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Troppo "minimal", ma con molto rispetto
Son passati 5 anni da quando quel 21 agosto, a Rio de Janeiro, abbiamo assistito al passaggio ufficiale della bandiera olimpica dal sindaco carioca alla governatrice metropolitana di Tokyo.
Dopo un anno, quindi, eccoci qui questo pomeriggio ore 13.00 nostre (20.00 in Giappone) nell'antica Edo per celebrare tutti assieme l'evento più importante nella vita di un'atleta: le Olimpiadi di Tokyo. Devo ammettere che ho trovato la Cerimonia di Apertura molto sottotono e molto poco giapponese, se non in qualche momento divertente. Mi aspettavo, come penso molti, molta più Storia, molta più tradizione e di sicuro mi aspettavo una continuità con quella cartolina tanto evocativa vista a Rio. I punti forza di questo Paese dunque non sono stati toccati: niente sumo, niente tecnologia (se non gli effetti speciali), niente cibo, niente samurai, ma sopratutto niente manga e niente anime. Una delusione? Per certi versi un po' sì, almeno secondo parere personale. Così come deludente è l'impianto in cui ha preso luogo.
Il nuovo Stadio Olimpico, sorto sul precedente dove si tenne l'inaugurazione dei Giochi del 1964, è stato realizzato entro i tempi sebbene il progetto sia stato modificato. Difatti inizialmente il Governo prese in considerazione Zaha Hadid e il suo studio per la progettazione dell'impianto e l'idea presentata era a dir poco visionaria.
La cerimonia è iniziata alle ore 20.00 locali come da protocollo, con un conto alla rovescia significativo, incentrato ovviamente sul Covid, in uno stadio completamente vuoto, a parte qualche migliaio di persone.
A complicare le cose c'è stato poi il clamoroso licenziamento, IERI (per noi, il 21 per i Giapponesi), del direttore artistico nipponico della Cerimonia, a causa delle infelici dichiarazioni riguardanti l'Olocausto pronunciate 18 anni fa. E han aspettato il giorno prima?! Vabbè. Ma non è stato l'unico: perfino il compositore delle musiche è stato, per così dire, allontanato per fatti sempre di anni fa e di conseguenza i suoi lavori non sono stati utilizzati. Quando si dice la giustizia e il rispetto! Bravi! Vi è però tra le fila degli organizzatori anche un volto noto: Marco Balich, il prezzemolino, che ha lavorato in qualità di “consulente”. Ma torniamo nello stadio.
APART BUT NOT ALONE
Al termine del conto alla rovescia è iniziato il segmento denominato Apart But Not Alone riguardante, anche questo, il difficile anno che tutti abbiamo trascorso. Molto semplice ma significativo. Al centro dello stadio è apparsa Arisa Tsubata 1, un'infermiera ma anche pugile, che ha iniziato una breve sessione di allenamento sul tapis-roulant, a simboleggiare l'attività fisica da reclusi, a cui molti atleti (ma non solo) sono stati costretti. Poi una coreografia con dei volontari uniti tra loro da dei nastri rossi, ha voluto ulteriormente evocare questa similitudine e vicinanza che ci ha coinvolti tutti, legandoci insieme nella brutta esperienza vissuta nel 2020, facendo somigliare la nostra routine.
Al termine dell'anteprima, come di consueto, sono stati chiamati nella tribuna d'onore il Presidente rieletto del CIO Bach e Sua Maestà Imperiale, l'Imperatore Naruhito, nipote di quel tragicamente famoso Hirohito, che riuscì a rimanere incredibilmente sul trono anche dopo aver portato il Giappone alla distruzione e ad aver aperto i Giochi del 1964. Naruhito è diventato imperatore due anni fa, dopo che il padre Akihito espresse al Governo il suo desiderio di abdicare, sorprendendo tutta la popolazione ma sopratutto i politici, dato che fino a quel momento non esisteva una legislazione in merito. Tanto Bach quanto l'Imperatore, così come tutti i presenti, indossavano la mascherina (ed erano pure distanziati da una parete di plexiglas). Al lato del sovrano vi erano il Primo Ministro Yoshihide Suga e il Presidente del Comitato Organizzatore nonché ex Ministro per le Olimpiadi e Paralimpiadi di Tokyo, la signora Seiko Hishimoto (pluri campionessa).
