Siamo arrivati al capitolo n° 4 della saga degli Eroi dell'Olimpo di Rick Riordan e vi anticipo che, stranamente, non troverete tante critiche. Però, c'è sempre un però, non le svelerò, non tutte almeno. In ogni caso la trama de La casa di Ade mi è piaciuta, sebbene sia un po' “frettolosa”.
Dopo il disastro romano, la squadra dei Sette (più Nico) si ritrova divisa in due gruppi con un'unica missione: chiudere le Porte della Morte. Mentre Annabeth e Percy sfidano l'impervio paesaggio dell'Abisso, la nave con a bordo gli altri semidei si dirige verso l'Epiro, in Grecia, alla volta della Casa di Ade. Là li attenderanno delle prove difficili, che solamente alcuni riusciranno ad affrontare. La strada è ancora lunga e non priva di pericoli. I Sette si troveranno di fronte nuovi mostri, nuovi personaggi buoni e malvagi e non mancheranno le reunion.
Adesso vi esporrò in modo molto generico le mie osservazioni e inserirò in calce gli errori e le incongruenze presenti nel libro, che sono per lo più critiche. Visto? Stavolta non sarò lagnoso 😅.
Diversamente dagli altri capitoli, nella dedica iniziale l'autore si rivolge direttamente al lettore. La riporto fedelmente:Ai miei meravigliosi lettori: mi dispiace per l'ultimo finale in sospeso. Be', no, in realtà non mi dispiace: AHAHAHH... etc etc...
Sarà che sono acido, ma penso che sia molto stupida, dato che il finale de Il marchio di Atena non era poi così diverso dai precedenti. Anche nei primi due capitoli la fine è tronca (e il proseguo non è così inaspettato), quindi a mio avviso l'autore si poteva benissimo risparmiare una simile dedica.
Detto questo, visto che ho tirato in ballo il finale, inizierò da quello. Naturalmente non vi svelerò come termina La casa di Ade, sarebbe da stronzi, tuttavia posso affermare con assoluta certezza che gli ultimi capitoli non sono stati apprezzati. Come già nei precedenti libri, Riordan non pone abbastanza enfasi nella sfida finale, preferendo dilungarsi sulle missioni che i ragazzi affrontano durante il viaggio. Questa scelta non la condivido perché crea nel lettore troppe aspettative e, di conseguenza, altrettante delusioni. Provate a pensare il romanzo come un gioco di azione/avventura, tipo God of War, il primo che mi è venuto in mente: c'è il protagonista (nel nostro caso i Sette) che nei vari livelli deve superare una serie di prove, per poi combattere la battaglia col boss di turno. Ora, sareste felici se per uccidere il cattivo vi bastassero solo due mosse? Direi di no; allo stesso modo non vorreste che la sfida dei semidei si risolva in due capitoletti. Da questo punto di vista, quindi, la storia (o meglio, i libri) andrebbe ampliata di molto o per lo meno rimaneggiata.
Passando alle comparsate e all'ambientazione, non posso lamentarmi più di tanto. É vero che molte descrizioni sono sbagliate o completamene inventate (ormai c'ho fatto l'abitudine), ma le ho trovate comunque molto affascinanti. Senza farvi i nomi (così evito spoiler) posso dire che tra questi vi sono molti mostri e qualche divinità primigenia e minore. Per entrare più nello specifico, mi è piaciuto parecchio il modo in cui l'autore rappresenta la nascita dei mostri: anche in questo caso è puramente inventata (non c'è nessuna fonte storica a riguardo), eppure l'idea di fondo è convincente. L'unica pecca è il mancato chiarimento della creazione di un mostro in particolare: chi ha già letto il romanzo troverà il nome in calce; per gli altri aggiungo soltanto che Riordan non spiega come si sia riformato velocemente, sebbene venga distrutto qualche pagina prima. Mah... Comunque questo problema l'ho ritrovato anche in altre parti del testo (e della saga) e nella stessa forma: l'autore menziona un personaggio e la sua “collocazione”, però non aggiunge una precisazione valida, lasciando il lettore nell'oscurità: per esempio c'è una sequenza, in cui Frank e Piper colpiscono un gigante (di 6m) sul petto. Personalmente non ho ben inteso come possa essere possibile; ok Frank può anche riuscirci, ma Piper? Non è molto chiaro.
Un altro aspetto negativo è la mescolanza a caso di diverse fonti greche e romane, senza alcuna logica. Questo lo si vede soprattutto nella riscrittura dei miti o nella caratterizzazione dei mostri e delle divinità: un esempio sono i catoblepae, la cui “fisionomia” è il prodotto di un mix tra due autori romani, arricchito poi dalla fantasia di Riordan. Allo stesso modo i miti vengono scelti in base alle preferenze dello scrittore; perciò troviamo sia riferimenti a fonti greche che a quelle romane. Io non appoggio una simile scelta.
In ogni caso, come ho già scritto, diverse descrizioni bellamente inventate (cioè non riprese da fonti) mi sono piaciute parecchio. Siccome devo menzionare dei nomi, altrimenti non si capirebbe, metto la...
