And before I leave, let me show you Tel Aviv
Per poterne parlare dobbiamo fare prima un bel riassunto delle puntate precedenti con un “come siamo arrivati fin qui?”.
Vi avevamo lasciato con la disputa tra KAN-UER e il governo di Netanyahu sulla questione della caparra di 12 milioni (robetta insomma), che la TV organizzatrice israeliana avrebbe dovuto versare all'UER come garanzia per la realizzazione della manifestazione canora. Le fasi di questa discussione in breve sono state:
- 27/7: l'UER lancia l'ultimatum: o ci pagate entro 4 giorni o l'edizione in Israele salta;
- 27/7-1/8: la KAN/IPBC chiede i soldi al Governo; questo non li concede e propone il prestito. All'inizio la KAN non accetta e poi ci ripensa;
- 1/8: scade l'ultimatum, la KAN non ha ancora i soldi così implora l'UER e questa concede una proroga di due settimane;
- 14/8-16/8: la KAN non paga e si incazza (partono minacce) con Netanyahu per il mancato bonifico. Intanto Netanyahu e i suoi minacciano di chiudere la TV e di fare strage se l'ESC non si fa a Gerusalemme e l'UER si incazza. Si paventa un trasferimento in Austria;
- 16/8: il Governo concede i soldi e la KAN paga. Inizia la selezione della città ospitante.
Mentre era ancora in atto lo scontro sulle città candidate (Gerusalemme sì, Gerusalemme no) e la questione soldi non era ancora digerita, comportando così che l'edizione israeliana fosse fortemente a rischio, il 21 agosto dal nulla un uomo ha alzato la mano e ha preso la parola annunciando che avrebbe volentieri aiutato la KAN finanziariamente. E chi sarà mai 'sto benefattore dal cuore d'oro, che disinteressatamente (pff) si è offerto a sborsare fior di soldi? Naturalmente un milionario canadese di origine ebraica, già noto per altre vicende filantropiche e rispondente al nome di Sylvan Adams. Dobbiamo a lui e ai suoi 80 milioni di dollari, se quest'anno il Giro d' “Italia” è iniziato in Israele. Ora vorrebbe assicurare il successo all'edizione 2019 dell'Eurovision e nel caso ciò avvenisse, Mr. Adams avrebbe certamente un bel tornaconto... mica scemo. Inoltre la Storia si ripeterebbe, dato che una cosa simile già accadde nel 1993. Staremo a vedere.
Tuttavia, se si è riusciti a risolvere il problema soldi, non si può dire lo stesso di quello riguardante la sede ospitante. Come avevamo già accennato più volte, mentre Netanyahu insisteva su Gerusalemme arrivando a minacciare mezzo mondo, l'UER rimaneva cauta cercando varie opzioni. Alla fine si è fissata una corsa a cinque (Gerusalemme, Tel Aviv, Eilat, Haifa e Petah Tivka), poi ridotta a tre (le ultime due si son defilate).
Il 27 agosto Jon Ola Sand (capo supremo dell'Eurovision) e Nadja Burkhardt (supervisore della manifestazione) sono volati in Israele per visitare le tre candidate assieme ai rappresentanti della KAN. La prima a essere supervisionata è stata Gerusalemme con la location di recente costruzione Pais Arena (costata 85mln di euro e aperta nel 2014, vicinissima al confine palestinese), scelta come la più papabile. Durante la visita, la delegazione UER-KAN ha anche discusso sui vari impianti, sugli hotel a disposizione e sull'organizzazione del trasporto in modo da facilitare lo spostamento dei partecipanti.
Mr. Sand ha dichiarato di non essere spaventato sulle richieste di boicottare l'evento da parte di vari Paesi europei (Irlanda in primis) perché non si è “parlato seriamente” di ciò, specialmente tra i membri del Reference Group (ipotizziamo si riferisca a queste persone, in quanto non è molto chiara la sua allusione). Al contrario, quest'ultimi “sono tutti rassicurati e tutti credono che Israele riesca a ospitarlo senza problemi (l'ESC, n.d.a), non hanno alcun problema a volare fin qui o perlomeno non hanno espresso nulla a riguardo, perciò siamo sicuri che riusciremo a invitare tutti quanti (i.e. tutti i Paesi) e che questi accetteranno”, ha affermato il boss dell'Eurovision. Ma se su questa problematica è parso sereno, riguardo la petizione da parte dei fondamentalisti religiosi e del Ministro della Salute Litzman (rispettare lo Shabbat se l'evento si tenesse a Gerusalemme), il viso di Mr. Sand si è acceso e la sua voce si è fatta più ferma e decisa! Ha ribadito con estrema chiarezza che per organizzare e dare vita a un evento come l'Eurovision Song Contest è necessario, anzi doveroso, essere in grado di lavorare
24/7 per tutto il periodo e non solo durante la settimana di produzione (ossia quella di maggio, n.d.a.), ma anche nelle settimane precedenti quando si allestisce il palco e si sistema la location. Mi dispiace dirlo, ma non c'è modo che l'ESC possa essere ospitato ovunque senza avere la possibilità di lavorare anche durante i sabati; è assolutamente impossibile ed è fondamentale per noi,
La giornalista poi ha commentato la quotidiana attenzione mediatica sulla vittoria di Netta che sta imperversando in Israele come se fosse qualcosa di unico, pensando di essere alquanto speciali (come i loro amici americani) e si è quindi rivolta al Capo Supremo chiedendo, appunto, se dal p.d.v. dell'UER tale fatto sia una eccezione. La risposta di Mr. Sand è stata stupenda, un vero colpo al cuore israeliano: “in realtà è la stessa storia ovunque ogni anno; nel Paese vincitore, l'artista ottiene sempre molta visibilità”, detta sommariamente. A ciò la giornalista ha ribadito “ma quindi non siamo speciali?” e Sand ha risposto: “no, direi di no”. Fine, gioco, partita!
