Ormai è diventata un'abitudine scrivere a getto le impressioni a caldo di libri, film o serie TV subito dopo averli letti o guardati. E nemmeno stavolta farò eccezioni.
È domenica notte (ancora per 20 minuti) e ho da poco terminato il secondo capitolo della trilogia dei Dannati di Glenn Cooper, La porta delle tenebre (chissà perché han scelto 'sto titolo..mah). Anche in questo caso, come per il primo capitolo, evitare di entrare nei particolari sarà difficile. Cosa succede nel romanzo?
È domenica notte (ancora per 20 minuti) e ho da poco terminato il secondo capitolo della trilogia dei Dannati di Glenn Cooper, La porta delle tenebre (chissà perché han scelto 'sto titolo..mah). Anche in questo caso, come per il primo capitolo, evitare di entrare nei particolari sarà difficile. Cosa succede nel romanzo?
Vediamo la trama.
L'entusiasmo di John ed Emily, per l'esito positivo della missione, è infinitesimamente breve. Le facce degli altri scienziati presenti nel laboratorio, accorsi a salutarli, non promettono infatti nulla di buono: l'esperimento, a quanto pare, ha richiesto un altro sacrificio, ma questa volta a scomparire non sono solamente due persone e neppure sconosciute. John ed Emily dovranno quindi mettersi nuovamente in viaggio verso quel mondo desolante, che è l'Oltre, alla ricerca degli ignari “turisti” e affrontando nuovi pericoli e nuovi personaggi. Mentre sulla Terra, gli agenti del MI5 si troveranno a combattere altri “viaggiatori” indesiderati.
Sinceramente non ho molto da dire su questo libro; certo mi è piaciuto ma forse mi aspettavo qualcosa di meglio. Non dico che sia malvagio o noioso, però ci sono certi aspetti che non mi han convinto. D'altronde se scrivessi che è tutto bello e magnifico, non si chiamerebbe critica letteraria, sebbene non voglia arrogarmi una simile definizione. Pertanto ciò che leggerete di seguito, non saranno tanto i pro di questo romanzo ben scritto ed affascinante, quanto i contro. Cosa c'è che non va?
Tralasciando le sviste grammaticali e ortografiche del traduttore e basandomi solo sulla storia, avrei preferito di gran lunga che fosse più complicata e intrecciata, invece mi è parsa alquanto semplice e lineare. Per non fare troppi spoiler potrei riassumerla così:
L'entusiasmo di John ed Emily, per l'esito positivo della missione, è infinitesimamente breve. Le facce degli altri scienziati presenti nel laboratorio, accorsi a salutarli, non promettono infatti nulla di buono: l'esperimento, a quanto pare, ha richiesto un altro sacrificio, ma questa volta a scomparire non sono solamente due persone e neppure sconosciute. John ed Emily dovranno quindi mettersi nuovamente in viaggio verso quel mondo desolante, che è l'Oltre, alla ricerca degli ignari “turisti” e affrontando nuovi pericoli e nuovi personaggi. Mentre sulla Terra, gli agenti del MI5 si troveranno a combattere altri “viaggiatori” indesiderati.
Sinceramente non ho molto da dire su questo libro; certo mi è piaciuto ma forse mi aspettavo qualcosa di meglio. Non dico che sia malvagio o noioso, però ci sono certi aspetti che non mi han convinto. D'altronde se scrivessi che è tutto bello e magnifico, non si chiamerebbe critica letteraria, sebbene non voglia arrogarmi una simile definizione. Pertanto ciò che leggerete di seguito, non saranno tanto i pro di questo romanzo ben scritto ed affascinante, quanto i contro. Cosa c'è che non va?
Tralasciando le sviste grammaticali e ortografiche del traduttore e basandomi solo sulla storia, avrei preferito di gran lunga che fosse più complicata e intrecciata, invece mi è parsa alquanto semplice e lineare. Per non fare troppi spoiler potrei riassumerla così:
Nel punto A iniziale, i protagonisti si dividono in due gruppi: il primo gruppo π si dirige direttamente verso sud al punto E (molto distante) per cercare gli “scomparsi 1” (S1), mentre il secondo φ compie diverse tappe alla ricerca degli “scomparsi 2” (S2). Dopo essere andati a nord nel punto B, dove trovano gli “S2”, insieme si dirigono verso C, poi D dove si ricongiungono con vecchi amici e proseguono assieme per E. Qui ritrovano π e gli “S1” e dopo varie avvicendamenti, π+S1 e φ+S2 vanno verso est al punto G e da lì tornano di corsa nel punto A iniziale.
