Recentemente vi ho parlato di un film fantasy che combina in sé diversi personaggi della letteratura moderna e avevo auspicato che la sua visione potesse invogliarvi nella lettura dei romanzi originali. Prendendo spunto dal mio stesso consiglio, ho deciso di leggere uno dei classici più famosi: Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne.
Tutti conoscono il libro, almeno dal titolo e anche io facevo parte di questa moltitudine; più volte vedevo la copertina che mi attirava a sé dalla libreria come una sirena ma qualcosa tradiva la mia curiosità: avevo paura che si rivelasse tedioso. Tale sensazione non era campata in aria, bensì aveva basi fondate ossia il Michele Strogoff, altro capolavoro del maestro ma di una noia mortale. Perciò potete capire i miei tentennamenti. Ieri sera invece mi son fatto forza e l'ho iniziato.
Diversamente dalle altre “recensioni”, non vi dirò quale sia la trama di questo classico perché preferisco lo scopriate da soli; per di più non sarei in grado di riassumerlo, senza incappare in spoiler. Vi posso dire però che questa è la storia di uomo e di un viaggio avvincente.
Il fatto che sia un classico della letteratura francese (e mondiale) e che il suo autore sia Verne non fa di questo libro un successo garantito. Infatti, come vi ho detto poco fa, il suo Strogoff non mi ha per nulla entusiasmato. In questo caso invece l'argomento è azzeccato e la scrittura mi è parsa molto scorrevole e piacevole, facilitata dai micro capitoli di una o due pagine (non vi sto a spiegare il perché di questo metodo). Inoltre, eliminando alcune troppo fantasiose, si potrebbe considerarlo senza problemi un testo rispecchiante la realtà dell'epoca, in quanto non è vi è nulla di favolistico. Non troverete chimere o draghi marini, bensì una descrizione perfetta dell'attualità, cronaca, delle idee filosofiche e geografiche su luoghi remoti, teorie, macchinari e altre forme di ingegneria con cui l'autore entrò in contatto quotidianamente. Tra questi aspetti, l'unico ad aver trovato sgradevole è il modo di raccontare la caccia e la pesca, nonché l'atteggiamento stesso nei confronti degli animali: troppo cruento. Ciononostante pure questo faceva parte della normalità nell'Ottocento.
La storia però è anche l'aspetto che non ha riscontrato il mio interesse nella sua completezza. No, non mi sto contraddicendo, dico solo che mi aspettavo qualcosa di più avvincente e la colpa per queste aspettative va proprio al regista e agli sceneggiatori del film menzionato inizialmente, nonché a tutte le storie sentite da bambino riguardanti il protagonista e il mostro. La maggior parte dei “danni” li ha fatti però il cinema che ha dipinto spesso questi due come essere spaventosi e crudeli, aumentando l'illusione.
Infine, mi è affatto piaciuto il finale che naturalmente non vi svelerò, in quanto non fornisce le risposte alle molte domande che il lettore e il narratore si pongono per tutta l'opera. Sono rimasto abbastanza spiazzato perché visti i precedenti (M. S. docet), ero sicuro di una fine certa e precisa. Eppure devo ammettere che lascia spazio a numerosi prosegui, come appunto avviene in C'era una volta. Ops forse ho detto un po' troppo 😁. Aggiungo solo che come sempre, gli sceneggiatori si son affidati moooolto alla licenza artistica; un modo come un altro per dire che la descrizione non coincide. Tornando al libro, devo fare una precisazione su quanto appena scritto; perché forse le risposte ci sono. Quest'opera fa infatti parte della cosiddetta trilogia del mare, la quale comprende I figli del capitano Grant come primo capitolo e L'isola misteriosa a chiudere. Tuttavia, solamente l'ultimo volume è in qualche modo legato ai precedenti, perchè le storie di Grant e del “mostro” non hanno alcun legame. Possiamo quindi ritenerla una trilogia sui generis dove i personaggi dei primi due libri, dopo aver affrontato le proprie avventure, si ritroveranno insieme su L'isola. O almeno ciò è quanto ritengo probabile (non ho ancora letto il capitolo finale). Quindi alla luce di questa delucidazione non ho del tutto sbagliato la mia valutazione, giacché è possibile considerare Ventimila leghe come opera a sé stante dalla trilogia. In tal modo si avrebbe quel finale aperto di cui vi parlavo. Quando "recensirò" l'ultimo capitolo, vi esprimerò le mie opinioni riguardo le idee appena menzionate.
