Explota explota!*
Il musical, che è una coproduzione italo-spagnola (più spagnola che italiana), racchiude in sé molti dei grandi successi di Raffaella Carrà. È stato girato nel 2020 e sul finire dello scorso anno è uscito al cinema nella penisola iberica.
L'impressione generale che ho avuto è stata semi-positiva, perché molte cose non mi hanno del tutto convinto. Bisogna però fare una premessa: come la protagonista ha dichiarato nel Making of, « il film non parla di Raffaella, però sì parla di lei », nel senso che non è una biografia ma chiaramente, essendoci molte sue canzoni, la sua personalità e il suo spirito creativo in qualche modo hanno permeato il film; perciò è impossibile non guardarlo senza pensare a lei. Detto questo, bisogna quindi tener ben chiaro che il film non parla di lei.
L'idea che mi sono fatto è che il regista, per quanto bravo, avesse in mente Mamma mia come modello o quanto meno che quel musical fosse ben presente nella sua testa al momento di dirigere il progetto. Lo stesso vale per gli sceneggiatori. Però purtroppo il prodotto finale non è nemmeno lontanamente comparabile. Non parlo a livello di cast o di effetti speciali o budget, mi riferisco in primis proprio al copione e alla regia. La storia infatti è interessante certo, ma è “banalotta”: è la classica storiella della ragazza che scappa per trovare la felicità e incontra l'amore per caso. Ha un po' stufato. Ciò che l'ha invece resa interessante è semmai l'ambientazione e il modo in cui il regista ha saputo valorizzare e ricreare il contesto storico della fine della dittatura franchista, con questa voglia di cambiamento. Ma torniamo alle critiche. Un altro elemento di disparità con Mamma mia riguarda l'inclusione e l'armonia delle canzoni con i dialoghi e le scene. Se nel film statunitense la trama è stata composta attorno ai brani degli ABBA (vale a dire che tutta la storia è stata scritta in base agli stessi), i quali sono stati leggermente riadattati per l'occasione, qui invece si assiste al lavoro opposto: prima hanno steso il copione e poi hanno inserito le canzoni a seconda della scena. Questa sensazione è palpabile fin da subito: prendiamo come esempio Adios amigos che compare nelle primissime battute. Si sente (e si vede) che non c'è armonia tra la sequenza e l'incipit del brano; sembra molto macchinoso e non risulta fluido. La stessa situazione la si avverte con il Tuca tuca. C'è uno stacco troppo netto tra le due sequenze. Prendendo l'inizio di Mamma mia come paragone, il colpo d'occhio è evidente. Non so se ti è chiaro, caro lettore/trice, cosa voglio dire: in questo musical non c'è molta armonia; le canzoni iniziano senza una dissolvenza che vada a combaciare con la sequenza precedente e sopratutto non sono integrate, spesso, con il testo. Riprendiamo Adios amigos: a Maria viene chiesto se sta bene, lei risponde di no e tac! Iniziano a cantare e il testo non concorda. Avrebbero potuto inserire una breve frase per riallacciarsi. In breve, il montaggio di alcuni brani è pessimo. Per farti capire meglio il mio discorso, andando avanti col film, le canzoni Ballo ballo, Luca e Caliente caliente sono state invece inserite alla perfezione perché, forse, gli sceneggiatori hanno capito come si fa. La sequenza di Luca poi è spettacolare; benché si discosti leggermente dal contesto (ma in positivo!) con tutte le luci etc; il risultato finale è sorprendente. Forse una delle canzoni migliori. Anche Hay que venir al sur è stupenda, perché è stata ricreata una situazione che, in qualche modo, ricorda il brano. Ma questa armonia non è possibile evincerla guardando il film in italiano.
Difatti essendo il musical girato in Spagna, gli attori hanno eseguito gli adattamenti spagnoli dei brani di Raffaella Carrà (che là hanno avuto lo stesso enorme successo che ebbero qui), come è ovvio che sia. Perciò se vedendo il film avvertissi una discrepanza nel doppiaggio cantato è perché la distribuzione italiana ha voluto (giustamente o no) inserire le versioni originali italiane. Quindi i doppiatori hanno dovuto registrare nuovamente i brani, cercando di andare in concerto con il labiale degli attori. Il risultato finale è, come puoi capirlo, insoddisfacente e a volte comico; sentire Tanti auguri cantata su una sequenza di flamenco proprio non si può! Con ciò non mi sto contraddicendo da quanto espresso finora, perché il montaggio è uno e non cambia nulla se il testo è italiano o spagnolo. Difatti, ripeto, Luca tanto in italiano che nella versione iberica è stupenda; ma anche Ballo ballo non è venuta male.