Quando le autorità hanno preso posto, è entrata la bandiera del Giappone sorretta da Yoshinobu Miyake (2 volte campione olimpico nel sollevamento pesi), Naoko Takahashi (campionessa olimpica nella maratona), Momoha Tabata (medagliata ai GOG nel curling), Keita Dohi (campione dei GOG nell'arrampicata sportiva), Hibiki Sakai (un bimbo percussionista non vedente) e Mizuki Asaba (una dipendente della protezione civile nipponica); la sola a indossare la propria divisa ufficiale. La presenza di un ragazzino con disabilità non sarà l'unica nel corso della Cerimonia. I sei hanno poi consegnato la bandiera ai rappresentanti ambosessi delle Jieitai, ossia le Forze di autodifesa del Giappone, nelle loro tre controparti: esercito, marina e aeronautica. Il Paese infatti, in conseguenza alle ferree condizioni di pace imposte dagli Alleati (specie USA) e alla nuova Costituzione del 1946, non possiede (e non può possedere) forze armate propriamente dette. Perciò negli anni '50 furono costituite queste unità con il solo fine di controllare e gestire il territorio nazionale.
I membri delle Jieitai hanno poi issato la bandiera sulle note del Kimigayo, l'inno nazionale cantato dalla cantautrice MISIA, la quale indossava uno splendido abito.
UN PIZZICO DI STORIA TRA RICORDI DOLOROSI
Lo spettacolo ha poi ripreso con un momento solenne e memoriale, nel senso stretto del termine. Gli organizzatori hanno infatti voluto ricordare tutti coloro che abbiamo perso (come di consueto), non solo a causa del Covid ma anche gli atleti che sono morti durante i Giochi Olimpici. In particolare sono state ricordate le vittime di Settembre Nero, l'organizzazione estremista palestinese che massacrò 11 atleti israeliani durante le Olimpiadi di Monaco nel 1972, di cui il prossimo anno cadrà il 50esimo anniversario. A commemorare tutte le persone decedute ci ha pensato il ballerino e attore Moriyama Morai con una coreografia molto toccante, a cui è seguito un minuto di silenzio. Manco qui Bragagna è riuscito a stare muto.
Il segmento storico è poi continuato facendoci tornare brevemente al passato, dandoci una lezione importante. Infatti sono comparsi nello stadio gli eredi odierni degli antichi machibikeshi (si legge macibichesci), il primo corpo di vigili del fuoco fondato nel XVII secolo. Come puoi apprendere dal documentario andato in onda ieri sera su Rai Storia (quanto mai provvidenziale), l'antica Edo era soggetta frequentemente a numerosi incendi; quasi 1 ogni 3 anni. L'istituzione di questi pompieri, che esiste ancora oggi con funzioni di vigilanza nelle comunità di quartiere, fu quindi essenziale; inoltre fu progettato un sistema per ricostruire velocemente le case danneggiate. In questo modo Edo non solo risorse più forte ogni volta ma anche si ampliò. Una coreografia eseguita da ballerini di tip-tap su dei grandi lastroni di legno ha voluto omaggiare questo: la forza di risollevarsi dalle calamità e ricostruire da zero. I machibikeshi sono entrati trasportando anche i matoi, delle grandi insegne (su cui era impresso il simbolo della comunità) che servivano durante il periodo Edo a segnalare un incendio. Al loro seguito sono successivamente comparse delle enormi strutture in legno, decorate dalle tipiche lanterne giapponesi, nelle quali erano imbrigliati 3 cerchi dello stesso materiale con un diametro di 4 metri. Una volta che le piattaforme con i tre cerchi sono state ancorate tra loro, sono usciti quasi per magia anche gli altri due formando i 5 Anelli Olimpici. Si è poi saputo che il legno usato per realizzarli proviene da alberi piantati dagli atleti del 1964.
