Cari lettori/trici già avvezzi alle mie recensioni, indovinate? Ebbene sì, ho appena terminato L'invasione delle tenebre, anzi posso dire che ho concluso la trilogia di Dannati di Glenn Cooper. Arriviamo subito al nocciolo: mi è piaciuto? Eeeh... sono un rompipalle lo so, ma in mia difesa dico che avere le aspettative troppo alte non aiuta. Però dai, è un romanzo affascinante e coinvolgente
Iniziamo dalla trama.
Riapparsi nella sala di controllo del MAAC dopo la missione suicida di salvataggio, Emily e John si rendono subito conto che qualcosa non va. Nessun rumore, nessun volto accorso a salutarli; soli, erano completamente soli nel collisore, a parte naturalmente le persone recuperate. Sebbene avessero già intuito cosa fosse successo, la risposta sarebbe stata comunque un colpo al cuore: tutti gli scienziati e gli ospiti presenti al MAAC sono scomparsi. Ciò implica necessariamente una cosa; al loro posto sono giunti altri visitatori inaspettati. La peggiore delle notizie è tuttavia un'altra: l'ultimo riavvio dell'acceleratore ha aperto altre brecce lungo il tunnel, che sembrano non cessare di espandersi. La situazione dunque si è fatta critica e l'unico a conoscere il modo di risolverla si trova dall'altra parte. John ed Emily dovranno dunque affrontare un nuovo viaggio per cercare il risolutore e impedire che Londra venga invasa dai morti.
Alla fine della recensione del secondo capitolo, vi avevo anticipato le mie previsioni su quale sarebbe stato l'antagonista principale dell'ultimo libro della trilogia. Ebbene mi ero clamorosamente sbagliato. Un punto a favore di Mr. Cooper per avermi sorpreso totalmente. Non vi svelerò chi sia il nemico questa volta, però posso dirvi che non è solamente uno e no, non sono nemmeno i dannati risorti. Un'altro punto lo assegno sulla natura stessa della storia e del romanzo. Finalmente l'autore ha capito l'errore madornale commesso con I custodi della Bibilioteca e ha deciso di metterci più tempo del solito per concludere questa saga; o almeno spero. A differenza dell'altro, in questo romanzo non si percepisce la fretta e la pressione dello scrittore sulla penna; lo stile rimane quello dei capitoli precedenti, scorrevole ma incalzante, mentre la struttura ha subito qualche cambiamento sostanziale: se in precedenza i protagonisti erano entrati in contatto quasi immediatamente con i “ricercati”, ora si percepisce la difficoltà dei due eroi nel raggiungere sia l'obiettivo primario sia gli altri scomparsi. Il lettore quindi non prova quell'ansia e impazienza tipica di un finale (come in HP7), almeno all'inizio. Ciò che non mi è piaciuto sono state invece alcune scelte di Mr. Cooper relative alle morti di alcuni personaggi; a mente fredda, ripensandoci, potrei dire che seguano una logica precisa, ma rimane comunque il fatto che siano superflue e in certi casi inutili (per es. Boris o Glynn). A questo elemento ne aggiungo un altro, vale a dire la fine. Ovviamente non la svelerò, tuttavia chi ha letto tutti e tre i romanzi con molta attenzione, potrebbe concordare con me che in qualche modo se lo aspettava fin dalle prime pagine. La banalità non risiede tanto nel modo in cui si è concluso, che ammetto è stato geniale, quanto con chi. L'unica rivelazione che voglio farvi è che si tratta di un finale aperto, non ad altri sequel naturalmente ma alla vostra immaginazione. Se sia un bene o un male, lascio voi deciderlo; tuttavia penso sia spiacevole, perchè porta il lettore a farsi delle domande e a immaginarsi il proseguo della storia e ovviamente è diverso per ognuno di noi, non essendoci linee guida. Magari l'autore ritornerà su questa trilogia e creerà uno spin-off con le cronache delle guerre infernali; non sarebbe male.
