Salve a te lettore, che sei entrato qui dentro spinto (forse) dalla curiosità. Il libro di cui tratterò oggi, come vedi dalla titolazione del post/articolo, si intitola Il sigillo del cielo ed è l'ultima fatica del noto autore Glenn Cooper. Ultima, perché uscito quest'anno, ma sicuramente lo scrittore starà già stilando un nuovo romanzo.
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Un "nuovo" miracolo paventa uno scisma
Buondì gente!
Ora che ho terminato di guardare gli ultimi quarti della Coppa del Mondo di Rugby, vi posso parlare (anzi, dovrei dire ti posso) di questo libro uscito lo scorso anno firmato Glenn Cooper, che ho terminato ieri sera: I figli di Dio. Sono le 22.15 e ho appena terminato la seconda avventura con protagonista Cal Donovan, conosciuto ne Il segno della Croce. La “nuova” fatica di Glenn Cooper, intitolata Il debito, è uscita nel 2017 e questa in sintesi è la sua trama.
Ore 23.50 (del 7/8). Ho appena terminato l'ultima fatica di Mr. Cooper; o almeno credo sia l'ultima, visto che ne sforna uno all'anno (seriamente, ma come fa?). Seguendo una nota tradizione dell'editoria italiana, NORD ha scelto di non tradurre letteralmente il titolo, scegliendone invece uno fuorviante: Il segno della croce. L'originale, d'altro canto, è alquanto allusivo: The Quantum Priest, il prete “quantistico” (o quantico).
Cari lettori/trici già avvezzi alle mie recensioni, indovinate? Ebbene sì, ho appena terminato L'invasione delle tenebre, anzi posso dire che ho concluso la trilogia di Dannati di Glenn Cooper. Arriviamo subito al nocciolo: mi è piaciuto? Eeeh... sono un rompipalle lo so, ma in mia difesa dico che avere le aspettative troppo alte non aiuta. Però dai, è un romanzo affascinante e coinvolgente
Ormai è diventata un'abitudine scrivere a getto le impressioni a caldo di libri, film o serie TV subito dopo averli letti o guardati. E nemmeno stavolta farò eccezioni.
È domenica notte (ancora per 20 minuti) e ho da poco terminato il secondo capitolo della trilogia dei Dannati di Glenn Cooper, La porta delle tenebre (chissà perché han scelto 'sto titolo..mah). Anche in questo caso, come per il primo capitolo, evitare di entrare nei particolari sarà difficile. Cosa succede nel romanzo? Qualche decina di ore fa ho terminato il primo capitolo della nuova trilogia firmata Glenn Cooper, Dannati, e come (quasi) sempre sono rimasto affascinato dallo stile e dalla fantasia di questo bravissimo scrittore. Immagino che lo sentiate nell'aria il “ma”. Infatti ci sono vari aspetti che mi hanno lasciato un po' perplesso. Cercherò di evitare gli spoiler ma non sarà facile.
Intanto riassumiamo la trama. AVVISO!!! NON, e ripeto NON, ci sono SPOILER. Leggete pure in totale tranquillità. Svelo il segreto dall'inizio: sono rimasto un po' deluso dalla trama del libro e di seguito cercherò di spiegarne il motivo. Faccio presente che non ci sarà nessun tipo di spoiler ed eventuali informazioni contenute saranno irrilevanti per il finale del libro e la sua storia.