Adesso vi esporrò in modo molto generico le mie osservazioni e inserirò in calce gli errori e le incongruenze presenti nel libro, che sono per lo più critiche. Visto? Stavolta non sarò lagnoso 😅.
Diversamente dagli altri capitoli, nella dedica iniziale l'autore si rivolge direttamente al lettore. La riporto fedelmente:Ai miei meravigliosi lettori: mi dispiace per l'ultimo finale in sospeso. Be', no, in realtà non mi dispiace: AHAHAHH... etc etc...
Sarà che sono acido, ma penso che sia molto stupida, dato che il finale de Il marchio di Atena non era poi così diverso dai precedenti. Anche nei primi due capitoli la fine è tronca (e il proseguo non è così inaspettato), quindi a mio avviso l'autore si poteva benissimo risparmiare una simile dedica.
Detto questo, visto che ho tirato in ballo il finale, inizierò da quello. Naturalmente non vi svelerò come termina La casa di Ade, sarebbe da stronzi, tuttavia posso affermare con assoluta certezza che gli ultimi capitoli non sono stati apprezzati. Come già nei precedenti libri, Riordan non pone abbastanza enfasi nella sfida finale, preferendo dilungarsi sulle missioni che i ragazzi affrontano durante il viaggio. Questa scelta non la condivido perché crea nel lettore troppe aspettative e, di conseguenza, altrettante delusioni. Provate a pensare il romanzo come un gioco di azione/avventura, tipo God of War, il primo che mi è venuto in mente: c'è il protagonista (nel nostro caso i Sette) che nei vari livelli deve superare una serie di prove, per poi combattere la battaglia col boss di turno. Ora, sareste felici se per uccidere il cattivo vi bastassero solo due mosse? Direi di no; allo stesso modo non vorreste che la sfida dei semidei si risolva in due capitoletti. Da questo punto di vista, quindi, la storia (o meglio, i libri) andrebbe ampliata di molto o per lo meno rimaneggiata.
Passando alle comparsate e all'ambientazione, non posso lamentarmi più di tanto. É vero che molte descrizioni sono sbagliate o completamene inventate (ormai c'ho fatto l'abitudine), ma le ho trovate comunque molto affascinanti. Senza farvi i nomi (così evito spoiler) posso dire che tra questi vi sono molti mostri e qualche divinità primigenia e minore. Per entrare più nello specifico, mi è piaciuto parecchio il modo in cui l'autore rappresenta la nascita dei mostri: anche in questo caso è puramente inventata (non c'è nessuna fonte storica a riguardo), eppure l'idea di fondo è convincente. L'unica pecca è il mancato chiarimento della creazione di un mostro in particolare: chi ha già letto il romanzo troverà il nome in calce; per gli altri aggiungo soltanto che Riordan non spiega come si sia riformato velocemente, sebbene venga distrutto qualche pagina prima. Mah... Comunque questo problema l'ho ritrovato anche in altre parti del testo (e della saga) e nella stessa forma: l'autore menziona un personaggio e la sua “collocazione”, però non aggiunge una precisazione valida, lasciando il lettore nell'oscurità: per esempio c'è una sequenza, in cui Frank e Piper colpiscono un gigante (di 6m) sul petto. Personalmente non ho ben inteso come possa essere possibile; ok Frank può anche riuscirci, ma Piper? Non è molto chiaro.
Un altro aspetto negativo è la mescolanza a caso di diverse fonti greche e romane, senza alcuna logica. Questo lo si vede soprattutto nella riscrittura dei miti o nella caratterizzazione dei mostri e delle divinità: un esempio sono i catoblepae, la cui “fisionomia” è il prodotto di un mix tra due autori romani, arricchito poi dalla fantasia di Riordan. Allo stesso modo i miti vengono scelti in base alle preferenze dello scrittore; perciò troviamo sia riferimenti a fonti greche che a quelle romane. Io non appoggio una simile scelta.
In ogni caso, come ho già scritto, diverse descrizioni bellamente inventate (cioè non riprese da fonti) mi sono piaciute parecchio. Siccome devo menzionare dei nomi, altrimenti non si capirebbe, metto la...
MODALITà SPOILER – ACCESA -
Tra queste, dicevo, ho trovato interessante la rappresentazione del palazzo di Noto: è talmente suggestiva da ricordare il paesaggio africano e il suo clima. Ok non è 'sta cosa eccezionale, piena di dettagli eccetera, però basta per impressionare il lettore. Di eguale fascino è il Necromanteion; si percepisce quanto l'autore si sia divertito a dargli una forma concreta. Ciò che invece non ho ben accolto è il concetto su cui si basano le Porte: sebbene la raffigurazione sia sorprendente, il loro significato è a mio avviso errato. Riordan le pone come l'opposto dell'Olimpo, eppure il regno degli dei non è simbolo di vita, perciò il collegamento è sbagliato. L'opposto della Dimora Celeste dovrebbe essere l'Ade oppure il Tartaro, non la Morte. Le Porte infatti rappresentano l'ingresso preferenziale di Tanato, non quello da cui tutte le anime entrano (altrimenti Caronte non avrebbe lavoro). Non so, personalmente la cosa mi confonde parecchio.
