Sono le 22.15 e ho appena terminato la seconda avventura con protagonista Cal Donovan, conosciuto ne Il segno della Croce. La “nuova” fatica di Glenn Cooper, intitolata Il debito, è uscita nel 2017 e questa in sintesi è la sua trama.
Roma 1848. Lo Stato Pontificio è sull'orlo della bancarotta e la città è attraversata da un'ondata rivoluzionaria. Mentre la Curia si prepara a lasciare il Vaticano, Pio IX escogita un piano per rimpinguare le casse dello Stato.
Roma oggi. Cal Donovan si trova immerso tra i manoscritti dell'Archivio Segreto Vaticano quando nota un documento interessante. Inizia così un'avventura che lo porterà a riscoprire un debito mai ripagato e lo immergerà in un progetto rivoluzionario che minaccia di distruggere la Chiesa Universale e il Vaticano.
Aver venduto svariate milioni di copie e aver ottenuto recensioni positive negli anni passati, non significa automaticamente essere degli scrittori infallibili. Infatti, per quanto lo stile narrativo di Mr. Cooper mi piaccia e mi affascini la sua fantasia, devo purtroppo ammettere che questo romanzo non si è rivelato all'altezza dei precedenti.
La storia, sebbene l'idea generale sia interessante, risulta essere un po' sottotono rispetto agli romanzi non essendo troppo articolata e quel velo di mistero che di solito è presente, lo si riesce a percepire solamente in parte. Specialmente per quanto concerne i colpi di scena, suddivisibili con un ritmo cadenzato almeno fino a ¾ del testo e facilmente attesi, inseriti per creare quel poco effetto suspense prima dell'assalto finale. Difatti è solo negli ultimi nove capitoli che l'autore dà sfogo alla sua fantasia, inserendo aspetti sorprendenti e animando la trama. Volendo fare un paragone in tema, sembrerebbe che questo sia un libro di transizione piuttosto che di continuazione, scritto per ragioni magari editoriali ma senza una precisa volontà. Manca infatti di pathos, di mistero; piuttosto che come risolvere il debito avrei preferito leggere più coinvolgimenti torbidi in seno al Vaticano, più intrighi e tradimenti e complotti vari (anche da parte del papa magari) che avrebbero reso maggiormente succulenta la trama stessa. Anche approfondire certe situazioni e tematiche già inserite non sarebbe stata una cattiva idea.
Il titolo e la copertina, poi, non migliorano di certo le cose perché risultano troppo evocativi e fin da subito (proprio dalle prime pagine) si intuisce quale sarà l'unico argomento principale del libro (quindi senza sviamenti). In seguito alla lettura dei primi capitoli infatti mi ero (quasi) rassegnato nell'imbattermi in qualche peripezia e di aspettarmi qualcosa di diverso dalla piega che stava prendendo il racconto. Naturalmente un minimo di mistero e di imprevedibilità ci sono, ma non sono nemmeno paragonabili a quelli presenti ne La biblioteca dei morti e ne Il libro delle anime o in Dannati. Riassumendo, pur essendo un bel libro, non è comunque un capolavoro e di certo non è uno dei migliori. Diciamo che aveva del potenziale, che non è stato sfruttato.
Vi sarebbe poi un altro aspetto da considerare. Nell'opera si trovano vari riferimenti a Il segno della Croce (riferimenti, da intendersi, non con gli asterischi e le note a margine) tuttavia, mentre i collegamenti con il protagonista sono lampanti, quelli con altri personaggi sono più velati; il lettore si ritrova quindi con la sensazione di aver già conosciuto i suddetti personaggi in altre circostanze ma senza ricordarsi dove e non trovandosi alcun inizio, gli risulta difficile riaprire i cassetti della memoria. Sarebbe stato quindi efficace e utile inserire anche per queste persone un cenno (una frase generica), cosicché il lettore potesse facilmente fare un salto nei propri ricordi e viaggiare, con voli pindarici, attraverso i vari romanzi. Perché alla fine è bello quando due o più libri dello stesso autore vengono connessi tra loro senza un filo diretto. Per essere più chiaro, faccio un esempio banale: nel libro XX il protagonista è Mario; nel libro YY la storia è incentrata sui Rossi ma Mario non è presente; infine in ZZ si ritrovano sia Piero che i Rossi connessi nella storia.
