Professore perdonali, perchè non sanno quello che fanno!
Italia, A.D. 1327. Il Sacro Romano Impero Germanico e il papato sono da anni in guerra a causa del predominio sul potere temporale. Allo scopo di porre fine a tale conflitto, viene indetta una disputa teologica presso un'abbazia nelle Alpi occidentali. Il frate francescano Guglielmo da Baskerville (John Turturro) viene inviato dall'imperatore quale suo rappresentante e lungo il cammino incontra un giovane monaco, Adso da Melk (Damian Hardung). Una volta giunti all'abbazia, una tragedia li accoglie: viene rinvenuto il cadavere di un fratello. Quando la Morte cala nuovamente sul convento, Guglielmo offrirà i suoi servigi per indagare sulle misteriosi uccisioni, aiutato dal giovane Adso. Ma non c'è molto tempo, perché la data fissata per la disputa si avvicina inesorabilmente.
Inizio col dire che sono rimasto sorpreso perché, lo ammetto, ero partito prevenuto dopo aver saputo chi dovesse interpretare il protagonista. Ma d'altronde, visti i precedenti sono alquanto giustificato (i.e. I Medici e I Medici – Lorenzo il Magnifico). Ciò non significa che reputi la serie una meraviglia e sia qui ad applaudire alle scelte della RAI o dei produttori. Al contrario. Semplicemente reddo quae sunt Caesaris Caesari. Giusto per rimanere in tema.
Sono ancora fortemente convinto che la RAI stia prendendo delle scelte immensamente stupide, che stia “svendendo” se stessa e stia gettando i nostri soldi in progetti che non portano gloria all'Italia. Come già detto per I Medici, se per farsi conoscere sul mercato internazionale (che poi è un eufemismo per gli Stati Uniti) dobbiamo metterci a novanta e lasciare che altri ci impongano scelte su fatti e argomenti tratti dalla nostra storia e dalla nostra cultura, allora cari dirigenti RAI siete proprio dei deficienti! Non mi stancherò mai di ripeterlo: prendiamo a esempio gli spagnoli e i francesi. In Francia e in Spagna se ne sbattono di Hollywood e creano serie e film che infatti vengono esportati in tutta Europa CON un cast totalmente o in maggioranza nazionale.
Mi fermo un attimo sui due protagonisti. Il Guglielmo di John Turturro non riesco a farmelo piacere e non è per l'attore, molto bravo senza dubbio, ma per la sua trasposizione: per chi come me ha visto il film del 1986 è difficile non paragonarlo a Sean Connery ed è alquanto impossibile apprezzarlo maggiormente di questi. Poi, ognuno ha i propri gusti. Turturro è troppo pacato, troppo pio e posato nelle parole, da rivelarsi una lagna: d'accordo che è un religioso ma un po' di brio ci vuole. E quando, infine, inizia a ingranare, stravolge il personaggio: più che un frate osservatore e dotto, pare l'antenato di Sherlock Holmes. Inutile dire che non è in linea con la descrizione di un uomo la cui
energia pareva inesauribile, quando lo coglieva un eccesso di attività. Ma di tanto in tanto (…) recedeva in momenti di inerzia (...). In quelle occasioni appariva nei suoi occhi un'espressione vacua e assente.
La storia e il copione, invece, non sono soddisfacenti. Sono stati realizzati dei tagli e dei cambiamenti che non approvo per il semplice fatto che già il libro, di per sé, si rivela un magnifico copione che, preso alla lettera e seguito di pari passo, darebbe vita a un prodotto di eccezionale fattura. Invece i tre sceneggiatori l'hanno rimaneggiata, anteponendo e posticipando diversi momenti peculiari (es: Severino e Guglielmo esaminano il corpo solo il Quarto giorno), sostenendo anche che sia stato impegnativo portare sullo schermo un simile capolavoro. Onestamente mi sembra una presa in giro e il motivo risiede nel numero di puntate. In teoria la serie dovrebbe contare un totale di otto episodi (divisi in quattro parti), ma già ieri sera è stato svelato mezzo libro e tre quarti del finale. Quindi per uno come il sottoscritto che ha letto il capolavoro di Eco (e andrà a rivederselo) la domanda sorge spontanea: ponendo che già nella prossima parte potrebbe terminare tutto, nelle restanti di cosa parleranno? Del modo in cui vivevano nel Medioevo? E si che la storia di Adso si svolge in sette giorni: anche inserendo tutti i flashback del caso e aggiungendo elementi non presenti, di cui parlerò tra un attimo, bastava seguire questo schema per realizzare una serie perfetta o quasi. Invece nella puntata di ieri sera abbiamo assistito a diversi errori, sia di poco conto che di peso sostanziale. Ne scriverò in calce alcuni, perché ne ho notati davvero tanti (e continuo a notarne confrontando il testo); ciononostante vi do subito un esempio: dopo circa venti minuti dall'inizio si scopre già la natura della biblioteca e non contenti di averla svelata (avrei usato un'altra parola con la “S”), lo han continuato a ripetere più volte. Invece, nel libro benché già nel Primo Giorno sia l'abate a parlare per la prima volta di labirinto, è il vecchio Alinardo a rivelarlo completamente e a fugare ogni sospetto a Guglielmo. Ma succede solo nel Secondo Giorno dopo che son occorse un sacco di cose.