Passando al cast ci sono dei nomi molto importanti, alcuni anche conosciuti in Italia. Riguardo Ingrid Garía-Jonsson non c'è molto da dire; è stata brava nell'interpretare la propria parte. Verónica Echegui è molto simpatica, molto elettrizzante e il suo personaggio le si addice alla perfezione. Invece Fernando Guallar (già visto in Velvet), qui nel ruolo di Pablo Cuesta il figlio del censore, è il classico belloccio alla sua seconda apparizione cinematografica; tutto sommato non dispiace e anzi è stato molto convincente. Idem dicasi per Giuseppe Maggio (Tutti insieme all'improvviso, La compagnia del Cigno) il quale, a quanto pare, ha recitato in spagnolo e non è stato neppure doppiato nella versione originale. Tanto di cappello. In ogni caso, seppur piccola, ha saputo interpretare bene la propria parte. Venendo ai più noti, ritroviamo una quasi irriconoscibile Natalia Millán, che in Italia è conosciuta sopratutto per il ruolo di Adela in Paso adelante. Quanti ricordi! Invecchiata un botto (ma bene), interpreta Rosa, la conduttrice di un varietà serale di ballo e canto che prende il suo nome (“Le sere di Rosa”). Al suo fianco vi sono Fernando Tejero (Aquí no hay quien viva, devi vederlo!), un grande attore comico che recita nel ruolo del direttore dello spettacolo di Rosa e Pedro Casablanc (l'arcivescovo Carrillo di Isabel), impersonante il censore della TVE, un uomo austero, iper-cattolico, fedele al Regime e conservatore ai limiti dell'estremismo. Essendo Casablanc un attore con la maiuscola, che abbiamo saputo apprezzare già in Isabel e in altre produzioni, in Ballo Ballo non è stato da meno e ha saputo incarnare appieno lo spirito dell'epoca di una parte degli Spagnoli. L'unico problema, non dovuto a lui ma al copione, è il cambio repentino di carattere nella sequenza finale che è totalmente incomprensibile. Vi sono poi da segnalare anche due personaggi che non sono proprio degli attori: il coreografo Toni Espinosa e la costumista Cristina Rodríguez, i quali hanno recitato dei brevi cameo nei loro rispettivi compiti. Questa commistione tra realtà e finzione mi è piaciuta molto. Dulcis in fundo c'è lei, Raffaella Carrà, che la si può vedere in una breve apparizione. Non sto svelando nulla, anche perché la puoi vedere nel trailer e quindi già lì la sorpresa è bella che bruciata. Ciò che mi ha fatto incazzare ma molto, è che il suo nome non compare nei titoli di coda. Non è menzionata da nessuna parte e questo onestamente mi ha infastidito. La vedo come una mancanza di rispetto; non tanto per la sua recente scomparsa (era ancora viva quando è uscito il film), ma per la gentilezza che ha avuto nel presentarsi sul set, parlare con tutti e concedere i diritti per le canzoni. Inserire il suo nome mi sembrava doveroso.
Per quanto riguarda il doppiaggio italiano, nulla da dire perché tutte le voci sono state al 100% azzeccate! Complimenti al direttore/trice.
Altre cose da aggiungere? Direi di no. Il regista ha dichiarato che voleva rappresentare una Spagna colorata sia nei costumi che nel contesto sociale e direi che c'è riuscito benissimo, anche grazie all'aiuto di un direttore della fotografia molto competente. Le scene girate a El Retiro sono spettacolari.
Consigliato? Mah, sì per passare il tempo; però si sarebbe potuto fare di certo meglio.
Valutazione finale: 😐
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* Tr. "Scoppia scoppia". Sono l'incipit del ritornello della versione spagnola di "A far l'amore comincia tu".