#LAMICIZIATISALVA... ma non sempre
- una classe numerosa con il solito gruppetto di stronzi;
- bullismo di ogni forma, dagli insulti verbali alle scritte sui muri;
- il capro espiatorio che viene bistrattato;
- il ragazzo che viene emarginato al di fuori della scuola;
- quello nuovo eccentrico;
- la professoressa stronza che prende di mira uno a caso, così... per sport;
- canne, alcol e quanto altro;
- e per finire l'ormai di moda stupro con video incorporato.
- la mancata elaborazione del lutto, trasformata in visioni;
- e per finire l'immancabile omofobia, che di 'sti tempi è una triste realtà.
La storia parla di 3 ragazzi che, a un primo impatto, verrebbe da definire sfigati mentre, al contrario, sono i veri fighi della scuola; invece di passare le giornate a insultare o deridere gli altri, si godono quell'inferno che è il liceo, cercando di divertirsi e fregandosene così dei problemi che li avvolgono.
A dare inizio a questo cambiamento è Lorenzo, un ragazzo orfano preso in adozione da una coppia friulana e arrivato da Torino dopo una sequela di trasferimenti da una casa famiglia all'altra. Lorenzo è estroverso, egocentrico, un pizzico arrogante (un po' tanto) ed eccentrico con tutti i suoi vestiti colorati. Ah, certo... naturalmente è gay dichiarato. Ma i genitori addottivi, persone di mentalità aperta come pochissime (da contare sul palmo di una mano), lo avrebbero capito da subito in ogni caso. I campanelli d'allarme sono suonati non appena lui ha pronunciato questa frase: “manca lo specchio a figura intera”.
Identica a lui (sebbene in versione femminile) è Blu, la tipica ragazza maltrattata da tutte le coetanee invidiose perché sta con l'ex figo della scuola (ormai diplomato) e per giunta di uno (o forse due) anni più grande. Quello stesso figo, figlio di papà, che per festeggiare la propria maturità organizza una piccola orgia con gli amici, coinvolgendo Blu. Poi una cosa tira l'altra, le voci si diffondono ed ecco che come per magia sui muri della città compare la mitica frase “BLU È UNA TROIA”. Ma lei da vera donna matura, si lascia scivolare addosso le provocazioni e continua sulla propria strada fregandosene. Così l'apatica, disinteressata, senza sogni (come la definisce la madre) Blu viene strappata da questo continuo stato di catalessi da Lorenzo, che le riesce a dare un motivo in più per vivere al meglio la propria vita scolastica.
Dulcis in fundo c'è Antonio, un ragazzo problematico che non ha mai superato davvero la perdita del fratello (morto presumibilmente in un incidente d'auto), il quale anzi gli compare sotto forma di visione e con cui parla nei momenti di solitudine. A peggiorare le cose c'è una madre troppo apprensiva, la cui paura di perdere anche l'unico figlio rimastole si trasferisce negativamente sul ragazzo. Taciturno, solitario, seppur considerato il migliore nella squadra liceale di pallacanestro, Antonio viene lasciato sempre da parte al di fuori delle attività scolastiche e perciò quando Blu e Lorenzo gli offrono l'opportunità di uscire dalla sua bolla, si lascia andare e inizia questo triangolo amicale.
Ciò che il regista/sceneggiatore ci racconta è uno spaccato di vita comune, episodi che purtroppo si possono vedere ovunque nel mondo e di sicuro in tutta Italia. Come dicevo all'inizio, la trama è la classica storia di alcuni adolescenti nel loro climax di stupidità, il cui unico interesse è quello di sfottere e ridicolizzare il più debole della classe per apparire popolari. O i più deboli, come in questo caso. Perciò quando Lorenzo definisce Udine e il Newton (il fittizio liceo) provinciali, in realtà sta commettendo un errore; perché non c'è nulla di diverso, per esempio, tra una scuola udinese e una romana, oppure torinese piuttosto che barese. In tutte queste realtà infatti è sempre presente la stessa situazione: i fighetti, i veri sfigati, ci sono ovunque e con loro i “diversi”, quelli emarginati a causa delle proprie passioni. E la presenza di professori stronzi, razzisti, omofobi, cattobigotti moralisti di certo non aiuta nella formazione di una società più aperta e senza pregiudizi.