Avete capito qualcosa? Credo di no. In ogni caso era per darvi un'idea della semplicità del viaggio. Invece di incasinare ancor di più la trama, l'autore ha scelto di puntare la propria attenzione solamente su una parte dei dispersi, che li chiamerò Gigli, spostandosi in continuazione. Al contrario, le altre persone vengono ritrovate relativamente presto dai protagonisti e insieme si mettono in marcia per cercare i gigli e una volta fatto, tornano tutti (o quasi) a casa. Sarebbe stato più avvincente se l'autore avesse fatto impazzire i protagonisti, mandandoli alla ricerca dei dispersi in tutto l'Oltre.
Anche i personaggi sono relativamente gli stessi, tranne per alcune new entry e ormai si intuisce quale sia lo schema della trilogia. Nel primo libro infatti l'autore aveva inserito due personaggi storici di differente importanza, i quali tuttavia erano rimasti relativamente in disparte nella storia. Li ritroviamo in questo secondo capitolo nel ruolo di cattivi numero 1 e 2, a cui si affianca una terza figura però marginale. É molto probabile, anzi è sicuro, che questa sarà l'antagonista principale del terzo e ultimo romanzo. Scontato? Banale? Forse sì, perché una volta capita la meccanica, ci vuole poco per scoprire quali siano gli ingranaggi a muovere la trama. Gli unici elementi di cui il lettore non è a conoscenza sono gli imprevisti e i mezzi che porteranno i protagonisti verso tali ingranaggi. Mi rendo conto che il mio pensiero sia criptico, ma coloro che hanno già letto Dannati (e anche La porta delle tenebre) potranno convalidare la mia tesi se pensassero l'Oltre come la plancia di Risiko e gli ingranaggi come i suoi territori. Se qualcuno l'avesse capito, me lo scriva in un commento qui sotto o sulla pagina FB o su Twitter.
A parte la linearità della storia, ci sono altri particolari spiacevoli, riguardanti per lo più i personaggi, uno su tutti: il Grande Orso Georgiano (GOG).
L'impressione che si ha di lui, leggendo il libro, è quella di una persona sì autoritaria ma non sanguinaria. Un uomo cattivo ma non troppo. E ciò non rispecchia la realtà, in quanto è noto a tutti che il GOG era un dittatore sanguinario che mandò a morte migliaia di migliaia di uomini e donne (le cosiddette purghe), e ne spedì altre tante in Siberia nei gulag, i campi di lavoro forzato simili agli Arbeitslager nazisti (difatti“lag” sta per lagerej, il corrispettivo russo di lager ossia “campo”). L'unico aspetto realistico è la strana caratteristica comune a tutti i tiranni: la bontà verso i bambini. Ancora oggi molti psicologi e psicanalisti, assieme agli storici, non si spiegano come il GOG e il suo amico Baffetto fossero così bastardi e crudeli con le persone, però diventassero dei teneri agnellini di fronte ai bambini (anche se, va detto, tra i disgraziati che Baffetto spedì ad Auschwitz e negli altri lager ci furono anche molti fanciulli). Pertanto mi aspettavo maggior efferatezza da questo mostro infernale, qualcosa di più sanguinario e invece i protagonisti gliela fanno sotto il naso. Ciò che è certo, è che il GOG non si fece MAI e poi MAI chiamare “zio Joe” dai bimbi, neppure dalle sue figlie! “Zio Joe” fu un nomignolo attribuito al Sovietico dagli Americani durante la Seconda GM, quando erano alleati. Per questo motivo, pur essendo un riferimento storico voluto dall'autore, non apprezzo il modo in cui è stato inserito. Sarà sempre colpa della mia deformazione professionale... Mah.