Ciò che invece mi ha davvero sorpreso, almeno finora, è stata la presenza di scene di nudo fin dall'inizio e l'assenza di sequenze relative l'uccisione di animali. Nel primo caso devo dire che non mi aspettavo che la cattolica RAI non si facesse scrupoli a mostrare una donna e un uomo nudi, perciò devo fare i complimenti per essere stati realistici almeno in quello e meno bigotti del solito. Bisognerà vedere se sarà mantenuta. Nel secondo, invece, l'ho apprezzato ancor più perché, per quanto fosse naturale per l'epoca, già nel film del 1986 certe scene mi erano sembrate un po' forti sopratutto per il loro repentino inserimento.
Sono stati inoltre aggiunti diversi flashback e sequenze non descritte nell'opera o quanto meno non approfondite, che ho apprezzato particolarmente. Ho trovato molto interessante difatti queste integrazioni per vari fattori: innanzitutto perché arricchiscono il racconto e lo contestualizzano. A tal proposito mi è piaciuta molto l'introduzione con la scena di guerra; un po' meno la regia, con le inquadrature dall'alto così ravvicinate che si potevano evitare. Simili riprese son belle quando le comparse son numerose, non quando sono in quattro gatti. Secondariamente perché trattano di spaccati della nostra storia passata. Certo, bisogna tuttavia prendere con le pinze quanto si è visto e tener presente che la realtà era ben diversa. Per esempio i dolciniani non erano un gruppo di predoni (tranne sul finire della loro esistenza) e Dolcino, secondo vari storici, non aveva alcun tipo di legame amoroso con Margherita. Queste sono tutte malignità già avanzate all'epoca dai suoi contemporanei (come sempre accade) e poi aumentate dalla fantasia di altri storici religiosi e laici. In realtà l'impostazione religiosa dei dolciniani era simile a quella francescana e proprio per questo motivo i minori venivano inizialmente diffidati (ragione questa della lotta tra il papato e l'Ordine). Un'altra integrazione che ho ben accolto, anche se in questo caso si tratti più di una dilatazione, è la ragazza occitana interpretata da Antonia Fotaras: bella ragazza, performance molto suggestiva; unica pecca è la lingua. Viene detto essere occitano, ma ho i miei dubbi: sembra più un misto fra spagnolo, portoghese e rumeno. Andate a vedervi qualche video in occitano e sentirete che la pronuncia è molto diversa. Poi ovvio che nei secoli una lingua cambia, naturalmente.
Per quanto concerne l'ambientazione, posso solo rimarcare la bellezza dei luoghi e dei paesaggi naturalistici e non solo perché sono italiani (fosse stato il colmo se l'avessero pure girata all'estero). Inoltre anche l'abbazia è stata ricreata splendidamente a Cinecittà: forse la facciata della chiesa non si addice allo stile del refettorio, però incarna appieno l'opulenza del convento. Almeno è possibile notarla in questi dettagli, visto che è pressoché assente (tranne forse per il baule con i gioielli). Stesso apprezzamento lo rivolgo alla ricostruzione dello scriptorium, molto bello ed evocativo e ho trovato straordinaria anche la sequenza con il meccanismo ad acqua utilizzato per fabbricare la carta (può essere? Non si è capito).
Ultima considerazione la dedico ai costumi e al costumista a cui faccio i miei complimenti per aver realizzato degli abiti quasi in linea con l'epoca narrata: l'unico a essere un pesce fuor d'acqua è il papa, i cui abiti son troppo rinascimentali e così poco confacenti con il suo ufficio. I pontefici usavano vestirsi del colore del loro ordine (nel caso facessero parte ad alcuno), oppure mantenevano le vesti cardinalizie. Ma queste son quisquilie per altri storici.
