Come rovinare una persona con semplici piccole clausole
Tutto è iniziato una notte sui moli, vicino a Santa Sofia. In Ucraina è la serata della selezione nazionale del rappresentante che sarebbe volato all'Eurovision Song Contest 2019 e in finale sono giunti tre concorrenti. Tra questi vi è la vincitrice Maruv, partecipante con la canzone Siren Song , definita da alcuni ultra-pop. L'esibizione, degna di una semifinale dell'Eurofestival, è alquanto scadente: lei è più rigida di una statua di marmo nei movimenti di una coreografia poverissima, il tentativo di imitare la Madonna degli ultimi anni risulta patetico e il testo va a braccetto con il balletto (nel senso che è pessimo, se ci son quattro versi non ripetuti è già tanto). Più che ultra-pop potremmo definirlo puttan-pop. Tuttavia la canzone, grazie al sound “discotecaro”, è anche orecchiabile e di certo all'Eurovision avrebbe rappresentato quel trash che ci piace assai. Perciò ecco che tra lo stupore generale (non era data nemmeno per papabile), Maruv si garantisce la vittoria e festeggia tutta contenta. Però i festeggiamenti durano poco. La cantante infatti, anche col trofeo in mano, continua a essere vessata da molteplici critiche, iniziate fin dall'annuncio della sua partecipazione al programma. Secondo voi quali potrebbero essere? Si tratta forse di una Conchita 2? No! Si tratta forse di una nota cocainomane? Nemmeno! Sarà che forse una spia russa? Din...din...din.. fuochino! Infatti la natura di queste critiche è politica e verrebbe da aggiungere anche un “ovvio”, sapendo che la ragazza è stata incolpata per essersi esibita in Russia e per volerci tornare. In pratica, questa volta, benché non sia direttamente coinvolta, la Russia è comunque la pietra dello scandalo. Pare proprio che in Ucraina il livello di follia sia degenerato e la gente non possa nemmeno avere più idee personali, né girare dove voglia.
Nel corso della serata Maruv, a seguito di interrogatori già avvenuti in merito ai suoi legami con l'odiato Vicino, si ritrova così a essere ulteriormente vessata con domande relative al suo orientamento circa la Crimea (perché l'Ucraina giustamente non considera chiuso quel capitolo), venendo costretta a chiarire la sua posizione sostenendo apertamente che la penisola sia ucraina di diritto. Lei, con tutta la calma e l'educazione possibile ha replicato sostenendo che l'Eurovision è innanzitutto un concorso canoro, e non un'elezione politica! A quanto pare serviva davvero ribadirlo. Apriti cielo! Non l'avesse mai detto! Il vice capo del governo ha immediatamente risposto con toni non altrettanto pacati, sostenendo che il portavoce dell'Ucraina non possa essere un cantante che si è esibito “nello stato aggressore” e che intende tornarci, “non trovandoci nulla di riprovevole in ciò”. Insomma, livelli di follia. Naturalmente essendo la tv statale gestita dalla politica, i dirigenti hanno prontamente rilasciato un comunicato in cui si annunciava che il rappresentante ufficiale sarebbe stato svelato dopo controlli di conformità dei musicisti. Una falsità bella e buona.
Quindi, riassumendo, il vero problema di Maruv è il suo prossimo concerto in Russia. E li iniziano i dolori, perché il cantante che viene selezionato per l'Eurovision deve firmare un contratto con l'emittente che rappresenta. È facile capire cosa significhi ciò e cosa comporti in questo caso. La tv ucraina ha infatti imposto una pesante clausola all'artista, che ha il sentore di uno sporco ricatto. Sostanzialmente a Maruv è stato imposto di cancellare tutte i suoi futuri concerti su “suolo nemico”, per poter prendere parte all'Eurofestival quale rappresentante ucraina. Eppure, secondo le dichiarazioni della cantante, queste sono quisquilie in confronto ad altre condizioni ben peggiori.
Queste sono le vere motivazioni: in sostanza la cantante avrebbe dovuto dichiarare pubblicamente il proprio appoggio alla causa del suo Paese, politicizzando ancor più di quanto già non sia, l'intero evento. Ma, qui viene il bello perché si dimostra tutta l'ipocrisia racchiusa in questo comunicato rilasciato dalla tv nazionale.