Cos'è che cambia allora? Il modo in cui si percepiscono i fatti, che poi è uno degli input che Cotroneo vuole dare ai giovani: quando i ragazzi sono protagonisti di episodi di bullismo, sia dalla parte del carnefice che quello della vittima, non si rendono conto di ciò che sta accadendo; hanno una visione distorta. O dovrei dire abbiamo, perché tutti almeno una volta hanno insultato o ricevuto insulti in classe. Solo che in quel momento non lo abbiamo concepito come bullismo. Lo stesso vale per chi è stato zitto, in quanto ugualmente colpevole.
Perciò le lezioni che il regista ci vuole dare sono due: la prima è quella appena esposta, far aprire gli occhi degli adolescenti su ciò che gli sta capitando, che fanno e/o subiscono.
L'altra è quanto è importante non tenersi tutto dentro, dare sfogo alle proprie emozioni e cercare di trovare una pace interiore con noi stessi. Perchè, come a scritto qualcuno, basta un bacio per scatenare la follia o un complimento eccessivo o un'occhiata, per passare dalle parole alle mani. Troppo spesso in questi anni abbiamo sentito di ragazzi accoltellati per gelosia, altri picchiati solo perché la vista di un gesto d'affetto (quale tenersi per mano), dava fastidio a qualcuno. In quanti si sono ritrovati all'ospedale o sotto terra per parole dette senza pensare o dettate da sentimenti forti? Direi che è arrivata l'ora di fermare l'elenco. Una precisazione prima di continuare è d'obbligo: non è il bacio il problema, non è questo che scatena un istinto folle o un gesto estremo, ma la strumentalizzazione che se ne fa di esso. Anche un semplice bacio, infatti, può essere trasformato in un pretesto di scherno o più semplicemente le emozioni provate in quell'istante possono essere distorte da persone terze, mosse dall'odio, che insinuano dubbi e falsità nelle menti più volubili. E così il bacio (o una carezza, un abbraccio ecc...) si trasforma in un atto ripugnante che bisogna ripudiare.
Il film è anche una critica nei confronti degli insegnanti e dei genitori (seppur non è questo il caso), cioè di coloro che dovrebbero controllare e sondare il comportamento degli adolescenti, cercando di infondere valori civili di libertà, eguaglianza e fratellanza, ma che invece sono i primi a istigare la diversità. Non sempre, ma accade.
Per concludere, il finale ci fa riflettere su un altro aspetto che deve essere considerato e che ho già in qualche modo esposto: le parole sono molto importanti e l'uso sbagliato di esse potrebbe comportare gravi conseguenze. Di esempi ce ne sono, purtroppo, innumerevoli specialmente in America, dove comprare armi è facile quanto acquistare caramelle e dalla cui cronaca si è ispirato Cotroneo.
Perciò prima di dire cose tipo “sei una balena” o “brutto fr***o di merda”, riflettiamoci bene e contiamo fino a 10. Non bisogna farci piacere tutti per forza, ma a un insulto o all'aggressione è meglio preferire il silenzio e l'indifferenza. Invece di colpire qualcuno od offenderlo per il complimento alla propria ragazza/o o per i vestiti che indossa, si può replicare chiedendo gentilmente di smetterla e nel caso di persistenza, allontanarsi.
Il destino non esiste. Siamo noi a costruircelo con le scelte che facciamo ogni giorno, ogni minuto e le parole che pronunciamo.
Valutazione finale: 😍😍😍😍😍