La nuova TV nazionale rischia grosso! (e così l'ESC)
Questa notizia è del 26 luglio giorno in cui la KAN, la TV nazionale rimpiazzante la IBA, ha richiesto (per non dire esatto, v.v. esigere) i 12 milioni al Governo come somma extra al budget già stimato sui 190 milioni di sicli, circa 45 milioni e rotti di euro al cambio attuale, da ottenersi in 5 giorni. Apriti cielo! Non avessero mai osato! Questa è stata la scintilla per lo scoppio di un botta e risposta infuocato tra l'esecutivo e l'emittente.
Il primo round si è concluso con Netanyahu e i suoi che si sono rifiutati di pagare la somma dovuta; così la IPBC (KAN in ebraico) ha indirizzato una dura lettera di protesta al Governo. Ciononostante quest'ultimo, nelle persone del Ministro della Comunicazione e in quello delle Finanze, ha controproposto alla TV di ottenere i soldi tramite un prestito temporaneo e l'emittente si è naturalmente rifiutata. Tutto questo è successo a pochissimi giorni dalla scadenza. Ora, la domanda sorge spontanea: se c'è già un budget, perché chiedere soldi extra? La risposta è alquanto semplice: il budget NON è ancora stato concesso, ma è un fondo apparentemente congelato; perché sia reso disponibile, infatti, il governo dovrà emanare una direttiva ad hoc da presentare presumibilmente al Parlamento, al quale spetterà il compito di darne il via libera. Dopo tutto si tratta di soldi pubblici.
Arriviamo così al 31 luglio, cioè a un giorno dalla scadenza, con la notizia ufficiale dell'assoggettamento della KAN alle condizioni dell'Esecutivo e quindi all'accettazione dei 12 milioni in prestito; quindi l'odissea finisce? Naturalmente no, perché ad oggi (14 agosto) la somma non è stata ancora versata. E a Ginevra già si iniziano a spazientire, ma siccome gli Svizzeri (e chi abita nella Confederazione) son buoni come il cioccolato, in un comunicato ufficiale della KAN si legge che:
Nella stessa, come fanno sapere diverse testate online, Gil Omer ha avvertito Netanyahu annunciando che se il budget (pare sceso a 150 mln di sicli), non sarebbe stato garantito nel breve termine la KAN non avrebbe garantito all'UER i 12 milioni di deposito. E ciò vorrebbe dire solo una cosa: “Israele, per te, l'organizzazione dell'Eurovision finisce qui!”.
La risposta non si è fatta attendere da Tel Aviv che, non paga di essere al centro di un'ostilità internazionale, ha replicato agli (blandi) avvertimenti di Gil Omer con una minaccia ancora peggiore, in pieno stile dittatoriale. Non contento di aver rifiutato di concedere qualsiasi tipo di garanzia finanziaria all'emittente, il Ministro delle Finanze ha incalzato la dose minacciando la KAN di un licenziamento di massa di circa 200 dipendenti, nel caso in cui il prestito richiesto dalla rete fosse troppo elevato.
Un simile controllo e coercizione di un mezzo pubblico nazionale non si è mai verificata a tali livelli nella moderna società, nemmeno in Italia durante il quasi ventennale governo di B. Tale episodio, tuttavia, è solo l'ultimo anzi il penultimo di una lunga serie di azioni politiche attutate da Netanyahu sui mezzi di comunicazione. Si iniziò l'anno scorso con la chiusura repentina e improvvisa dell'IBA, per continuare oggi con la notizia dell'ultima ora della minaccia dello stesso Netanyahu di eliminare completamente l'emittente in caso di ulteriori richiami e richieste. E si dovrebbero definire democrazia? Non smetteremo mai di ripeterlo, ma lo avevamo detto! La politica israeliana sta allungando troppo le mani!
E mentre Israele si sta scavando la fossa da solo, con le proprie bombe, il sito Vienna.at fa sapere che l'Austria sarebbe pronta a candidarsi come possibile organizzatrice di riserva. Ciononostante, come si legge sul sito, l'ORF (l' Österreichischer Rundfunk, la RAI austriaca) ha già posto le mani avanti sostenendo che non si è ancora discusso nulla ma...
Tr: “Se la questione dovesse eventualmente presentarsi, sarebbe necessario per l'emittente una garanzia dell'accettazione dei costi da parte di Israele oppure un presupposto per un dialogo da parte dell'UER, che risulta tuttavia molto improbabile”.
Detta in soldoni, Israele dovrebbe garantire comunque quei 12 milioni di euro sennò non se ne farà niente!
L'esperto ESC Irving Wolther ha aggiunto che solamente pochi Paesi europei potrebbero essere delle alternative valide a Israele (tra cui Germania, Svezia e anche Austria), grazie alle recenti esperienze organizzative della manifestazione e, aggiungiamo noi, per una questione di costi. Praticamente ha scoperto l'acqua calda! In ogni caso, prosegue Wolther, l'ESC 2019 quasi certamente non si terrà a Cipro, seconda finalista a Lisbona, sia per motivi finanziari sia perché nessuna delle sue maggiori città possiede un'arena abbastanza grande da ospitare il concorso canoro.
Staremo a vedere gli sviluppi, ma se Netanyahu e i suoi non abbassano la cresta e non la smettono con le interferenze, è alquanto probabile che si volerà nuovamente a Vienna. Incrociamo le dita.
Stay tuned!
Fonti: Eurofestival news, Vienna.at .
Aggiornamento: pare che alla fine il governo abbia ceduto e abbia sborsato i soldi per il prestito alla KAN, che li girerà all'UER (in ritardo). Nel caso in cui saltasse tutto quanto, il Tesoro israeliano coprirebbe i 12 milioni. (Aggiornato il 16/08/18)