La comparsa del simbolo olimpico ha, come sempre, anticipato la parata degli atleti ma prima è stato il momento dell'assegnazione dell'Olympic Laurel o Alloro Olimpico in italiano, un premio istituito a Rio 2016 per celebrare le persone che si sono distinte nel diffondere e permeare lo spirito olimpico in vari modi. A essere premiato è stato il professore, nonché Premio Nobel per la Pace, Muhammad Yunus del Bangladesh. Non essendo possibile farlo di persona (per via del Covid) è stato consegnato “virtualmente” da Kirsty Coventry (campionessa olimpionica, peraltro presente nello stadio) attraverso un videomessaggio, durante il quale si è anche visto il professore ringraziare il CIO e il Comitato degli atleti.
Si passa da un video a un altro, con un'orchestra che si va a comporre gradualmente (la prima a entrare è il primo violino) e tutti iniziano ad accordare i propri strumenti. La musica si sposava con le immagini salienti di edizioni passate delle Olimpiadi e ciò ha introdotto la parata degli atleti. Come al solito il posto d'onore, quale luogo di nascita dei Giochi, spetta alla Grecia. Riguardo la sfilata ci sono state delle novità interessanti. Innanzitutto i cartelli, le insegne, con i nomi dei Paesi avevano il disegno della tipica nuvoletta di dialogo dei fumetti e dei manga (unico accenno). Davvero molto belle; inoltre tra i volontari che li reggevano vi erano anche alcuni con disabilità (tipo una ragazza aveva una di quelle protesi ricurve per camminare). In secondo luogo il portabandiera non era uno solo, bensì due: un uomo e una donna, a indicare l'uguaglianza dei generi. Per la Grecia c'erano Anna Korakaki e Eleftherios Petrounias. Non tutte le delegazioni però hanno rispettato questa scelta, perché di fatto non era obbligatoria: così lo Yemen e gli Emirati Arabi Uniti, dove i diritti delle donne non sono così avanzati, hanno voluto sfilare solo con portabandiera maschi. Il miracolo invece l'hanno compiuto Iran e Qatar. Ma è capitato anche di vedere il vessillo nazionale portato da un volontario e senza atleti al seguito. Ciò è accaduto per esempio al Lesotho, del quale è sfilata solo la bandiera. Il motivo è logico e valido: gli atleti si trovavano impossibilitati fisicamente a partecipare alla Cerimonia in quanto impegnati subito nelle gare, oppure perché si trovano in sedi distanti (tipo l'Hokkaido).
La seconda a entrare è stata la delegazione dell'IOC Refugee Olympic Team, cioè della Squadra dei Rifugiati Olimpici del CIO, forse per onorarli. Tutti gli altri Paesi hanno fatto poi il loro ingresso seguendo, come di consueto, l'alfabeto giapponese e così ad aprire le danze sono state Islanda e Irlanda dato che il primo fonema è la “I”. Gli Irlandesi si sono anche fermati e inchinati verso i volontari in segno di rispetto e saluto.
È il turno dell’#ItaliaTeam! ✨□□✨
— CONI (@Coninews) July 23, 2021
Jessica, Elia, il tricolore e una squadra da record. Forza ragazzi! □#Tokyo2020 #OpeningCeremony #Olympics @ItaliaTeam_it pic.twitter.com/5M7FZzahIo
Ricordi lettore/trice, che in apertura dicevo che il compositore delle musiche è stato allontanato? Ebbene ciò si è ripercorso (forse) anche sulla sfilata. Infatti
Did You Know?
