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Molto ma molto meglio!
Sfortunatamente gran parte dello spettacolo è stato rovinato dalle chiacchiere inopportune tra i due cronisti presenti allo stadio (Di Bella e Arrigoni) con quelli, invece, in collegamento dagli studi di Milano. Inopportune perché, per quanto fossero argomenti interessanti e doverosi (quali la corretta terminologia da usare), sono state espresse nei momenti sbagliati.
Tonight, we will be taking off to the world of Para sport, led by The Little One-Winged Plane, who dreams of someday flying with the other ✈️
— #Tokyo2020 (@Tokyo2020) August 24, 2021
The first leap can be the most difficult and this is no different for her.
Tune in to the #OpeningCeremony to follow the story! ?
The Para Airport is the stage for the #Paralympics #OpeningCeremony
— #Tokyo2020 (@Tokyo2020) August 24, 2021
This is the hub where Para athletes from all over the world meet. It’s the place where change begins✈️#Tokyo2020 #UnitedByEmotion
Dopo un countdown divertente ritmato con 3 battiti di mani dai volontari (il 3 tornerà sempre durante la Cerimonia), hanno fatto subito la loro apparizione Sua Maestà Imperiale Naruhito e il Presidente del Comitato Paralimpico Internazionale Andrew Parsons. Come già si era visto durante le Olimpiadi, anche qui tutte le autorità presenti sul palco si sono inchinate all'ingresso del sovrano. È affascinante la forma di rispetto diffusa in Giappone.
Naturalmente ciò ha comportato la chiamata in scena della bandiera giapponese, portata da Miki Matheson (3 volte campionessa di corsa di velocità su slittino), Mineho Ozaki (atletica, 4 ori consecutivi), Taiyou Imai (giocatore di volano), Erina Yuguchi (velocista), Kaori Icho (lottatrice) e dal membro della “protezione civile” Takumi Asatani. i quali successivamente l'hanno consegnata ai rappresentanti delle Jeitai, le forze di autodifesa del Giappone. Infatti il Paese del Sol Levante, per Costituzione e per imposizione, non può possedere un esercito e forze militari, per cui queste Jeitai costituiscono una sorta di forze ausiliari con compiti di sicurezza interna dello Stato (polizia, pompieri, finanza ecc..). L'inno nazionale Kimigayo è stato cantato da Hirari Sato, una bambina dodicenne ipovedente.
Terminato l'inno, è iniziato lo spettacolo vero e proprio con tutti questi volontari con diverse disabilità vestiti da operai (ricordavano molto Super Mario; è stato molto divertente), che hanno iniziato ad azionare delle leve e dei macchinari al centro del palco, mentre la grafica disegnava ingranaggi e rotelle. Le macchine, simboleggianti le protesi e/o i mezzi di sostegno delle persone affette da disabilità (es: le carrozzine), hanno messo in moto il palco che è andato via via trasformandosi; e mentre gli operai “lavoravano”, sono comparsi sulla scena degli artisti circensi. Con la loro variopinta esibizione hanno formato sul palco il logo delle Paralimpiadi, gli Agitos, ossia le “gocce” in movimento, realizzati con degli enormi palloni gonfiabili. Il motivo di tale scelta sta nel vento, elemento naturale su sui si fonda la Cerimonia di Apertura, quale simbolo incostante di mobilità. D'altronde lo slogan della Cerimonia è: We have wings, cioè “(anche noi) abbiamo ali” per volare e sognare e fare grandi cose.
ENTRANO GLI ATLETI
Un video con tutti gli sport presenti in questa edizione dei Giochi Paralimpici (le new entry sono badminton e taekwondo) ha anticipato l'ingresso delle Nazioni partecipanti, naturalmente secondo l'alfabeto giapponese. Le varie delegazioni sono state annunciate come se fossero voli di un aeroporto, perché il palco e lo stadio sono stati trasformati infatti in un para airport. Il gioco di luci e scritte è stato molto accattivante. Ora però vengono le note dolenti, le brutte notizie.
Sì perché molti Paesi, quali il Brasile e l'Australia, hanno deciso di inviare alla Cerimonia solamente i portabandiera o comunque pochi atleti, preferendosi isolare nel Villaggio per la paura di possibili contagi. Per lo stesso motivo e come per le Olimpiadi, la Corea del Nord non ha proprio permesso ai propri atleti di gareggiare e quindi non si è presentata. Pertanto la sfilata si è drasticamente ridotta. Fatto ancora più grave riguarda però l'Afganistan. Le recenti preoccupanti vicende che hanno colpito lo Stato (se non lo sai i talebani hanno preso il potere, fondando un emirato islamico) non solo hanno intaccato la stabilità politica, ma anche quella sportiva; difatti dietro la bandiera, portata da un volontario e che ha sfilato come “forte di pace” (stando a quanto comunicato ufficialmente), non c'era nessun atleta afgano.
Afghanistan's?? flag was flown tonight at the #OpeningCeremony as an "act of solidarity and peace".