Ciò che mi ha lasciato più dubbi al termine della lettura è stata la figura di questo re slavo di nome Teodoro, perché non mi ricordo che nella storia dei popoli balcanici ci fosse un sovrano con tale nome. Le ipotesi sono tre: o la traduttrice ha tradotto erroneamente il nome, o è completamente inventato, oppure si tratta di qualche personaggio di bassa lega. Chiederò numi allo scrittore; non posso non sapere.
Essendo il capitolo finale della trilogia, voglio fare qualche considerazione generale sull'edizione italiana. Tralasciando i numerosi errori ortografici e grammaticali, faccio i complimenti ai grafici e ai disegnatori delle copertine per i loro stupendi design, di gran lunga migliori a quelle inglesi così anonime e piatte (sebbene le nostre non siano per nulla evocative). Bravi bravi bravi! Invece al curatore/trice consiglio maggior fantasia e più fedeltà letteraria nella scelta dei titoli. Eccetto Dannati (che già basta per eliminare la suspance), devo dire che si è sforzato/a molto a cercare un'intitolazione adeguata per i due sequel: La porta delle tenebre e L'invasione delle tenebre. Quanta immaginazione, da non dormirci la notte! Molti di voi lettori penseranno che io sia un pignolo rompiballe, però sono certo che alcuni siano invece dell'avviso che i titoli dei libri (come per i film) vadano tradotti letteralmente o quanto meno migliorarli. In base a ciò, i tre originali Down: Pinhole, D: Portal, D: Floodgate sarebbero dovuti essere tradotti con: Sotto – Forellino; S – Portale e S – Chiusa (o argine). È chiaro che in italiano facciano abbastanza schifo, ma hanno un loro significato. Difatti ricordano lo stadio evolutivo di un'esondazione: da un piccolo forellino a una chiusa che straripa. Forse come paragone è un po' forzato, tuttavia esprime appieno il filo conduttore della trilogia: da poche apparizioni iniziali a un escalation finale. Pertanto, seguendo questa logica, avrei cambiato il secondo titolo con “I portali infernali” (o lasciare "delle tenebre") e il terzo “L'invasione dei morti”, anche se fa troppo Notte dei morti viventi. In ogni caso è andata così e spero che i futuri romanzi vengano tradotti meglio.
Finisce qua dunque la trilogia della morte, con molti dubbi, molte rimostranze, ma tutto sommato entusiasta per questa bella storia.
A presto con un altro libro.
Riapparsi nella sala di controllo del MAAC dopo la missione suicida di salvataggio, Emily e John si rendono subito conto che qualcosa non va. Nessun rumore, nessun volto accorso a salutarli; soli, erano completamente soli nel collisore, a parte naturalmente le persone recuperate. Sebbene avessero già intuito cosa fosse successo, la risposta sarebbe stata comunque un colpo al cuore: tutti gli scienziati e gli ospiti presenti al MAAC sono scomparsi. Ciò implica necessariamente una cosa; al loro posto sono giunti altri visitatori inaspettati. La peggiore delle notizie è tuttavia un'altra: l'ultimo riavvio dell'acceleratore ha aperto altre brecce lungo il tunnel, che sembrano non cessare di espandersi. La situazione dunque si è fatta critica e l'unico a conoscere il modo di risolverla si trova dall'altra parte. John ed Emily dovranno dunque affrontare un nuovo viaggio per cercare il risolutore e impedire che Londra venga invasa dai morti.