— Olympics (@Olympics) July 23, 2021
If you’re a big gamer ?ᄌマ, you might recognise some of the music being played to accompany the athletes into the stadium.
Teams are entering to a medley of famous songs and music from popular games.
More on our live blog: https://t.co/eTTUSQP2qQ
Di novità poi questa Cerimonia (e per estensione le Olimpiadi) ne ha riservate delle altre. Innanzitutto l'assenza della Corea del Nord. Tale decisione, presa un mese fa, non è scaturita da motivazioni politiche bensì sanitarie: Kim Jong-un non ha voluto inviare i suoi atleti, benché qualificati, per evitare contagi da Covid. Alcuni Paesi si sono presentati con un nome diverso, ufficialmente modificato nell'ultimo quinquennio quali lo Eswatili (ex Swaziland), la Macedonia del Nord e il Buthan che ha aggiunto il termine “Durussalam”, ossia “regno”. Tra gli atleti non poteva mancare l'oleato più fregno della sfilata: il mitico Pita Toufatofua; il rappresentante delle Tonga che da tre edizioni (ha partecipato anche ai Giochi di PyeongChang) si presenta solo con il tipico gonnellino isolano e 2 litri di olio in tutto il corpo. Ma non è stato l'unico a sfilare mezzo nudo! Anche un'altra isola oceanica, non molto lontana, ha scelto di far sfilare shirtless il proprio rappresentante. Così come Vanuatu che si è presentata con una coppia dai costumi stupendi. Gli abiti tradizionali, bisogna dirlo, son sempre affascinanti e tra le delegazioni ve ne sono alcuni davvero sensazionali; quali appunto Vanuatu e l'Angola. Curioso invece è l'entrata in scena della Francia subito prima del Giappone che quasi quasi è entrato in sordina; ma di certo l'assenza di pubblico non ha contribuito.
Tutti gli atleti si sono presentati nello stadio con la mascherina; be' quasi tutti perché la delegazione del Kirghizistan si è presentata senza, idem il Tagikistan e anche i portabandiera di altri Stati quali il Pakistan. Una mancanza di rispetto e di menefreghismo nei confronti delle regole e dei rigidi protocolli, nonché degli altri Comitati Olimpici, impressionante!
Invece "buone" nuove arrivano dall'Oceania e nello specifico dall'Australia. Infatti...
Yeah nah, coupla' athletes in here ay □
— #Tokyo2020 (@Tokyo2020) July 23, 2021
See ya in 2032 □#Tokyo2020 | #UnitedByEmotion | #StrongerTogether | #Olympics | @AUSOlympicTeam pic.twitter.com/dFekXmHSWt
Their country has just been chosen to host the 2032 Olympic Games!
— Olympics (@Olympics) July 23, 2021
Welcome to the Australian team. #AUS#OpeningCeremony | @AUSOlympicTeam pic.twitter.com/AbIB98I2Iv
I GIURAMENTI E LA CENTENARIA
Con uno stadio completamente vuoto, è incomprensibile la scelta degli organizzatori di far posizionare gli atleti al centro dello stadio, lasciandoli in piedi. Difatti qualcuno poi si è seduto a terra, mentre sul palco sotto la bandiera giapponese i sei rappresentanti degli atleti, degli arbitri e degli allenatori (due per ognuno, un uomo e una donna) proclamavano tutti insieme e in coro i fatidici giuramenti. È la prima volta che avviene una cosa simile; solo i due atleti, Ryota Yamagata (atletica) e Kasumi Ishikawa (tennistavolo) si sono distaccati, concludendo con un ringraziamento. L'avran fatto per risparmiare tempo? D'altronde doveva durare 3h e invece erano ancora a metà. Ovviamente tutta colpa degli atleti lumache che andavano pianino pianino.