— #Tokyo2020 (@Tokyo2020) August 24, 2021
Passando a momenti decisamente più rosei, bisogna innanzitutto ricordare che a differenza delle Olimpiadi, qui la Grecia è una semplice ospite come qualsiasi altra Nazione. Per questo ha sfilato assieme a tutti gli altri. Ecco, c'è da dire che gli atleti non sono entrati tutti belli ordinati in fila. No. Proprio come in un aeroporto, dove i gate sono raggiungibili da varie direzioni, anche la comparsa delle Nazioni nello stadio è avvenuto da 2 entrate diversi; e mentre loro sfilavano, sul piccolo palco rotondo al centro dello stadio veniva proiettata la bandiera e il nome del Paese. Da essa poi partiva un vento animato con i colori della bandiera che si agitava seguendo, pare, l'inno nazionale. Ogni “vento” era dunque personalizzato. Il colpo d'occhio è stato spettacolare. Come se non bastasse, sul ledwall circolare tra gli spalti venivano proiettati i nomi degli atleti coinvolti.
Forza Italia!#OpeningCeremony pic.twitter.com/7Uu4t1gTcC
— #Tokyo2020 (@Tokyo2020) August 24, 2021
A chiudere il corteo sono stati gli Stati Uniti, la Francia e infine il Giappone. E non a caso. Infatti, Giappone a parte, le altre due Nazioni non hanno seguito l'alfabeto ma gli è spettato una sorta di posto d'onore in quanto future organizzatrici dei Giochi. Bisogna però sottolineare che la scelta di far entrare gli USA verso la fine è anche dettata dal profondo rispetto e riverenza, che i Nipponici sentono nei confronti degli statunitensi; per quanto siano stati massacrati non più tardi di 76 anni fa.
IL PICCOLO AEROPLANINO
Una volta che anche l'ultimo atleta si è seduto e dopo i fuochi d'artificio, è entrata una bambina di 13 anni, Yui Wago, affetta da disfunzione articolare superiore e inferiore, la quale ha inscenato la storia de Il piccolo aeroplanino con una sola ala. Infatti la bambina, a cui è stato fatto un taglio di capelli orrendo povera (assomigliava a Kanjuro cavolo! Non fosse che lui ha i capelli lunghi davanti) e che non aveva MAI recitato prima, era seduta su una sedia a rotelle trasformata in un aeroplanino a cui mancava un'ala e che aveva paura di volare. Per incoraggiarla sono comparsi altri tipi di aerei e di ali, i quali hanno dimostrato alla bambina che tutti ce la possono fare. Difatti questa storia è una metafora che ci riguarda tutti, non solo le persone affette da disabilità, perché si basa sul concetto che se ci facciamo forza e coraggio, possiamo fare qualsiasi cosa e raggiungere qualsiasi obiettivo. Ma questo aeroplanino era troppo spaventato e così è corso via!
I DISCORSI UFFICIALI
Con l'uscita di scena di Yui, si è passati ai momenti ufficiali canonici: ossia ai discorsi. Come sempre ha iniziato la Presidente del Comitato Organizzatore, la signora Seiko Hashimoto, la quale ha ringraziato gli atleti e ha manifestato tutto il suo «più profondo rispetto » nei loro confronti perché « condividono una forza e una determinazione autentiche nate dal confrontarsi (lottare) con circostanze straordinarie e alle volte travolgenti. (…) Gli atleti paralimpici – ha aggiunto – sono la testimonianza del nostro infinito potenziale come esseri umani e del nostro potere di spingerci oltre i nostri limiti. »
Tr: “Per favore dateci la speranza e la forza di resistere mentre assistiamo come tutti voi avete lottato per raggiungere questo palco.
Poi è stata la volta del Presidente del Comitato Paralimpico Internazionale Andrew Parsons, il quale non è stato da meno e, anzi, ha usato dei toni molto forti nei confronti di tutta la società. Ha ribadito sopratutto quanto sia necessario un cambiamento nei modi e nelle parole con cui ci rivolgiamo alle persone affette da disabilità e, a tal scopo, ha lanciato il programma decennale #Wethe15, il quale ha proprio lo scopo di sensibilizzare la società e ricordare a tutti che le persone disabili rappresentano, per l'appunto, il 15% dell'umanità. Sono 1,5 miliardi gli uomini e le donne nel mondo con disabilità di ogni genere e categoria e devono essere trattate con rispetto come tali, cioè come persone. Su questo Pearson c'è andato giù pesante, giustamente.
who and what you are.
"You are the best of humanity and the only ones who can decide who and what you are" @parsonsandrew ❤️□□ #Paralympics #Tokyo2020 #OpeningCeremony #WeThe15 pic.twitter.com/JiT8FOSa14
— Paralympic Games (@Paralympics) August 24, 2021
Poi come di consueto a ringraziato tutti, così come aveva fatto nelle battute iniziali del proprio discorso quando ha dichiarato:
Tr: “Noi (il CPI) ringraziamo i nostri ospiti per la fiducia nel consegnare dei Giochi sicuri per gli atleti e gli arbitri, ma anche (sicuri) per la società Giapponese. Dal profondo del mio cuore, grazie Giappone! Grazie Tokyo!”.