L'intervista è avvenuta il 29 agosto scorso e già circa una settimana più tardi, il 4 settembre, ecco che l'UER e Netanyahu (& Co.) sono tornati ai ferri corti. La problematica questa volta riguarda alcune dichiarazioni e azioni generiche perpetuate dall'Esecutivo contro alcune minoranze sia etnico-religiose che culturali. Proprio a Tel Aviv, nei mesi scorsi, c'è stata una manifestazione da parte della comunità LGBT contro la nuova legge sulla maternità surrogata (che li discriminerebbe, esclundendoli) e anche sul decreto dello Stato-Nazione che Netanyahu ha fatto approvare al Parlamento, il quale identifica Israele come stato etnico ebraico. Su quest'ultima norma anche il Vaticano e le comunità cristiane in Terra Santa (tutte, dagli armeni agli ortodossi, ecc...) si sono espresse negativamente, in quanto contravvenente la Risoluzione 181 dell'ONU e la Dichiarazione d'Indipendenza di Israele. Ma tutto questo cosa centra con l'Eurovision? Ebbene, proprio a causa di questa deriva estremista religiosa, l'UER ha inviato una lettera al Governo obbligando Netanyahu a permettere a chiunque di entrare nel Paese e assistere così all'evento, impedendo quindi qualsiasi tipo di restrizione di carattere religioso, etnico o di genere/sessuale nei confronti di qualsiasi visitatore; in pratica l'UER ha ribadito fermamente una tesi già espressa nei mesi scorsi, che la politica non deve assolutamente interferire con la produzione del programma (cosa che ormai ha già fatto). Ce la farà? Diciamo che si potrebbe propendere per un 98% di SÌ, perché impedire a certi gruppi di entrare implicherebbe dure conseguenze per l'organizzazione. E mentre l'UER affilava i coltelli, la KAN ne ha approfittato per tirar fuori un po' la voce e rincarare la dose, spingendo il Reference Group a scegliere Tel Aviv. Quali che siano le reali motivazioni per questa preferenza non ci è dato sapere, ma sospettiamo che in primo luogo sia proprio per rompere le palle al Governo (che punta sempre su Gerusalemme), con cui anche l'emittente è ai ferri corti. Ma un'altra motivazione, lo abbiamo già accennato, è il carattere laico e moderno della città nonché meta principale di diverse comunità, specie quella LGBT la fan numero 1 dell'evento. E infatti il sindaco di Tel Aviv avrebbe pensato al Charles Clore Park come location per l'Eurovision Village, in quanto traguardo finale del Pride israeliano. Insomma, se Gerusalemme per Netanyahu&Co. ha una valenza politica e religiosa, Tel Aviv ha un'importanza più culturale e sociale maggiormente appetibile per un evento di tale rilevanza (e poi sarebbe la prima volta per la città).
Si giunge quindi alla notizia di apertura a questo “articolo” uscita, come detto, ieri su Twitter attraverso un comunicato video di Mr. Sand (che potete trovare anche sul Tubo).
The Host City for the Eurovision Song Contest 2019 is...
— Eurovision (@Eurovision) 13 settembre 2018
? Tel Aviv, Israel ??
? Semi-final 1 - 14 May
? Semi-final 2 - 16 May
? Grand Final - 18 May
? Tweet using #Eurovision #ESC2019
➡️ Learn more about the host city on our website: https://t.co/Wz3aOCXrX9 pic.twitter.com/zTEtlgUx8G
In una nota, che si può leggere sul sito ufficiale dell'Eurovision, Frank-Dieter Freiling (capo del Reference Group dell'ESC e quindi di coloro che han preso la decisione finale) ha ribadito le parola di Mr. Sand e ha aggiunto che “ci aspettiamo di ricevere garanzie dal Primo Ministro in settimana riguardo alla sicurezza e alla libertà di movimento di chiunque venga all'evento. Queste garanzie sono imperative per noi per continuare con la pianificazione della manifestazione per garantire l'incolumità dei visitatori e sostenere i valori di diversità e inclusivity dell'Eurovision Song Contest”.
Oltre alla sede ospitante sono state rivelate anche le date ufficiali dell'evento che si terrà il 14 – 16 – 18 maggio 2019, replicando quindi il periodo di Malmö 2013. I biglietti saranno disponibili a partire da fine anno.
Per ora è tutto, stay tuned!
Fonti: Twitter, Eurovision.tv, Euronews Italia.