Terminate le dichiarazioni ufficiali, è stato presentato un altro video con una protagonista d'eccezione: l'atleta olimpica centenaria Agnes Keleti, di cui potete leggere anche sul sito delle Olimpiadi. Questa donna, a partire dal 1936 dove ha gareggiato assieme a Jesse Owens davanti al baffuto malefico, ha visto (e ha pure partecipato a molte) in totale a ben 37 Giochi Olimpici di cui 20 solo Estivi. Lei c'è stata a Roma nel 1960 quando un ragazzo correva scalzo per i Fori vincendo la maratona e c'è stata anche quando nel 1972 ci fu l'attentato di Monaco. La sua presenza è servita per introdurre il secondo momento fatidico.
IL LOGO OLIMPICO E IL MESSAGGIO DI PACE
Infatti subito dopo sono comparsi nello stadio, tra le delegazioni, i volontari con degli enormi cubi colorati con i quali hanno formato poi il logo olimpico di Tokyo 2020. Lo stesso logo è comparso anche in cielo formato da 1824 droni. Una figata pazzesca! I droni poi si sono scomposti dando vita al pianeta Terra con tutti i continenti, |
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This is not the first time we've seen 'Imagine' featured at an #OpeningCeremony of an Olympic Games.
— Olympics (@Olympics) July 23, 2021
Take a trip down memory lane... □️#StrongerTogether #Tokyo2020 pic.twitter.com/MjNKYLG6UM
Al termine di Imagine in mezzo allo stadio è apparso il motto olimpico (in inglese) con una parola in più: Together, Insieme. Ciò ha introdotto il secondo momento ufficiale della Cerimonia: i discorsi. A iniziare, su un palco in mezzo agli atleti del Giappone, è stata la Presidente del Comitato Organizzatore Seiko Hashimoto la quale, visibilmente commossa, dopo l'inchino a Bach ha espresso il proprio ringraziamento e rispetto a tutti i volontari del Pianeta (naturalmente in giapponese):
Anche Bach, al quale poi l'ex ministro ha passato la parola e cui il Presidente del CIO ha ringraziato con un rispettoso inchino, oltre a dire le solite cose di sempre (ringraziamento dei volontari etc...), ha rimarcato queste difficoltà vissute da tutti nell'ultimo anno.
You did not know when you could train again. You did not know whether you could see your coach tomorrow. – IOC President Bach #Tokyo2020 #OpeningCeremony
— Christian Klaue (@ChKlaue) July 23, 2021
You did not know if your teammates would be with you for the next competition. You did not even know if this competition would take place at all. – IOC President Bach #Tokyo2020 #OpeningCeremony
— Christian Klaue (@ChKlaue) July 23, 2021
You had to face great challenges on your Olympic journey. Like all of us, you were living with great uncertainty through the pandemic. – IOC President Bach #Tokyo2020 #OpeningCeremony
— Christian Klaue (@ChKlaue) July 23, 2021
This is the unifying power of sport. This is the message of solidarity, the message of peace and the message of resilience. This gives all of us hope for our further journey together. – IOC President Bach #Tokyo2020 #OpeningCeremony
— Christian Klaue (@ChKlaue) July 23, 2021
The Olympic Games are officially open! ?
— EurOlympic (@EOCmedia) July 23, 2021
Good luck to the 5⃣2⃣2⃣9⃣ European athletes in Tokyo ?゚ヌᄉ
All 50 ENOCs have taken part in the Parade of Nations in the Tokyo Olympic Stadium ?ᄌマ
Thank you for representing your countries and our continent at #Tokyo2020 ? pic.twitter.com/49UNlqaMjg
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— #Tokyo2020 (@Tokyo2020) July 23, 2021
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┃ IT'S TIME! #TOKYO2020┃
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I PITTOGRAMMI E LA CULTURA
Il segmento successivo è stato forse l'unico davvero divertente ed emozionante (oltre all'accensione del braciere ovvio) di tutta la Cerimonia: i pittogrammi.