Traduzione: inoltre in accordo alle regole dell'Eurovisione (paragrafo 2.6), l'emittente partecipante deve assicurare il carattere non politico della competizione. L'attuale situazione coinvolgente le selezioni nazionali di quest'anno mostra invece segni di politicizzazione. La risonanza pubblica, i tentativi di esercitare pressione da parte di forze politiche, l'interferenza nella discussione di figure culturali e di strutture informative del Paese aggressore (i.e. Russia) hanno portato infatti alla politicizzazione dei risultati della selezione naturale.
In pratica i dirigenti dell'UA:PBC in questo comunicato stanno incolpando la Russia di aver manipolato le selezioni nazionali e, indirettamente, Maruv per averne fatto un caso politico. Quindi stanno scaricando le colpe su altri, quando i veri responsabili sono loro stessi. Che poi l'ipocrisia raggiunge vette altissime, se tenessimo presente il caso Samoylova di due anni fa che fu proprio la tv ucraina a montare un casino!
La reazione dell'artista non si è fatta attendere, la quale in un post sui social ha reso noto come la cancellazione dei suoi concerti non fosse un grave problema, nel caso fosse stata l'unica condizione da soddisfare per partecipare all'Eurofestival, ma che:
Per sapere quali siano le clausole bisognerebbe leggere il contratto oppure dobbiamo rifarci al post pubblicato su Facebook dalla cantante. Avendolo scritto (ovviamente) nella sua lingua natale, dobbiamo quindi affidarci a una traduzione. Tra le imposizioni (riportate da Eurofestival news) ce ne sono tre che spiccano:
- Mi è proibito fare qualsiasi improvvisazione sul palco senza l’approvazione della UA:PBC (una spaccata non concordata, per esempio, potrebbe costare una multa di 2 milioni di grivnie – poco più di 65.000 euro, n.d.a.)
- Attenersi completamente a tutte le richieste e le istruzioni della UA:PBC (in teoria, potrebbero forzarmi a ballare ad una festa di compleanno con qualche vice ministro e, in caso di rifiuto, potrebbero squalificarmi e costringermi nuovamente a pagare una multa di 2 milioni di grivnie. In più, dovrei compensare la UA:PBC per le perdite!)
- Il divieto di comunicare con i giornalisti senza il consenso della UA:PBC (il che viola del tutto la libertà di parola e i diritti umani).
Che dire quindi... hai ragione Maruv! E ha fatto bene a rifiutare anche le varie proposte ricevute da diversi paesi europei (almeno tre), durante i giorni della faida, sostenendo che avrebbe rappresentato solo il proprio Paese. Ci sembra giusto. La notizia del mancato accordo ha comunque suscitato le critiche e le ire dei suoi fan, i quali hanno subito lanciato una petizione online al fine di vedere la propria eroina sul palco di Tel Aviv. Ma a niente son servite le firme raccolte. La UA:PBC aveva infatti già contattato i secondi e i terzi classificati i quali, forse in segno di protesta e di supporto, hanno declinato. All'Ucraina quindi, non volendo cedere sulle assurde clausole, non è rimasto che ritirarsi. Il comunicato rilasciato è tutto da ridere:
“Iprocrisiaa... Kiev è casa tuaaa”. Se la UA:PBC avesse davvero rispettato la scelta popolare, allora non avrebbe fatto in modo di impedire la partecipazione di Maruv all'Eurovision. Per di più, oltre a sottolineare ancora una volta il carattere politico da loro dato all'adesione al concorso, i dirigenti hanno scaricato ulteriormente le colpe, stavolta sulle case discografiche ree, a detta loro, di continuare a intessere legami con la Russia. Invece di essere contenti che i loro odiati nemici spendano soldi per i propri cantanti, li osteggiano. Mah.
D'altronde è in linea con la politica del Paese: “piuttosto che essere rappresentati da una persona con trascorsi lavorativi in Russia, sarebbe meglio che non ci andasse nessuno” from il vice capo dell'esecutivo.
Ora, caro lettore, sai anche tu perché la delegazione ucraina non sarà presente a Tel Aviv in maggio.
Alla prossima!
P.S: i dirigenti della tv nazionale hanno già annunciato che in caso di vittoria russa a Tel Aviv, non parteciperanno nemmeno il prossimo anno. Ovviamente per chiare questioni politiche.
Fonti: ESCtoday, Eurofestival news, Euronews.