dichiarata patrimonio dellʼUNESCO, si tratta della più grande e antica foresta vergine dʼEuropa (ne aveva parlato anche Licia Colò in Niagara) e oggi è la casa di quasi 900 bisonti europei, reintrodotti in natura dagli zoo in cui si erano fortunatamente salvati. Infatti in natura erano completamente estinti. Nel 1939, anno di inizio della ripopolazione, i capi erano solamente 16 mentre ora se ne contano quasi 2000 totali in tutta Europa grazie al progetto Rewilding Europe. Nel video una bimba si mette a ballare con finti bisonti: in realtà erano ballerini indossanti una testa di bisonte. E quindi ecco che in mezzo allo stadio ricompaiono questi bisonti selvaggi al suono dei tamburi, mentre gli spalti venivano illuminati di verde. Il tutto era molto bello e suggestivo, incrementato poi dalla grafica in RA con questa nube gigantesca che sorvolava lo stadio da cui sono usciti dei bisonti alla carica. Per quanto l'animazione fosse un poʼ misera, è stato lʼunico momento davvero esaltante ed emozionante della serata. Le sorprese però non sono finite qui, perché un enorme pallone aerostatico a forma di testa di bisonte è apparso da uno degli ingressi dellʼarena sbuffante fumo (non una gran novità) e si è messo a parlare con la bambina che gli si era piazzata di fronte. Le parole tradotte in inglese (e fosse anche ora) apparivano sui ledwall circolari degli spalti. Peccato solo che si vedevano a metà; se fossero stati inseriti pure in sovrimpressione non sarebbe stato male. Il dialogo ha successivamente lasciato spazio a degli alberi disegnati su lunghi teli, apparsi al centro dello stadio con dei commedianti vestiti di bianco impersonanti altri animali della foresta (lupi, cigni, aquile ecc...) sulle note di un gruppo di cui non abbiamo capito bene il nome. Il tutto è stato coronato con fuochi artificiali.
Dopo la parte relativa la foresta, sui maxi schermi è apparso il faccione del Segretario Generale dellʼONU Antonio Guterres il quale si è rivolto agli atleti augurandogli il meglio per i Giochi Europei (in un video pre-registrato ovviamente). Ha poi aggiunto:
Un messaggio conciso ma significativo, specie per una Nazione che ancora vive sotto una dittatura e in cui i diritti sono qualcosa di intangibile. Questo interludio ha anticipato lʼingresso della bandiera del COE portata da sei ex olimpionici:
Elena Belova, quattro volte campionessa olimpica di scherma; Igor Makarov, campione ad Atene2004 nel judo; Nikolay Kozeko, allenatore di sette medaglie olimpiche nello sci; Alla Tsuper, campione di salti (con gli sci) a Sochi2014; Alexandr Romankov, campione di scherma a Seoul1988 e Yanina Karolchyk-Pravalinskaya campionessa nel peso nel 2000.
Mentre facevano il loro ingresso trionfale nello stadio, il cantante kazako Dimash Kudaibergen si è esibito in una sua canzone nei colori del proprio Paese. Raggiunto il palco rialzato i sei hanno delegato il compito ai militari di issare la bandiera mentre risuonava lʼinno ufficiale, cantato da... nessuno.
A seguire è stato il momento dei giuramenti ufficiali pronunciati da Vasilisa Marzaliuk (lottatrice) per gli atleti, Artur Fando (arbitro olimpico di judo) per i giudici e dallʼistruttore della squadra bielorussa di trampolino Olga Vlasova per gli allenatori. Terminate le dichiarazioni ha preso la parola il Presidente del COE Janez Kocijancic, il quale per rispetto (gesto consuetudinario) ha iniziato in bielorusso facendo molta fatica a leggere e pronunciare le parole. E lo possiamo capire. Ha poi così continuato:
Sportività
Anna Netrebko, un cantante russo-austriaca vestita con una tenda della doccia piena di paillette (il che dimostra quanto siano rimasti ancorati agli anni ʽ90), è stata accompagnata da Igor Krutoy al piano in una canzone che per noi sembrava slavo, ma non possiamo dire se bielorusso o russo. In ogni caso il momento è stato breve e la cantante ha poi intonato un brano multilingue dal titolo Cantami (veramente in italiano) sempre con il pianista e coadiuvata anche dallʼazero Yusif Eyvаzov. Sulle loro note è stato proiettato un video con episodi di sportività e fratellanza accorsi durante le Olimpiadi, mentre nello stadio un gruppo di giovani volontari si son messi a fare una corsetta inscenando un finto incidente con conseguente gesto di umanità (per altro già visto nel video). Per quanto il messaggio sia bello e lodevole, si sarebbe potuto risparmiare questo siparietto.
Quarto momento istituzionale
“Ed eccoci giunti al capitolo terzo...” ah no scusate... giunti, dicevamo, al momento del discorso del presid... ehm dittatore Lukashenko, il quale si è naturalmente espresso nella propria lingua in un silenzio di tomba. Il che è pure logico, visto che altrimenti venivano tutti decapitati (eh già cʼè ancora la pena di morte). Siccome non cʼerano sottotitoli e i cronisti non traducevano, non abbiamo capito una mazza di quanto ha detto, però sul sito ufficiale del CIO si legge: “Qui giunge il tempo delle vittorie lucenti. Nellʼospitale terra di Bielorussia, stiamo aprendo i secondi Giochi Europei. Oggi accenderemo la Fiamma della Pace e simili momenti uniscono le Nazioni. Dichiaro aperti i secondi Giochi Europei”. Ovviamente si tratta di spezzoni del suo discorso.
Terminate le sue parole ha fatto il suo ingresso la Fiamma della Pace, che se non lo sapeste è stata accesa allʼAra Pacis di Roma nel marzo scorso. I sette tedofori, dopo aver dato fuoco alle fiaccole di volta in volta, hanno continuato a correre assieme tallonati da volontari. Probabilmente avevano paura che se le fottevano, chissà. Comunque hanno raggiunto il palco delle bandiere sotto il quale vi erano posizionate sette grandi campane.
La campana, e in particolare i suoi rintocchi, è un simbolo bene augurante nella tradizione bielorussa. Infatti quando i sette tedofori hanno acceso una sorta di piccoli candelieri collegati alle campane, queste hanno cominciato a suonare le sette note facendo sparare dei fuochi artificiali (almeno così doveva essere nellʼimmaginario) che son confluiti alla base del tripode per accenderlo.
Questo meccanismo è stato molto spettacolare, peccato solo che il fuoco era già visibile dopo la seconda “scintilla”, benché non tutti forse lo avranno notato. Il calderone (che è stato illuminato a giorno fin dall'inizio, quindi addio sorpresa) è semplice ma bello, ricordante nella forma i primi tripodi classici; il tutto era avvolto da spirali di felci dorate sormontate da candelieri. Infine i consuetudinari fuochi pirotecnici hanno concluso la serata.
Onestamente non ci è piaciuto molto a livello generale questa Cerimonia: lʼabbiamo trovata “povera”, senza troppa emozione e impegno. Si è trattato più che altro di una carrellata di video. Come abbiamo già avuto modo di dire, possiamo capire che la Bielorussia sia uno Stato con poche risorse economiche eppure anche il Brasile lo è; però con poco (parola dʼordine il risparmio) è riuscito comunque a organizzare una Cerimonia di Apertura gioiosa e colorata. Magari si sarebbe potuto fare di meglio. Peccato. Se voleste rivederla, troverete il video in calce.
Alla prossima!
Aggiornamento: modificato il layout. (Aggiornato il 16/12/2020)