Nel corso delle varie Cerimonie di tutti i Giochi, anche quelli Invernali, sono quasi sempre stati presentati i vari sport in gara; ma i Giapponesi l'han fatto in un modo davvero folle! Attraverso dei pittogrammi...viventi. Il duo MASA & Hiro-Pon hanno ricreato tutti e 50 i simboli delle discipline sportive, subito dopo un video introduttivo che mostrava l'evoluzione grafica degli stessi da quando, proprio a Tokyo nel 1964 furono introdotti per la prima volta!
Poi silenzio, perché sulle note del Boléro di Ravel ecco comparire la Fiamma Olimpica. A portarla sono anche qui due campioni penta-iridiati un uomo e una donna: Tadahiro Nomura e Saori Yoshida. Il loro percorso è breve, perché subito hanno trasferito il fuoco di Olimpia nelle mani di tre leggende della pallacanestro nipponica: Shigeo Nagashima, Sadaharu Oh e Hideki Matsui, quest'ultimo ex giocatore dei NY Yankees. Uno di loro tre è affetto da disabilità visiva (quasi completamente cieco) e motoria (difficoltà nei movimenti) e difatti si è concesso una breve camminata (alquanto comprensibile) prima di consegnare la Fiamma a un medico e a un'infermiera (il riferimento è ovvio), i quali hanno poi passato il testimone a Wakako Tsuchida, atleta paralimpica in carrozzina. Il concetto di diversità nell'unità alla base del logo di Tokyo 2020 è quindi sempre presente e la voglia di dimostrare che siamo tutti uguali è stata fortemente rimarcata.
Anche a Tokyo, come a Rio e Londra, il calderone si trova all'interno dello stadio, ben visibile dall'inizio della Cerimonia perché illuminato a giorno. La forma ricorda quella del famoso monte Fuji con alla sommità una sfera. Ma... ma nasconde una sorpresa, perché questa montagna si è aperta lasciando apparire una scala e in alto la sfera si è schiusa in uno stilizzato sakura, il fiore di ciliegio simbolo del Giappone. Però questo è bianco. Bello?! Mah, anche sì solo che l'effetto sorpresa sarebbe stato molto più stupefacente se si fosse trovato sul tetto dello stadio o fuori, come per Atene 2004 e Torino 2006. Ma c'è un motivo per cui non l'hanno fatto: il tetto è di legno e acciaio.
I Giochi quindi sono ufficialmente aperti e già da oggi fioccheranno le prime medaglie!
Bella? Brutta, questa Cerimonia?
Come ho detto in apertura le aspettative erano molto alte e ha deluso un filo. Usando le parole dei nostri due commentatori, Franco Bragagna (che non è stato zitto un attimo!!! Come al suo solito) e Julio Velasco (sì, proprio l'ex allenatore di pallavolo che ha detto 2 cose in croce, anche per colpa di Bragagna) è stata molto minimal e molto “soppesata”; nel senso che i Giapponesi hanno cercato di non strafare, forse per una questione di rispetto nei confronti del periodo che abbiamo trascorso e stiamo ancora vivendo, andando incontro ai relativi possibili commenti delle persone: se avessero fatto festone, ci sarebbe stato chi si fosse lamentato; realizzando invece un simile spettacolo basic qualcuno (come ha fatto il sottoscritto) avrà trovato la Cerimonia molto sottotono e “banale”, poco entusiasmante. Aspettative quindi deluse da un Paese, invece, da cui ti aspetteresti invece grandi cose.
E con questo è tutto.
Ricordo che potete trovare il programma di gare QUI.
Note
1: I nomi delle personalità sono stati scritti all'occidentale (prima il nome e poi il cognome)
Aggiornamento: aggiunto paragrafo su Brisbane 2032 e video pittogrammi. (Aggiornato il 14/08/2021).