Alla fine della recensione del secondo capitolo, vi avevo anticipato le mie previsioni su quale sarebbe stato l'antagonista principale dell'ultimo libro della trilogia. Ebbene mi ero clamorosamente sbagliato. Un punto a favore di Mr. Cooper per avermi sorpreso totalmente. Non vi svelerò chi sia il nemico questa volta, però posso dirvi che non è solamente uno e no, non sono nemmeno i dannati risorti. Un'altro punto lo assegno sulla natura stessa della storia e del romanzo. Finalmente l'autore ha capito l'errore madornale commesso con I custodi della Bibilioteca e ha deciso di metterci più tempo del solito per concludere questa saga; o almeno spero. A differenza dell'altro, in questo romanzo non si percepisce la fretta e la pressione dello scrittore sulla penna; lo stile rimane quello dei capitoli precedenti, scorrevole ma incalzante, mentre la struttura ha subito qualche cambiamento sostanziale: se in precedenza i protagonisti erano entrati in contatto quasi immediatamente con i “ricercati”, ora si percepisce la difficoltà dei due eroi nel raggiungere sia l'obiettivo primario sia gli altri scomparsi. Il lettore quindi non prova quell'ansia e impazienza tipica di un finale (come in HP7), almeno all'inizio. Ciò che non mi è piaciuto sono state invece alcune scelte di Mr. Cooper relative alle morti di alcuni personaggi; a mente fredda, ripensandoci, potrei dire che seguano una logica precisa, ma rimane comunque il fatto che siano superflue e in certi casi inutili (per es. Boris o Glynn). A questo elemento ne aggiungo un altro, vale a dire la fine. Ovviamente non la svelerò, tuttavia chi ha letto tutti e tre i romanzi con molta attenzione, potrebbe concordare con me che in qualche modo se lo aspettava fin dalle prime pagine. La banalità non risiede tanto nel modo in cui si è concluso, che ammetto è stato geniale, quanto con chi. L'unica rivelazione che voglio farvi è che si tratta di un finale aperto, non ad altri sequel naturalmente ma alla vostra immaginazione. Se sia un bene o un male, lascio voi deciderlo; tuttavia penso sia spiacevole, perchè porta il lettore a farsi delle domande e a immaginarsi il proseguo della storia e ovviamente è diverso per ognuno di noi, non essendoci linee guida. Magari l'autore ritornerà su questa trilogia e creerà uno spin-off con le cronache delle guerre infernali; non sarebbe male.
Ciò che mi ha lasciato più dubbi al termine della lettura è stata la figura di questo re slavo di nome Teodoro, perché non mi ricordo che nella storia dei popoli balcanici ci fosse un sovrano con tale nome. Le ipotesi sono tre: o la traduttrice ha tradotto erroneamente il nome, o è completamente inventato, oppure si tratta di qualche personaggio di bassa lega. Chiederò numi allo scrittore; non posso non sapere.
Essendo il capitolo finale della trilogia, voglio fare qualche considerazione generale sull'edizione italiana. Tralasciando i numerosi errori ortografici e grammaticali, faccio i complimenti ai grafici e ai disegnatori delle copertine per i loro stupendi design, di gran lunga migliori a quelle inglesi così anonime e piatte (sebbene le nostre non siano per nulla evocative). Bravi bravi bravi! Invece al curatore/trice consiglio maggior fantasia e più fedeltà letteraria nella scelta dei titoli. Eccetto Dannati (che già basta per eliminare la suspance), devo dire che si è sforzato/a molto a cercare un'intitolazione adeguata per i due sequel: La porta delle tenebre e L'invasione delle tenebre. Quanta immaginazione, da non dormirci la notte! Molti di voi lettori penseranno che io sia un pignolo rompiballe, però sono certo che alcuni siano invece dell'avviso che i titoli dei libri (come per i film) vadano tradotti letteralmente o quanto meno migliorarli. In base a ciò, i tre originali Down: Pinhole, D: Portal, D: Floodgate sarebbero dovuti essere tradotti con: Sotto – Forellino; S – Portale e S – Chiusa (o argine). È chiaro che in italiano facciano abbastanza schifo, ma hanno un loro significato. Difatti ricordano lo stadio evolutivo di un'esondazione: da un piccolo forellino a una chiusa che straripa. Forse come paragone è un po' forzato, tuttavia esprime appieno il filo conduttore della trilogia: da poche apparizioni iniziali a un escalation finale. Pertanto, seguendo questa logica, avrei cambiato il secondo titolo con “I portali infernali” (o lasciare "delle tenebre") e il terzo “L'invasione dei morti”, anche se fa troppo Notte dei morti viventi. In ogni caso è andata così e spero che i futuri romanzi vengano tradotti meglio.
Finisce qua dunque la trilogia della morte, con molti dubbi, molte rimostranze, ma tutto sommato entusiasta per questa bella storia.
A presto con un altro libro.
Aggiornamento: modificata l'impaginazione. (Aggiornato il 22/12/2020)