Nella recensione al primo capitolo della saga Eroi dell'Olimpo, congedandovi, avevo annunciato che probabilmente non avrei pubblicato nulla sui successivi romanzi. Tuttavia dopo la lettura de Il figlio di Nettuno non ho potuto fare a meno di evidenziare alcuni aspetti negativi. Ma prima vi riassumerò la trama.
Mentre al Campo Mezzosangue lo stanno ancora cercando, Percy Jackson si risveglia privo di memoria nelle valli di Oakland: si ricorda solamente un nome, Annabeth. Con un po' di aiuto divino, e inseguito al solito dai mostri, Percy scoprirà l'esistenza di un altro Campo in cui farà amicizia con due semidei speciali; insieme, i tre nuovi amici dovranno affrontare una pericolosa missione che li porterà nel gelido Nord.
A essere sincero non ho molto da dire di diverso da quanto già riferito per il primo capitolo. Iniziando con i fattori positivi e tralasciando l'avventura e i luoghi descritti, che sono affascinanti, non mancano all'interno della storia sequenze divertenti e spiritose. Vi sono poi le citazioni letterarie e televisive, che mi hanno permesso di fare un tuffo nel passato (e immagino anche altri ragazzi nati tra gli anni '80 e '90); e se a dirle fosse un'arpia “registratore”, il tutto diventa surreale e buffo. Tra i personaggi introdotti invece ho apprezzato la descrizione della messaggera degli dei, sebbene non capisca le motivazioni che hanno spinto l'autore a farne una direttrice di un emporio: l'attinenza con la sua divina personalità non è molto azzeccata (es: Medusa come venditrice di statue da giardino aveva più senso). D'altro canto il suo carattere pacifista e la sua dedizione alla non-violenza è al tempo stesso comica e sagace.
A essere sincero non ho molto da dire di diverso da quanto già riferito per il primo capitolo. Iniziando con i fattori positivi e tralasciando l'avventura e i luoghi descritti, che sono affascinanti, non mancano all'interno della storia sequenze divertenti e spiritose. Vi sono poi le citazioni letterarie e televisive, che mi hanno permesso di fare un tuffo nel passato (e immagino anche altri ragazzi nati tra gli anni '80 e '90); e se a dirle fosse un'arpia “registratore”, il tutto diventa surreale e buffo. Tra i personaggi introdotti invece ho apprezzato la descrizione della messaggera degli dei, sebbene non capisca le motivazioni che hanno spinto l'autore a farne una direttrice di un emporio: l'attinenza con la sua divina personalità non è molto azzeccata (es: Medusa come venditrice di statue da giardino aveva più senso). D'altro canto il suo carattere pacifista e la sua dedizione alla non-violenza è al tempo stesso comica e sagace.
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER
Venendo ora alle critiche, le rivolgo principalmente alla scelta stilistica dell'autore e a vari concetti estrapolati dalla realtà storica. Innanzitutto è completamente errato la descrizione dei pasti Romani: Riordan forse non lo sa, ma i nostri Antenati non mangiavano seduti su divanetti come se fossero ospiti al Ritz. Il convito avveniva principalmente nel triclinium, la sala da pranzo, in cui erano disposti dei tricliniares (da cui prendeva il nome la stanza) ossia una specie di letti con una sponda curva, su cui i commensali si sdraiavano per mangiare. Naturalmente i Romani non pranzavano sempre distesi, questo è ovvio, ma neppure su comodi divani. E siccome al Campo tutto si svolge come al tempo degli Antichi, la descrizione fatta dall'autore non corrisponde a verità. A ciò si aggiunge il parere dello scrittore, secondo il quale i Romani fossero pregiudizievoli nei confronti di altre etnie. In realtà, specie nei due secoli antecedenti la caduta dell'Impero d'occidente, i Romani accettarono di buon grado le culture e tradizioni dei popoli che sottomettevano, facendole proprie. Fu così che si diffuse il culto di Mitra tra i soldati per esempio e che furono introdotte molte festività non latine. Perciò la motivazione per cui i Romani non accettarono il cinese, è del tutto assurda. Forse l'autore si è confuso con gli americani, che son sempre stati diffidenti (prima con gli Irlandesi, poi con gli Italiani e i tedeschi, e oggigiorno con i Messicani).
Le critiche stilistiche, invece, si concentrano essenzialmente sulla scrittura di Riordan. Come ho detto riguardo al primo capitolo, ho ben presente che la serie sia rivolta ad adolescenti. Eppure i ragazzi di oggi (anche quelli di 10 anni) non sono così rincoglioniti; perciò non mi spiego perché lo scrittore abbia voluto affibbiare ai giganti parole e frasi bambinesche. I dialoghi di queste creature alte 10m sono infantili e per nulla feroci, come ci si aspetterebbe da un gigante. Personalmente reputo che Riordan li abbia ridotti a dei deficienti con i muscoli. Non so voi, ma leggendo la gigantomachia l'impressione che si ha di questi esseri è quella di mostri crudeli, assetati di sangue e vendetta. Provate a immaginarveli: alti come un edificio di 4 piani, tutti sporchi e ricoperti di fango, con una faccia grottesca, le gambe squamose e una voglia sfrenata di uccidervi. Secondo voi un simile essere può dire: “dai forza andiamo, non siamo qui a pettinare le bambole”? Ok ho esagerato, ma il concetto è quello. E siccome l'ho riscontrato già ne L'eroe perduto, sarà alquanto probabile ritrovarlo anche negli altri romanzi.