Terminato il discorso, è stato mandato in onda il video promozionale del progetto Wethe15 che potete vedere di seguito.
People with disabilities make up 15% of the world’s population.
— Paralympic Games (@Paralympics) August 18, 2021
Let’s break down the barriers that keep us apart. #WeThe15 pic.twitter.com/onlxaYxPC5
The #Tokyo2020 Paralympic Games are officially open! #UnitedByEmotion | #Paralympics
— #Tokyo2020 (@Tokyo2020) August 24, 2021
L'apertura ufficiale dei Giochi, celebrata coi classici fuochi artificiali, è stata seguita dall'ingresso della Bandiera Paralimpica, la quale è stata portata da: Monika Seryu (canoa) e Uchu Tomita (nuotatore) del Giappone; Johannes Floors (atletica) della Germania; Liliane Mukobwankawe (parapallavolo) del Ruanda; Laurentia Tand (equitazione) di Singapore e Fabio Torres (pesi) della Colombia. Accanto a loro vi era una volontaria che traduceva le frasi pronunciate dagli speeker nella lingua dei segni. I sei hanno poi consegnato il vessillo ai rappresentanti delle forze di autodifesa che l'hanno issata, mentre veniva eseguito l'Inno Paralimpico da una banda composta da giovani musicisti con differenti disabilità.
Anche i giuramenti paralimpici, come quelli olimpici, sono avvenuti all'insegna delle pari opportunità e dell'uguaglianza di genere. Perciò sono stati scelti un uomo e una donna per rappresentare gli atleti, un giudice uomo e un'allenatrice. I loro nomi sono: il tennista in carrozzina Shingo Kunieda (si legge “Scingo”); la giocatrice di goalball (sport esistente solo nelle Paralimpiadi, senza corrispettivi olimpici) Rie Urata; l'arbitro Nobuyuki Azuma (nonché schermista) e l'allenatrice di nuoto Yumiko Taniguchi (si legge “Taniguci”).
DAI PICCOLO AEROPLANO!
E sì, è tornata sul palco il Yui Wago con il suo piccolo aeroplanino, ancora impaurita e contraria a ogni tentativo di volo. Benché la bambina non parlasse, la sua “voce” era interpretata dalla musica di un violino, suonato da una musicista senza un braccio. La cosa straordinaria di questa donna è che il braccio amputato è proprio quello che avrebbe dovuto tenere l'archetto. Perciò attraverso un sistema di leve meccaniche, lei riesce comunque a suonare. Senza parole!
Nello stadio, a voler incoraggiare ulteriormente la bambina, è entrato un camion tutto illuminato da luci al neon sul quale era seduta una comparsa in carrozzina, che ha iniziato un dialogo “musicale” con Yui. Il camion poi si è aperto rivelando al suo interno 4 musicisti disabili che, assieme ai ballerini, hanno cercato di convincere la bambina a tentare il volo. Emozionante è stata la coreografia eseguita da un ballerino privo di una gamba (rimpiazzata per l'occasione da una protesi luminosa) e da un altro a cui era stato amputato tutta la parte bassa del corpo, dal tronco in giù. Tanto la coreografia quanto la musica hanno poi finalmente inferto coraggio nella bambina che ha preso lo slancio per eseguire un volo simbolico. La morale è semplice: ascoltando i consigli e facendosi aiutare lavorando assieme, si riesce a superare qualsiasi ostacolo.
LA FIAMMA SI ACCENDE
Con l'uscita di scena definitiva dell'aeroplanino, è stato trasmesso il video del viaggio della Fiamma Paralimpica la quale, almeno apparentemente, non è stata accesa a Stoke Mandeville bensì in varie città giapponesi e in diversi modi. Ma non si è capito molto bene. Al rientro nello stadio, l'esibizione dell'attrice e ballerina Morita Kazuyo, affetta da spina bifida, ha annunciato l'arrivo della Fiamma. Torna quindi il numero 3, tre come le Agitos, nei tedofori. I primi sono stati Kuniko Obinata (5 volte sciatrice paralimpica), Masahiko Takeuchi (si legge “Tacheuci”; campione paralimpico a Tokyo 1964) e Mayumi Narita (15 volte campionessa paralimpica di nuoto). Costoro hanno poi consegnato il Fuoco ad altri tre tedofori: il medico Taro Nakamura, l'infermiera Tamami Tamura e lo specialista in protesi Fumio Usui; esempi lampanti sia della lotta al Covid che dell'impegno nel superamento delle barriere delle disabilità. La Fiamma è stata poi passata ai tre tedofori finali Yui Kamiji (tennista in carrozzina), Shunsuke Uchida (giocatore di boccia) e Karin Morisaki (campionessa di pesi), i quali hanno acceso il braciere. Acceso per modo di dire dato che il centro, da cui esce l'idrogeno (meno inquinante), era troppo distante per loro. Su questo gli organizzatori hanno sbagliato; sarebbe stato meglio far abbassare il fiore e poi, una volta acceso, alzarlo alla giusta posizione.
Ecco, questo è quanto successo alla Cerimonia di Apertura dei XVI Giochi Paralimpici di Tokyo 2020.
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Grazie per aver letto sin qui.