Un'altra ramanzina, sempre da un p.d.v. storico, devo farla su Kutuzov e qui mi scuso con chi non ha ancora letto il romanzo, però son costretto a parlare chiaro altrimenti non si capisce nulla. Mr. Cooper attribuisce al generale russo l'arresto dell'avanzata francese in Russia, mentre NON andò così. Anzi Kutuzov fu pure sconfitto a Borodino, l'unica vera battaglia combattuta sulla strada per Mosca. Ciò che determinò la ritirata francese furono infatti il freddo e la tattica della terra bruciata, attuata da Barclay de Tolly il predecessore di Kutuzov al comando dello stato maggiore. Pertanto mi sento di dire che tale frase rappresenta una puttanata colossale. Scusate il francesismo. Oltretutto, non contento, qualche pagina più avanti l'autore fa proferire al generale: «Garibaldi? Ma in vita non è stato nemmeno un vero generale!». Ora, come può uno che è morto quando Garibaldi aveva solo 7 anni, conoscere la sua carriera militare? Certo, mi potreste commentare “eh ma nell'Oltre avrà trovato qualcuno che gliel'ha raccontato”. Bene, vero è possibile e si possono fare tutte le congetture immaginabili, ma preferisco essere realistico. Quindi anche questa è bocciata. E poi scusate, ma da italiano mi girano anche un po' le balle. Per fortuna che poi l'autore si è fatto perdonare.
Si perché circa un centinaio di pagine più avanti, il mio patriottismo e l'orgoglio per la mia Nazione hanno avuto un'impennata straordinaria, quando il GOG con tono infastidito afferma: «l'ennesimo **** che adesso è in mano italiana». Sebbene si tratti di fantasia, fa comunque un certo piacere saperci la spina nel fianco del Sovietico e di essere stati in grado di espanderci in poco tempo. Beh c'è chi si accontenta con poco 😅.
A proposito degli Italiani, nel romanzo appare lampante quanto per i britannici uno dei nostri più noti artisti sia più famoso del nostro Generale. Capisco che si tratti di pura fantasia, ma non mi meraviglierei se fosse effettivamente così (da quanto mi dicono i britannici non sono ferrati in storia risorgimentale). D'altronde l'arte è molto più diffusa della storia ed è più facilmente accessibile, grazie alle numerose pinacoteche e musei. Ormai un quadro è molto più apprezzato di un libro.
Beh credo di aver finito con la mia filippica (evvivaaaa). Non vi tedierò oltre.
È inutile consigliarvi di leggere questo libro, il cui titolo è stato scelto apparentemente a caso dall'editore, perché tanto se aveste letto il primo, non potrete di certo fermarvi lì. Una “nlogia” (neologismo su cui rivendico la paternità) non si interrompe a metà: se la si inizia, bisogna finirla.
Perciò buona lettura a tutti e alla prossima recensione!
Anche i personaggi sono relativamente gli stessi, tranne per alcune new entry e ormai si intuisce quale sia lo schema della trilogia. Nel primo libro infatti l'autore aveva inserito due personaggi storici di differente importanza, i quali tuttavia erano rimasti relativamente in disparte nella storia. Li ritroviamo in questo secondo capitolo nel ruolo di cattivi numero 1 e 2, a cui si affianca una terza figura però marginale. É molto probabile, anzi è sicuro, che questa sarà l'antagonista principale del terzo e ultimo romanzo. Scontato? Banale? Forse sì, perché una volta capita la meccanica, ci vuole poco per scoprire quali siano gli ingranaggi a muovere la trama. Gli unici elementi di cui il lettore non è a conoscenza sono gli imprevisti e i mezzi che porteranno i protagonisti verso tali ingranaggi. Mi rendo conto che il mio pensiero sia criptico, ma coloro che hanno già letto Dannati (e anche La porta delle tenebre) potranno convalidare la mia tesi se pensassero l'Oltre come la plancia di Risiko e gli ingranaggi come i suoi territori. Se qualcuno l'avesse capito, me lo scriva in un commento qui sotto o sulla pagina FB o su Twitter.
A parte la linearità della storia, ci sono altri particolari spiacevoli, riguardanti per lo più i personaggi, uno su tutti: il Grande Orso Georgiano (GOG).
