Più iprocriti di così...
Tale annuncio è stato fatto dal Ministro delle Comunicazioni Ayoub Kara, il quale si è rivolto principalmente ai Paesi della penisola arabica e alla Tunisia. Ora, tralasciando per un attimo la falsità del governo di Tel Aviv ci sarebbe un piccolissimo problema di cui Mr. Kara pare si sia dimenticato o abbia fatto finta di dimenticarsi, molto più probabile: gli unici Paesi arabi che potrebbero partecipare hanno una politica esplicitamente anti-israeliana.
Tutto comincia con l'analizzare il raggio d'azione dell'UER e dalle emittenti affiliate. Per farla breve, l'UER non coinvolge solamente gli Stati appartenenti all'Unione Europea e all'Europa continentale prettamente detta (difatti Israele ne fa parte), ma si spinge anche sulle rive opposte del Mediterraneo: potremmo dire che a sud, a grosso modo, l'estensione dell'UER ricalca quella dell'Impero Romano. Del resto il Marocco prese parte all'evento nel 1980, prima e unica volta (per ora) in cui un Paese africano fece il suo ingresso nell'Eurovision. Quali sarebbero quindi gli altri Stati? Turchia, Siria, Libano, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Giordania, Iraq e Arabia Saudita (in parte). Escludendo la Siria (per via della guerra), l'Algeria e l'Egitto che non hanno mai accennato alcun interesse verso lo spettacolo, per quanto riguarda gli altri Paesi, come abbiamo già detto il 99% sono ostili nei confronti di Israele o meglio, sono giustamente contrari alle politiche di Tel Aviv (ricordiamo solamente, che a partire dagli anni '50 Israele incominciò una politica espansionistica ai danni dei vicini). Giordania e Libano per esempio in passato hanno avuto un comportamento ambiguo ma ferreo: la prima nel 1978 non trasmise la vittoria del rappresentante israelita, diffondendo poi la falsa notizia che a vincere fosse il Belgio; in Libano invece c'è proprio una legge che impedisce di trasmettere qualsiasi materiale inerente il suo scomodo vicino. Per quanto riguarda gli altri, beh la difficile situazione irachena rende ardua la sua partecipazione all'Eurofestival e nemmeno i rapporti diplomatici sono dei più distesi, mentre la Turchia è assente dal 2012 poiché in disaccordo con il regolamento di ESC (vinse nel 2003) e anche in questo caso le relazioni non son del tutto ottime.
Perciò è sopratutto a causa di questi “problemucci” politici che Mr. Kara (e dietro lui, Netanyahu ovviamente) ha scelto determinati Stati. Da questa analisi rimane fuori la Tunisia, che dal 1977 non fa più sentire la propria voce e anche per quell'edizione (a cui non partecipò) alcuni ricollegano il proprio forfait alla presenza dello Stato ebraico. Ciononostante i problemi geopolitici non sono gli unici a smentire le dichiarazioni del ministro. Far parte dell'area UER non garantisce infatti automaticamente la partecipazione all'Eurovision; ciò che conta sono i $$$!! Nel senso che una condizione essenziale per prendere parte a tutti gli eventi targati UER sia la presenza di almeno una emittente nel sistema di radiodiffusione (per esempio i teteschi ne hanno più di tre) e per farlo bisogna pagare una certa quota annuale (tale cifra copre i diritti di trasmissione in eurovisione dei maggiori eventi, dallo sport alla musica). È per questo che Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna e Germania sono considerate Big Five, perché son quelle che sborsano più denari.
Pertanto è inutile che i rappresentanti di Tel Aviv lancino inviti ipocriti, perché se non sussistono tutte le condizioni, quei Paesi non potranno partecipare.
A questa notizia se ne aggiunge un'altra direttamente da Ginevra. Beh in realtà anche questa proviene da Israele, tuttavia il protagonista in questo caso è l'UER.
Una delegazione dell'Unione radiotelevisiva è volata infatti nella capitale israelita per chiarire la situazione venutasi a creare tra il governo di Netanyahu e gli Stati Europei. Sul tavolo della riunione vi era innanzitutto la questione del boicottaggio di Irlanda e Islanda, le quali hanno trovato nel frattempo altro appoggio tra i britannici LibDem (partito liberale-democratico) e i deputati del partito di sinistra Vänsterpartiet in Svezia. Pare quindi che l'ostruzionismo contro l'organizzazione israeliana della kermesse si stia propagando a macchia d'olio, e tutti i campanelli dell'UER stanno suonando all'impazzata. A complicare le cose vi sono poi le preoccupazioni e accuse, sempre lanciate da questi Paesi, per una possibile politicizzazione dell'Eurovision da parte ovviamente degli Israeliani; preoccupazioni queste quanto mai fondate, date le dichiarazioni di Netanyahu e quelle di Kara, a cui si aggrega il Ministro della Cultura Miri Regev. Al fine di placare gli animi e le tensioni, i dirigenti ginevrini hanno preso in mano la situazione e mostrato il pugno di ferro con la KAN, la tv di Stato, e al tempo stesso con le autorità pubbliche:
A presto.
Fonte: Eurofestival News, UER.