Credo di essermi dilungato anche troppo nella recensione. Riassumendo in poche parole le mie impressioni, posso dire che SE fosse presa da sola (cioè senza aver letto il libro e/o visto il film del 1986, il quale comunque differiva dall'opera), la serie sarebbe anche ben realizzata e la storia risulterebbe piacevole, per essere di fantasia. Tuttavia, questa considerazione si frantumerebbe una volta che lo spettatore inizi a leggere il capolavoro di Eco. Bada, lettore, che non mi sto contraddicendo; sto semplicemente dando due valutazioni diverse da due pdv diversi.
Alla prossima puntata!
Valutazione finale: 🤐🤐
P.S: la sigla è fantastica!
ERRORI, DIFFERENZE ED ULTERIORI CONSIDERAZIONI.
PRIMA E SECONDA PUNTATA
Per contraddistinguere userò la sigla “E” per indicare gli errori, mentre “C” per le considerazioni.
- E: Nel libro Adso viene mandato da Guglielmo; non lo incontra per strada e nemmeno lo segue;
- E: Adso fa la conoscenza della ragazza solamente il Terzo Giorno.
- E: i due protagonisti non arrivano a piedi all'abbazia ma a dorso di mulo;
- E: il crine del cavallo non rimane impigliato nei rami e Remigio sapeva con chi stesse parlando già prima che Guglielmo gli indicasse dove si trovi il cavallo.
- E: Adelmo non viene rinvenuto morto all'arrivo all'abbazia dei protagonisti, bensì era morto giorni prima ed era già sepolto.
- E: non viene fatto alcun riferimento alla Poetica di Aristotele né sulla natura benigna o maligna del riso.
- C: la recitazione dell'attore che impersona il venerabile Jorge è alquanto stantia. Per impersonare un cieco usa il cliché degli occhi rivolti ai cielo. Probabilmente non è in grado di simulare la cecità guardando davanti a sé.
- E: le rivelazioni fatte dal monaco biondo non avvengono nello scriptorium, bensì nel chiostro.
- E: l'allucinazione di Berengario avviene nel cimitero e non nella chiesa.
- E: la bottiglia con l'etichetta in cinese, per quanto possibile (Marco Polo era morto solo tre anni prima), non è presente nel libro.
- C/E: “Uccideteli tutti. Dio riconoscerà i suoi” è una citazione famosa presente nel libro e ripresa da Eco, la cui veridicità è dubbia. In ogni caso a dirlo non è Bernardo Gui e certamente non in riferimento a Pietranera (nemmeno menzionata nell'opera); bensì dall'abate citando il suo “collega” Arnaldo Almarico.
- E: il vecchio Alinardo non si trova nello scriptorium quando Guglielmo si avvicina per parlargli, bensì nel chiostro.
- C/E: Adso non entra in una stanza segreta (per quanto sia suggestiva e intrigante). La stanza col chiarore è aperta e viene intravista anche da Guglielmo.
- C/E: la scena delle allucinazioni di Adso differisce dal libro, anche nella realizzazione. Le tecniche e gli effetti speciali usati son talmente poveri, che a Hollywood rideranno. Si poteva far meglio. Consiglio la lettura di quel passo e del libro intero.
TERZA E QUARTA PUNTATA
- E: la prima scena è tutta sbagliata (come scritto nel punto 14 del primo elenco), dalla stanze in cui Adso non dovrebbe entrare al suo salvataggio;
- E: (ripetuto): l'abate nasconde sempre la ricchezza dell'abbazia, che per altro non viene mostrata;
- E: il nome del monaco sulla lapide è in italiano e non in latino;
- E: il dialogo con il vetraio è completamente sbagliato, sia quando avviene sia per il suo contenuto;
- E: idem come sopra, il dialogo con Remigio è sbagliato;
- E: quasi tutti i “laboratori” dei monaci (vetreria, macelleria ecc) sono aperti sulla corte prospiciente la chiesa per ovvi motivi di set, ma non corrisponde a quanto descritto;
- E: la cella di Guglielmo è spaziosissima, degna dell'abate, perciò non credibile non la realtà;
- C/E: tutti gli attori hanno dei denti ultra bianchi (tranne forse Stefano Fresi). Poco credibile;
- C/E: il passato di Salvatore non è descritto, ma risulta comunque interessante;
- E: non si parla della bussola;
- E: la biblioteca è stata disegnata male, i torrioni non hanno sette lati e le stanze non ne hanno cinque.
- E: Guglielmo e Adso ragionano sulla struttura della biblioteca non seduti comodi nel refettorio;
- E: Adso disegna la mappa della biblioteca già la prima volta che entrano; comunque non nel refettorio. Manca del tutto l'intuizione delle lettere.