Tornando a noi e tenendo sempre presente il target a cui è rivolta la serie, non ho apprezzato inoltre le continue lagne di Frank. Continuare a descrivere l'insicurezza e la bassa autostima del personaggio, secondo me, è nocivo per i giovani lettori in quanto sono valori negativi che non dovrebbero essere trasmessi; specialmente in un libro di eroi. L'insicurezza ci può stare ma leggere fino alla fine di un ragazzo che si lamenta in continuazione, dopo un po' rompe le balle! La morale e la lezione che Riordan avrebbe dovuto dare, piuttosto, è quella di incoraggiare i ragazzi ad affrontare le proprie paure, a maturare internamente e quindi a crescere. Non stare lì a piangersi addosso! Che razza di eroe è uno che ha sempre paura ed è costantemente insicuro? A 16 anni o ti svegli o vieni lasciato indietro. Credo che su questo siate d'accordo con me.
Per finire voglio sottolineare un passo che mi ha fato davvero male. In una sequenza, l'autore menziona dei cassonetti della carta al fianco della biblioteca, in cui vengono gettati libri vecchi e riviste. Evito di prendermela con gli americani e spero solamente che in Europa e in Italia un simile abominio non avvenga. A essere sinceri, dubito che ci siano delle istituzioni così decerebrate, perché più i testi sono antichi più sono pregiati. In ogni caso i libri sono sacri, specialmente quelli vecchi, e non posso pensare che una biblioteca li getti nell'immondizia come se fossero bucce di banana! A tutti coloro che stanno leggendo, chiedo cortesemente di non fare mai una cosa simile: non gettate i libri, piuttosto vendeteli o donateli alle scuole o alle associazioni che si occupano dei bambini meno fortunati, se le biblioteche non li volessero. E nel caso foste a conoscenza di biblioteche che gettano opere di qualsiasi epoca, salvatele e tenetele (o vendetele). I libri sono molto preziosi. Scusate il pippone ma era dovuto.
Con questo ho finito di criticare il romanzo e come sempre invito i ragazzi a leggerlo, perché penso che la storia possa piacere; inoltre la vostra interpretazione sarà (quasi) sicuramente diversamente da quella del sottoscritto.
Alla prossima!
Le critiche stilistiche, invece, si concentrano essenzialmente sulla scrittura di Riordan. Come ho detto riguardo al primo capitolo, ho ben presente che la serie sia rivolta ad adolescenti. Eppure i ragazzi di oggi (anche quelli di 10 anni) non sono così rincoglioniti; perciò non mi spiego perché lo scrittore abbia voluto affibbiare ai giganti parole e frasi bambinesche. I dialoghi di queste creature alte 10m sono infantili e per nulla feroci, come ci si aspetterebbe da un gigante. Personalmente reputo che Riordan li abbia ridotti a dei deficienti con i muscoli. Non so voi, ma leggendo la gigantomachia l'impressione che si ha di questi esseri è quella di mostri crudeli, assetati di sangue e vendetta. Provate a immaginarveli: alti come un edificio di 4 piani, tutti sporchi e ricoperti di fango, con una faccia grottesca, le gambe squamose e una voglia sfrenata di uccidervi. Secondo voi un simile essere può dire: “dai forza andiamo, non siamo qui a pettinare le bambole”? Ok ho esagerato, ma il concetto è quello. E siccome l'ho riscontrato già ne L'eroe perduto, sarà alquanto probabile ritrovarlo anche negli altri romanzi.
Tornando a noi e tenendo sempre presente il target a cui è rivolta la serie, non ho apprezzato inoltre le continue lagne di Frank. Continuare a descrivere l'insicurezza e la bassa autostima del personaggio, secondo me, è nocivo per i giovani lettori in quanto sono valori negativi che non dovrebbero essere trasmessi; specialmente in un libro di eroi. L'insicurezza ci può stare ma leggere fino alla fine di un ragazzo che si lamenta in continuazione, dopo un po' rompe le balle! La morale e la lezione che Riordan avrebbe dovuto dare, piuttosto, è quella di incoraggiare i ragazzi ad affrontare le proprie paure, a maturare internamente e quindi a crescere. Non stare lì a piangersi addosso! Che razza di eroe è uno che ha sempre paura ed è costantemente insicuro? A 16 anni o ti svegli o vieni lasciato indietro. Credo che su questo siate d'accordo con me.
Per finire voglio sottolineare un passo che mi ha fato davvero male. In una sequenza, l'autore menziona dei cassonetti della carta al fianco della biblioteca, in cui vengono gettati libri vecchi e riviste. Evito di prendermela con gli americani e spero solamente che in Europa e in Italia un simile abominio non avvenga. A essere sinceri, dubito che ci siano delle istituzioni così decerebrate, perché più i testi sono antichi più sono pregiati. In ogni caso i libri sono sacri, specialmente quelli vecchi, e non posso pensare che una biblioteca li getti nell'immondizia come se fossero bucce di banana! A tutti coloro che stanno leggendo, chiedo cortesemente di non fare mai una cosa simile: non gettate i libri, piuttosto vendeteli o donateli alle scuole o alle associazioni che si occupano dei bambini meno fortunati, se le biblioteche non li volessero. E nel caso foste a conoscenza di biblioteche che gettano opere di qualsiasi epoca, salvatele e tenetele (o vendetele). I libri sono molto preziosi. Scusate il pippone ma era dovuto.
Con questo ho finito di criticare il romanzo e come sempre invito i ragazzi a leggerlo, perché penso che la storia possa piacere; inoltre la vostra interpretazione sarà (quasi) sicuramente diversamente da quella del sottoscritto.
Alla prossima!
Aggiornamento: modificata l'impaginazione. (Aggiornato il 22/12/2020)