Non verrete infatti a sapere chi sono questi “custodi della biblioteca” (The Librarians è il titolo originale, che ricorda un po' la trilogia de The Librarian con protagonista Flynn Carsen e la biblioteca centrale di NY), né tantomeno perché l'editore (e in questo caso anche l'autore, caso più unico che raro) abbia scelto questo titolo. Vi posso naturalmente dire che il libro parla della famosa biblioteca di Vectis, che Glenn Cooper ci ha fatto conoscere e sognare. Ho finito di leggerlo qualche giorno fa, sebbene possedessi il libro fin dalla sua pubblicazione italiana nel 2012. Ci ho messo del tempo prima di prenderlo in mano e iniziare a sfogliarlo, con la conseguenza che non mi ricordavo quasi nulla delle trame dei primi due libri La biblioteca dei morti e Il libro delle anime. Fortunatamente però l'autore è accorso in mio aiuto (e in quello di molti miei compari) e intuendo le difficoltà del lettore nelle prime pagine si è premurato di scrivere una sorta di “riassunto delle puntate precedenti”. Perciò se anche voi non aveste ancora letto questo testo e non vi ricordate una mazza dei primi capitoli della serie, non disperatevi perché tanto il caro Glenn ci rinfresca la mente. Arriviamo però al dunque: perché non mi ha soddisfatto? Di per sé il testo è emozionante e il marchio distintivo dell'autore, il suo stile, è sempre vivido e presente. Tuttavia ciò che mi ha “disturbato” è stata la velocità della trama. Non so se sia una peculiarità degli scrittori anglofoni o se riguarda tutti gli scrittori in generale, ma nei romanzi seriali che ho letto finora mi sono accorto che gli ultimi libri sono quelli peggiori. Si può notare infatti la frenesia dell'autore nel dover concludere la storia il più in fretta possibile e questo l'ho notato in diversi testi, a tal punto da immaginare questi scrittori con una pistola puntata alla tempia, e la mano che la impugna è quella dell'editore. Ammetto di non avere grandi conoscenze del mondo editoriale, ma so con certezza che spesso vengono stabilite delle date di scadenza entro il quale l'autore (maschio o femmina che sia) debba terminare il manoscritto. Ciononostante dubito che questa prassi sia presente sempre e inesorabilmente (infatti non tutti gli scrittori pubblicano annualmente), anche perché altrimenti avremmo autori già impazziti o sull'orlo di crisi di nervi. Se inoltre tenessimo conto della periodicità annuale delle serie letterarie (trilogie, quadrilogie, pentalogie, ecc), sorge spontaneo chiedersi come mai i romanzieri nel capitolo finale delle loro saghe si riducano agli ultimi mesi per scrivere la trama. Perchè è questa la sensazione che traspare. Prendiamo ad esempio Harry Potter e i Doni della Morte. Fin dal prime pagine sembra quasi che il protagonista (e il lettore) stia affrontando una gara di 100m e questa sensazione cresce ancor più mentre ci si addentra nella trama. Questa percezione magari risultò più marcata per coloro che attesero impazientemente la sua pubblicazione e perciò come ebbero il libro in mano lo divorarono completamente in poco tempo, con l'ansia di scoprire come sarebbe finita l'avventura. Forse fu complice anche questo stato d'animo a trasmettermi una tale sensazione di velocità e corsa, però è innegabile che una vena di fretta e impazienza sia presente. Lo stesso vale per il Percy Jackson di Riordan e sulla loro scia annovero anche Glenn Cooper. A suo malgrado. Diversamente che con Harry Potter, questa volta me la son presa comoda, perciò il mio giudizio non è influenzato da emozioni contrastanti. Anzi, ero tranquillo e pacato. Cos'è allora che ha reso insoddisfacente la lettura de I custodi della biblioteca? Sostanzialmente la struttura della storia. Nei libri precedenti Cooper aveva concepito il manoscritto in un crescendo di attese e rivelazioni, culminanti nei penultimi capitoli dove il protagonista ricomponeva i pezzi fornendo il quadro esatto della vicenda. Il testo infatti era pensato (o forse è un caso) affinché il lettore fosse portato a fare congetture inerenti la storia, cercando di anticipare le mosse dello scrittore per poi intuire di aver sbagliato completamente. Quindi in breve si potrebbe suddividere La biblioteca dei morti e Il libro delle anime in tre parti: quella iniziale dove è inquadrata la situazione, quella centrale con il crescendo di informazioni e l'aumento della suspance