Da ultimo, nel testo è presente qualche errore storico che l'autore avrebbe potuto facilmente evitare con una verifica, anche sommaria. Il più plateale è la retrodatazione di Napoleone III al 1848, facendo quasi intuire che prima, durante e dopo la Repubblica Romana in Francia ci fosse il Secondo Impero. L'errore in tal senso è duplice: innanzitutto perché nell'estate di quell'anno la Francia si era appena data un ordinamento repubblicano, a seguito della rivoluzione contro la monarchia di Luigi Filippo (I) d'Orleans; secondariamente (e di conseguenza) perché il nipote di Napoleone era conosciuto semplicemente come Luigi Napoleone Bonaparte, Presidente della Seconda Repubblica Francese eletto nel dicembre del medesimo anno. Ce ne vollero tre e mezzo, una presidenza a vita e varie elezioni prima che Luigi Napoleone diventasse Napoleone III, Imperatore dei Francesi. Inoltre anche alcuni aspetti riguardanti alcuni personaggi della nostra Storia sono discutibili.
Perciò è un libro da consigliare assolutamente? Direi di no, ma mi riserbo di dividere la risposta in due parti. Per un semplice motivo: se fosse una storia a se stante, pur facendo parte di una collana di racconti con il medesimo protagonista, allora non ne consiglierei la lettura e, anzi, suggerirei proprio di saltarlo. Però bisogna vedere se la successiva opera incentrata su Donovan, I figli di Dio, sia un sequel del presente oppure abbia una storia completamente diversa magari con solo qualche cenno (così come questo li ha con Il segno della croce). Qualora la trama de I figli di Dio continui la storia qui descritta, allora ovviamente dovreste leggerlo per avere un quadro completo della situazione. Quindi tutto sta nel vedere quale sia la prossima avventura del professore di Harvard. E una volta scoperto, tornerò qui a precisare la mia risposta. In ogni caso, al momento, mi sentirei di consigliarne la non lettura.
Grazie per aver letto sin qui. Alla prossima lettura!
Roma oggi. Cal Donovan si trova immerso tra i manoscritti dell'Archivio Segreto Vaticano quando nota un documento interessante. Inizia così un'avventura che lo porterà a riscoprire un debito mai ripagato e lo immergerà in un progetto rivoluzionario che minaccia di distruggere la Chiesa Universale e il Vaticano.
Aver venduto svariate milioni di copie e aver ottenuto recensioni positive negli anni passati, non significa automaticamente essere degli scrittori infallibili. Infatti, per quanto lo stile narrativo di Mr. Cooper mi piaccia e mi affascini la sua fantasia, devo purtroppo ammettere che questo romanzo non si è rivelato all'altezza dei precedenti.
La storia, sebbene l'idea generale sia interessante, risulta essere un po' sottotono rispetto agli romanzi non essendo troppo articolata e quel velo di mistero che di solito è presente, lo si riesce a percepire solamente in parte. Specialmente per quanto concerne i colpi di scena, suddivisibili con un ritmo cadenzato almeno fino a ¾ del testo e facilmente attesi, inseriti per creare quel poco effetto suspense prima dell'assalto finale. Difatti è solo negli ultimi nove capitoli che l'autore dà sfogo alla sua fantasia, inserendo aspetti sorprendenti e animando la trama. Volendo fare un paragone in tema, sembrerebbe che questo sia un libro di transizione piuttosto che di continuazione, scritto per ragioni magari editoriali ma senza una precisa volontà. Manca infatti di pathos, di mistero; piuttosto che come risolvere il debito avrei preferito leggere più coinvolgimenti torbidi in seno al Vaticano, più intrighi e tradimenti e complotti vari (anche da parte del papa magari) che avrebbero reso maggiormente succulenta la trama stessa. Anche approfondire certe situazioni e tematiche già inserite non sarebbe stata una cattiva idea.