L'impressione che si ha di lui, leggendo il libro, è quella di una persona sì autoritaria ma non sanguinaria. Un uomo cattivo ma non troppo. E ciò non rispecchia la realtà, in quanto è noto a tutti che il GOG era un dittatore sanguinario che mandò a morte migliaia di migliaia di uomini e donne (le cosiddette purghe), e ne spedì altre tante in Siberia nei gulag, i campi di lavoro forzato simili agli Arbeitslager nazisti (difatti“lag” sta per lagerej, il corrispettivo russo di lager ossia “campo”). L'unico aspetto realistico è la strana caratteristica comune a tutti i tiranni: la bontà verso i bambini. Ancora oggi molti psicologi e psicanalisti, assieme agli storici, non si spiegano come il GOG e il suo amico Baffetto fossero così bastardi e crudeli con le persone, però diventassero dei teneri agnellini di fronte ai bambini (anche se, va detto, tra i disgraziati che Baffetto spedì ad Auschwitz e negli altri lager ci furono anche molti fanciulli). Pertanto mi aspettavo maggior efferatezza da questo mostro infernale, qualcosa di più sanguinario e invece i protagonisti gliela fanno sotto il naso. Ciò che è certo, è che il GOG non si fece MAI e poi MAI chiamare “zio Joe” dai bimbi, neppure dalle sue figlie! “Zio Joe” fu un nomignolo attribuito al Sovietico dagli Americani durante la Seconda GM, quando erano alleati. Per questo motivo, pur essendo un riferimento storico voluto dall'autore, non apprezzo il modo in cui è stato inserito. Sarà sempre colpa della mia deformazione professionale... Mah.
Un'altra ramanzina, sempre da un p.d.v. storico, devo farla su Kutuzov e qui mi scuso con chi non ha ancora letto il romanzo, però son costretto a parlare chiaro altrimenti non si capisce nulla. Mr. Cooper attribuisce al generale russo l'arresto dell'avanzata francese in Russia, mentre NON andò così. Anzi Kutuzov fu pure sconfitto a Borodino, l'unica vera battaglia combattuta sulla strada per Mosca. Ciò che determinò la ritirata francese furono infatti il freddo e la tattica della terra bruciata, attuata da Barclay de Tolly il predecessore di Kutuzov al comando dello stato maggiore. Pertanto mi sento di dire che tale frase rappresenta una puttanata colossale. Scusate il francesismo. Oltretutto, non contento, qualche pagina più avanti l'autore fa proferire al generale: «Garibaldi? Ma in vita non è stato nemmeno un vero generale!». Ora, come può uno che è morto quando Garibaldi aveva solo 7 anni, conoscere la sua carriera militare? Certo, mi potreste commentare “eh ma nell'Oltre avrà trovato qualcuno che gliel'ha raccontato”. Bene, vero è possibile e si possono fare tutte le congetture immaginabili, ma preferisco essere realistico. Quindi anche questa è bocciata. E poi scusate, ma da italiano mi girano anche un po' le balle. Per fortuna che poi l'autore si è fatto perdonare.
Si perché circa un centinaio di pagine più avanti, il mio patriottismo e l'orgoglio per la mia Nazione hanno avuto un'impennata straordinaria, quando il GOG con tono infastidito afferma: «l'ennesimo **** che adesso è in mano italiana». Sebbene si tratti di fantasia, fa comunque un certo piacere saperci la spina nel fianco del Sovietico e di essere stati in grado di espanderci in poco tempo. Beh c'è chi si accontenta con poco 😅.
A proposito degli Italiani, nel romanzo appare lampante quanto per i britannici uno dei nostri più noti artisti sia più famoso del nostro Generale. Capisco che si tratti di pura fantasia, ma non mi meraviglierei se fosse effettivamente così (da quanto mi dicono i britannici non sono ferrati in storia risorgimentale). D'altronde l'arte è molto più diffusa della storia ed è più facilmente accessibile, grazie alle numerose pinacoteche e musei. Ormai un quadro è molto più apprezzato di un libro.
Beh credo di aver finito con la mia filippica (evvivaaaa). Non vi tedierò oltre.
È inutile consigliarvi di leggere questo libro, il cui titolo è stato scelto apparentemente a caso dall'editore, perché tanto se aveste letto il primo, non potrete di certo fermarvi lì. Una “nlogia” (neologismo su cui rivendico la paternità) non si interrompe a metà: se la si inizia, bisogna finirla.
Perciò buona lettura a tutti e alla prossima recensione!
Aggiornamento: ridimensionata la copertina e modificata l'impaginazione. (Aggiornato il 22/12/2020)