Accanto a queste rappresentazioni “fasulle”, pongo quella dell'Amore. La fonte di Riordan questa volta è il Canova, o almeno credo; be', per lo meno non è Pollon 😁. Inoltre la sua “natura” crudele e la sua arroganza sono molto intriganti: questo è uno di quei (pochi) casi in cui l'autore aggiunge una spiegazione per le proprie decisioni. Lo stesso vale per il personaggio di Zefiro (o Zeffiro).
Accanto a queste rappresentazioni “fasulle”, pongo quella dell'Amore. La fonte di Riordan questa volta è il Canova, o almeno credo; be', per lo meno non è Pollon 😁. Inoltre la sua “natura” crudele e la sua arroganza sono molto intriganti: questo è uno di quei (pochi) casi in cui l'autore aggiunge una spiegazione per le proprie decisioni. Lo stesso vale per il personaggio di Zefiro (o Zeffiro).
MODALITà SPOILER – SPENTA -
Per concludere, faccio notare la scelta di Riordan di approfondire la figura di Nico; be' sostenere che la approfondisca forse è un po' troppo, perché sfortunatamente rimane sul vago. È uno di quei classici inserimenti a sprazzi, di cui vi parlavo in precedenza. L'idea che ho avuto, è quella di un surplus aggiunto giusto per arricchire la storia, senza tuttavia attribuirgli molta importanza. Positiva o negativa? A voi la scelta.
Vi ricordo che in fondo troverete gli errori e le incomprensioni riscontrati durante la lettura. Con questo è tutto.
Buona giornata e alla prossima col gran finale!
SPOILER (evidenziare con un colore differente):
Le descrizioni errate:
Gli errori:
Vi ricordo che in fondo troverete gli errori e le incomprensioni riscontrati durante la lettura. Con questo è tutto.
Buona giornata e alla prossima col gran finale!
SPOILER (evidenziare con un colore differente):
Le descrizioni errate:
- L'apparizione di Ecate, per quanto bella, è sbagliata: infatti è generalmente raffigurata con tre corpi e tre volti raffiguranti le età;
- La descrizione dei Cercopi è inventata, ma interessante: erano semplicemente dei briganti, ma la loro fisionomia non fu mai fonte di ispirazione per i poeti e scrittori antichi;
- Il Tartaro è frutto della fantasia dell'autore, perché non corrispondente a quello pensato da Esiodo. Va' detto però che neppure il poeta greco aveva le idee chiare. In ogni caso la versione di Riordan, seppur macchinosa, è suggestiva (un corpo la cui forma è indescrivibile).
- Allo stesso modo, anche la disposizione dei fiumi infernali è fasulla (e al tempo stesso errata), giacché non si rifà a nessuna fonte greca/romana;
- La comparsa di Nyx è erronea: sembra che l'autore la confonda con Erebo o la mescoli non esso. Anche la rappresentazione dei figli è molto confusa, un po' “buttata lì”, giusto per far numero;
- Il palazzo di Diocleziano viene rappresentato come un edificio a se stante. In realtà il palazzo è la città stessa, perché Spalato sorse all'interno delle sue mura. Ciò che viene descritto da Riordan, è solo una minima parte delle rovine tutt'ora esistenti;
- la dea Akhlys, in italiano Acli, non viene descritta come figlia di Nyx in nessuna fonte, anzi alcune tradizioni antiche la ritengono la notte eterna, antecedente anche a Caos;
- Riordan non spiega come Iperione rinasca velocemente, dopo essere stato ucciso da Bob; inoltre la seconda volta appare come se fosse vivo da secoli;
- lo scrittore pone il Caos sotto il Tartaro, più in basso della Notte, ma non spiega il motivo. Per i greci il Caos era una delle entità primigenie, sempre presente e imperitura, ma nessun poeta lo localizza nel cosmo;
- Non si capisce come mai l'isola di Calipso sia nel Mediterraneo. Solo rileggendo La battaglia del labirinto si intuisce qualcosa, anche se rimane molto confuso. Sarebbe stato bello se lo scrittore avesse aggiunto un flashback come in altre parti (del tutto inutili).
Gli errori:
- Triptolemo (in italiano Trittolemo) non era una divinità, ma un mortale a cui era stata insegnata l'arte dell'agricoltura da Demetra;
- Giacinto non morì per un anello di ferro, ma per un disco: il lancio del disco era una disciplina molto popolare (infatti oggi è sport olimpico);
- La formazione a falange fu usata dai Romani solamente fino alla battaglia contro i Sanniti, poi venne rifiutata per adottare le formazioni quadrate.
Aggiornamento: modificata l'impaginazione. (Aggiornato il 22/12/2020)