Che vi posso dire di più? Toglietevi dalla mente ogni riferimento cinematografico, ogni storia o discorso che vi è stato riferito; fate tabula rasa e leggetelo. In questo modo eviterete delusioni e aspettative troppo alte ed entrerete in un mondo bellissimo, fatto di fauna e flora marina.
A presto.
Diversamente dalle altre “recensioni”, non vi dirò quale sia la trama di questo classico perché preferisco lo scopriate da soli; per di più non sarei in grado di riassumerlo, senza incappare in spoiler. Vi posso dire però che questa è la storia di uomo e di un viaggio avvincente.
Il fatto che sia un classico della letteratura francese (e mondiale) e che il suo autore sia Verne non fa di questo libro un successo garantito. Infatti, come vi ho detto poco fa, il suo Strogoff non mi ha per nulla entusiasmato. In questo caso invece l'argomento è azzeccato e la scrittura mi è parsa molto scorrevole e piacevole, facilitata dai micro capitoli di una o due pagine (non vi sto a spiegare il perché di questo metodo). Inoltre, eliminando alcune troppo fantasiose, si potrebbe considerarlo senza problemi un testo rispecchiante la realtà dell'epoca, in quanto non è vi è nulla di favolistico. Non troverete chimere o draghi marini, bensì una descrizione perfetta dell'attualità, cronaca, delle idee filosofiche e geografiche su luoghi remoti, teorie, macchinari e altre forme di ingegneria con cui l'autore entrò in contatto quotidianamente. Tra questi aspetti, l'unico ad aver trovato sgradevole è il modo di raccontare la caccia e la pesca, nonché l'atteggiamento stesso nei confronti degli animali: troppo cruento. Ciononostante pure questo faceva parte della normalità nell'Ottocento.
La storia però è anche l'aspetto che non ha riscontrato il mio interesse nella sua completezza. No, non mi sto contraddicendo, dico solo che mi aspettavo qualcosa di più avvincente e la colpa per queste aspettative va proprio al regista e agli sceneggiatori del film menzionato inizialmente, nonché a tutte le storie sentite da bambino riguardanti il protagonista e il mostro. La maggior parte dei “danni” li ha fatti però il cinema che ha dipinto spesso questi due come essere spaventosi e crudeli, aumentando l'illusione.
Infine, mi è affatto piaciuto il finale che naturalmente non vi svelerò, in quanto non fornisce le risposte alle molte domande che il lettore e il narratore si pongono per tutta l'opera. Sono rimasto abbastanza spiazzato perché visti i precedenti (M. S. docet), ero sicuro di una fine certa e precisa. Eppure devo ammettere che lascia spazio a numerosi prosegui, come appunto avviene in C'era una volta. Ops forse ho detto un po' troppo 😁. Aggiungo solo che come sempre, gli sceneggiatori si son affidati moooolto alla licenza artistica; un modo come un altro per dire che la descrizione non coincide. Tornando al libro, devo fare una precisazione su quanto appena scritto; perché forse le risposte ci sono. Quest'opera fa infatti parte della cosiddetta trilogia del mare, la quale comprende I figli del capitano Grant come primo capitolo e L'isola misteriosa a chiudere. Tuttavia, solamente l'ultimo volume è in qualche modo legato ai precedenti, perchè le storie di Grant e del “mostro” non hanno alcun legame. Possiamo quindi ritenerla una trilogia sui generis dove i personaggi dei primi due libri, dopo aver affrontato le proprie avventure, si ritroveranno insieme su L'isola. O almeno ciò è quanto ritengo probabile (non ho ancora letto il capitolo finale). Quindi alla luce di questa delucidazione non ho del tutto sbagliato la mia valutazione, giacché è possibile considerare Ventimila leghe come opera a sé stante dalla trilogia. In tal modo si avrebbe quel finale aperto di cui vi parlavo. Quando "recensirò" l'ultimo capitolo, vi esprimerò le mie opinioni riguardo le idee appena menzionate.
Che vi posso dire di più? Toglietevi dalla mente ogni riferimento cinematografico, ogni storia o discorso che vi è stato riferito; fate tabula rasa e leggetelo. In questo modo eviterete delusioni e aspettative troppo alte ed entrerete in un mondo bellissimo, fatto di fauna e flora marina.
A presto.
Aggiornamento: modificata l'impaginazione. (Aggiornato il 22/12/2020)