Il titolo e la copertina, poi, non migliorano di certo le cose perché risultano troppo evocativi e fin da subito (proprio dalle prime pagine) si intuisce quale sarà l'unico argomento principale del libro (quindi senza sviamenti). In seguito alla lettura dei primi capitoli infatti mi ero (quasi) rassegnato nell'imbattermi in qualche peripezia e di aspettarmi qualcosa di diverso dalla piega che stava prendendo il racconto. Naturalmente un minimo di mistero e di imprevedibilità ci sono, ma non sono nemmeno paragonabili a quelli presenti ne La biblioteca dei morti e ne Il libro delle anime o in Dannati. Riassumendo, pur essendo un bel libro, non è comunque un capolavoro e di certo non è uno dei migliori. Diciamo che aveva del potenziale, che non è stato sfruttato.
Vi sarebbe poi un altro aspetto da considerare. Nell'opera si trovano vari riferimenti a Il segno della Croce (riferimenti, da intendersi, non con gli asterischi e le note a margine) tuttavia, mentre i collegamenti con il protagonista sono lampanti, quelli con altri personaggi sono più velati; il lettore si ritrova quindi con la sensazione di aver già conosciuto i suddetti personaggi in altre circostanze ma senza ricordarsi dove e non trovandosi alcun inizio, gli risulta difficile riaprire i cassetti della memoria. Sarebbe stato quindi efficace e utile inserire anche per queste persone un cenno (una frase generica), cosicché il lettore potesse facilmente fare un salto nei propri ricordi e viaggiare, con voli pindarici, attraverso i vari romanzi. Perché alla fine è bello quando due o più libri dello stesso autore vengono connessi tra loro senza un filo diretto. Per essere più chiaro, faccio un esempio banale: nel libro XX il protagonista è Mario; nel libro YY la storia è incentrata sui Rossi ma Mario non è presente; infine in ZZ si ritrovano sia Piero che i Rossi connessi nella storia.
Da ultimo, nel testo è presente qualche errore storico che l'autore avrebbe potuto facilmente evitare con una verifica, anche sommaria. Il più plateale è la retrodatazione di Napoleone III al 1848, facendo quasi intuire che prima, durante e dopo la Repubblica Romana in Francia ci fosse il Secondo Impero. L'errore in tal senso è duplice: innanzitutto perché nell'estate di quell'anno la Francia si era appena data un ordinamento repubblicano, a seguito della rivoluzione contro la monarchia di Luigi Filippo (I) d'Orleans; secondariamente (e di conseguenza) perché il nipote di Napoleone era conosciuto semplicemente come Luigi Napoleone Bonaparte, Presidente della Seconda Repubblica Francese eletto nel dicembre del medesimo anno. Ce ne vollero tre e mezzo, una presidenza a vita e varie elezioni prima che Luigi Napoleone diventasse Napoleone III, Imperatore dei Francesi. Inoltre anche alcuni aspetti riguardanti alcuni personaggi della nostra Storia sono discutibili.
Perciò è un libro da consigliare assolutamente? Direi di no, ma mi riserbo di dividere la risposta in due parti. Per un semplice motivo: se fosse una storia a se stante, pur facendo parte di una collana di racconti con il medesimo protagonista, allora non ne consiglierei la lettura e, anzi, suggerirei proprio di saltarlo. Però bisogna vedere se la successiva opera incentrata su Donovan, I figli di Dio, sia un sequel del presente oppure abbia una storia completamente diversa magari con solo qualche cenno (così come questo li ha con Il segno della croce). Qualora la trama de I figli di Dio continui la storia qui descritta, allora ovviamente dovreste leggerlo per avere un quadro completo della situazione. Quindi tutto sta nel vedere quale sia la prossima avventura del professore di Harvard. E una volta scoperto, tornerò qui a precisare la mia risposta. In ogni caso, al momento, mi sentirei di consigliarne la non lettura.
Grazie per aver letto sin qui. Alla prossima lettura!
Aggiornamento: modificata l'impaginazione. (Aggiornato il 22/12/2020)