- C/E: (segue 13) tutta la scena della ricerca del finis Africae è stata scritta e girata malissimo. La biblioteca non è strutturata a piani, dove ogni piano corrisponde a un'area geografica e si viene completamente a perdere la magia e il mistero avvolti intorno alla stessa. Leggendo il libro, lo spettatore si meraviglierà.
- E: (segue 14) nella biblioteca i libri non son disposti a coprire passaggi;
- C/E: la macchina del vento, pur essendo molto interessante e ingegnosa, non è presente nel libro;
- C: prima volta in assoluto che menzionano un'ora della vita monacale (compieta e mattutino);
- C: la pronuncia del nome del monaco spagnolo è sbagliatissima. Nessun attore riesce proprio a pronunciarlo perfettamente;
- E/C: Adso non dona nessun libro alla ragazza e tutte le scene con lei sono inventate di sana pianta.
- E: Adso si confessa prima di ritornare per la seconda volta nella biblioteca (anticipo IV puntata).
- E/C: Gli incubi di Adso, con Berengario che lo affoga, non sono presenti nel libro. Forse sono stati inseriti per rimediare all'errore delle sue allucinazioni nella biblioteca. Infatti è dopo quell'evento che Adso si confessa (vedi punto finale paragrafo precedente).
- C: Finalmente si parla del riso, o quanto meno se ne accenna. Magra consolazione.
- C: La realizzazione della disputa teologica è molto interessante, sia per il modo in cui è stata proposta sia per le affermazioni coinvolte. Però non vengono alle mani.
- E: I dialoghi tra Bernardo e Malachia non ci sono nell'opera, si intravedono solo confabulare.
- E: tutta la scena precedente la morte di Severino è sbagliata.
- E: non è un fante che sussurra all'orecchio del monaco, ma un arciere che informa (sempre sussurrando) Bernardo Gui.
- E: Guglielmo fa uscire tutti dopo che Bencio aveva fatto le proprie rivelazioni.
- E: la scena successiva la morte di Severino è sbagliata, per modo, ambientazione ecc..
- E/C: La scena del sortilegio di Salvatore non avviene nel mulino della carta, bensì dentro l'abbazia e implicava anche un gallo. Per lo meno non si vede l'uccisione del gatto, che in ogni caso non viene ucciso.
- E: Adso non lotta con Salvatore per liberare la ragazza e non viene quindi colpito in testa.
- E: Bernardo Gui non viene a sapere del rapporto tra Adso e la ragazza.
- C: la recitazione di Bentivoglio è davvero penosa, come quella di Emerson.
- E: l'aforisma di Buddha (“tre cose non possono essere nascoste...”) non è presente nel libro.
- E: Malachia non muore durante il sermone di Jorge, che avviene ai Vespri, bensì la mattina dopo in ben altre circostanze.
- E: Michele da Cesena si reca sì dal papa ma chi fugge di notte è Ubertino da Casale, non presente nella serie e avente voce in capitolo nel libro. Invece Michele rimane nell'abbazia.
- E: La confessione di Bencio sulla sua neo assunzione avviene dopo la cena, ma in quella stessa occasione Guglielmo parla dei vari tipi di lussuria ad Adso.
- E: La predica di Jorge dal pulpito è diversa e Alinardo non proferisce parola.
- E: Non è Adso ha rimproverare Bencio, ma Guglielmo e la loro discussione avviene nell'Edificio vicino alle cucine, non in un chiostro.
- C: Jorge non viene MAI preso in considerazione come possibile responsabile e non ha un ruolo rilevante nella serie.
- E: Quando Adso rileva il gioco di parole di tertius equi erano le sei di sera, quindi già buio e non era nel pianoro antistante la chiesa bensì davanti alle stalle.
- E: Guglielmo legge e traduce il testo.
- E: Jorge non si fa prendere tanto facilmente.
- E: La ragazza non fugge, ma si intuisce che viene uccisa. Adso si rammarica di non saperne il nome la sera del quinto giorno, dopo il sermone di Jorge.
- E/C: La biblioteca non esplode e non si incendia così velocemente. Tutto creato per far scena e si poteva anche risparmiare.
- E: Remigio non muore nelle fiamme della biblioteca.
- E: il finale è completamente sbagliato.
Aggiornamento 2: aggiunti errori della quinta e sesta puntata. (19/3/19)
Aggiornamento 3: aggiunti errori della settima e sesta puntata e rivisti quelli della sesta. (26/3/19)
Aggiornamento 4: modificata l'impaginazione. (Aggiornato il 28/12/2020)