ed infine il risvolto della vicenda con il climax deduttivo e lo svelamento finale. Paragonandolo all'atletica si potrebbe pensare questi libri come il salto in lungo: c'è un inizio, un accelerazione e una fine attesa e sconvolgente. Ne I custodi questo schema non è presente perché il segreto della trama viene svelato già da quasi metà libro. Sebbene l'autore impieghi uno stile narrativo sempre avvincente e il finale lasci comunque spiazzato il lettore, l'effetto a sorpresa viene a perdersi con la rivelazione presente nelle pagine centrali. Perciò a differenza dei testi precedenti, in questo capitolo il lettore sa (relativamente) da subito chi siano questi custodi e quale sia la loro missione. Una volta scoperto il segreto, l'autore sposta l'attenzione su altri elementi della storia e soprattutto sul suo finale, al quale sembra voler attribuire maggior importanza. Naturalmente, come ho già detto più volte, il metodo narrativo di mr. Cooper tiene il lettore incollato alla sedia, tuttavia una volta terminato il libro rimane l'amaro in bocca e con esso un sacco di domande in sospeso. Queste sono date, a mio parere, dal fatto che molti elementi intrinsechi alla trama (quelli menzionati poc'anzi) non vengano sviluppati a pieno, bensì siano inseriti solo per dare uno sfondo alla vicenda e per rendere più interessante il tutto. In breve, sono abbozzati. Senza entrare nel dettaglio, per evitare spoiler, rivelo solamente che all'interno è presente una battaglia, uno scontro. Indipendentemente da chi siano i combattenti (che chiamerò Blu, Bianco e Verde solo per rendere più chiara la spiegazione) non si capisce bene perché una delle parti in causa sia coinvolta. Detta in maniera più semplice, dopo averlo letto mi son chiesto: si, ok ma perché i Verdi si son intromessi? Cosa cavolo vogliono? Due frasi messe a caso e ripetute non servono, secondo me, a spiegare il loro intervento e visto che si tratta di una parte importante della trama, penso che l'autore avrebbe potuto sviluppare in maniera approfondita le loro ragioni. Cosa che invece ha fatto, sempre per la stessa parte in causa, in un'altra sezione del testo, sebbene fossero aspetti secondari ma concatenati con le vicende della Biblioteca. Inoltre sono presenti nel testo alcune componenti inutili o quanto mai superflue, come ad esempio un libro di cui l'autore ci fa leggere qualche pagina. L'intento in questo caso appare solamente decorativo, un qualcosa in più per arricchire la storia. Benché interessante, risulta però forzato perché si vuole dimostrare come certi avvenimenti storici (per esempio le Guerre Mondiali) fossero già previsti anzitempo e lasciati comunque avvenire. Chi ha letto La biblioteca dei morti e si ricorderà qualcosa, potrà certamente argomentare che una simile vicenda fosse già presente con Nostradamus, le cui centurie Glenn Cooper utilizza per collegarle con i registri di Vectis. Però in quel caso era significativo per comprendere la storia e per inquadrare tutta la vicenda. Nel caso de I custodi invece risulta superflua e difatti se si evitassero quei capitoli o quei frammenti, la trama non verrebbe alterata. Da ultimo, come ho già detto, il finale è completamente inaspettato (al pari dello stravolgimento della trasposizione cinematografica di Angeli e Demoni e Il codice da Vinci) e su questo non posso dire nulla perché rispecchia la volontà dell'autore. Però una piccola critica è possibile comunque farla, sempre strutturale ovviamente: anche qui manca lo svolgimento o meglio, il finale poteva essere arricchito di più elementi fornendo così un quadro completo dei personaggi; praticamente come fece la Rowling nei Diciannove anni dopo. Tutto sommato però il libro risulta interessante e sebbene lasci molti amari in bocca, non posso dire che Glenn Cooper non sappia coinvolgere il lettore. Per questo motivo io consiglio a tutti gli appassionati lettori i suoi libri (ad eccezione forse de La mappa del destino che l'ho trovato noioso) e nello specifico la trilogia della Biblioteca. Per il momento è tutto, ci sentiremo con il prossimo libro sempre targato Gleen Cooper (cavolo ma è davvero instancabile, ne scrive uno all'anno)... vediamo se riuscirò a stare al passo con la sua penna. A presto |
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Maggio 2022
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