Mameli - il ragazzo che sognò l'Italia, Goffredo Mameli, miniserie TV
La Storia non s'è desta
Questa, caro/a lettore/trice NON è la trama di ciò che si è visto; questo è un sunto della sua vita.
Bisogna fare, quindi, una premessa, la quale andrà a spiegare anche le virgolette iniziali. La Storia (e la cultura) di un Paese non deve essere ASSOLUTAMENTE rimaneggiata e/o modificata a proprio piacimento, perché non stiamo trattando temi di fantasia ma la vita di personaggi che sono morti e che, appunto, sono passati alla Storia per il proprio lavoro, gli ideali etc. E' inutile che si venga a dire “eh ma è scritto inspirata”... NO! Non è accettabile, perché non ci si inspira alla Storia, la Storia E' e basta. Lo stesso dicasi sul vecchio adagio “eh ma è un film/serie, sennò sarebbe un documentario”; è una scusa insignificante e sbagliata, perché non è il “romanticizzare” né il “romanzizzare” a differenziare i due generi. Quindi è possibile produrre un film storico serio, corretto, che narri come sono effettivamente accaduti, senza rischiare di trasformarlo in un documentario. Un esempio di quanto NON si debba fare è stata la serie I Medici, per giunta data in mano a statunitensi.
Nel suddetto caso, Mameli non è proprio biografica, perché sì narra la sua vita ma alcuni fatti sono stati distorti sia per accorciare la Storia sia per dare più climax alla narrazione (esempio: la fantomatica setta di reazionari, cui sono affiliati padre Sinaldi e il governatore). E non va bene. Ah, che sia chiaro: è fattibile accorciare la Storia, saltando argomenti magari non utili o rimanendo sul generale (d'altronde a scuola si fa così), ma non rimestarla. Ecco dunque che anche in questa miniserie ho riscontrato vari errori che potevano essere evitati. Non serve drammatizzare la vita di un ragazzo come Mameli, che ne ha viste di ogni e che visse più lui in un anno allora, che non noi oggi. I suddetti errori li troverete in calce.
Venendo alla produzione in sé, il cast è davvero eccezionale, nulla da dire. A parte il modo in cui è stato conciato Riccardo De Rinaldis Santorelli (Mameli aveva baffi e pizzetto), la sua interpretazione mi è parsa buona, ma forse sarebbe stato necessario metterci più grinta. Però bravo. Purtroppo il copione ha completamente rivisitato parti della sua personalità e della sua vita, che ne hanno dato un'immagine diversa da ciò che è possibile leggere nelle fonti. Stessa opinione la riservo ai “genitori”: Neri Marcorè è un attore spettacolare, la cui persona e qualità recitativa mi hanno sempre entusiasmato; anche qui però pecca il copione, perché il personaggio di Giorgio Mameli doveva essere più forte, più aspro in quanto ufficiale di marina (d'altronde fu definito “un uomo rozzo”), quindi una presenza più marcata sarebbe stata ideale, anche nel dimostrare le proprie opinioni politiche. Lo stesso vale per Isabella Briganti, sulla cui recitazione non si può obiettare nulla, ma reputo che avrebbero dovuto invece dare un impatto più forte alle idee repubblicane di Adelaide Zoagli. Bada, caro/a lettore/trice che non mi sto contraddicendo con quanto sopra menzionato: qui si tratta di rappresentare al meglio una persona e le sue opinioni, pertanto se un personaggio venisse descritto come “fiera del suo (della città di Genova) passato repubblicano e (…) non nascondeva la sua ostilità per il regime monarchico”, questo bisognerebbe dimostrarlo e non soltanto dando del “traditore” al figlioletto. Per quanto riguarda Nino Bixio, interpretato da Amedeo Gullà, ho trovato paradossale che l'attore abbia usato un inflessione più piemontese che genovese, benché Bixio fosse nato e cresciuto nella città ligure. Non risparmio critiche nemmeno per i due Grandi nomi della nostra Storia, i due Giuseppe del Risorgimento, Mazzini e Garibaldi, dato che pure la loro personalità è stata rimestata. Giuseppe Mazzini, impersonato da Pier Luigi Pasino, è un uomo pacato,gioviale che si mette persino a cantare. In realtà non era proprio così, era un uomo severo con se stesso innanzitutto e il suo pensiero e modo di ragionare erano altrettanto schematici, inquadrati. Per quanto non si sappia come fosse nel privato, si sa però come si comportava in pubblico. Invece il primo impatto con Maurizio Lastrico nei panni di Giuseppe Garibaldi è stato di forte sorpresa, però per quanto apprezzi il comico, nell'analizzare la sua interpretazione bisogna essere obiettivi. La prima cosa che stona è l'abbigliamento: questo potpurri di stili dal cappello tirolese al poncho latino e l'immancabile camicia rossa; è come se la/il costumista avesse voluto racchiudere nella sua persona tutti i suoi periodi militari e quindi le battaglie in Sud America, la Spedizione dei Mille e la III Guerra d'Indipendenza in Trentino. Un casino. Anche l'accento probabilmente è sbagliato:Garibaldi potrebbe aver appreso il tono genovese, ma non era sicuramente così marcato essendo nato in una città francese.
Un applauso e un apprezzamento vanno senza dubbio ai costumi per la loro magnificenza e per l'accuratezza dei dettagli, così come al set scelto. Tuttavia, c'è stata un'esaltazione di troppo nell'uso delle camice rosse e del colore rosso (il rosso era il colore dei rivoluzionari). Per quanto queste fossero state assunte da Garibaldi quale vestiario per i suoi volontari già durante le battaglie nell'odierno Uruguay (ben prima del 1847), di fatto in Italia comparvero solo nei battaglioni da lui comandati. Pertanto né Bixio (che ancora non ne era affiliato) né poi gli altri ragazzi patrioti il giorno della processione avrebbero indossato camice o indumenti completamente rossi. Si tratta palesemente di una scelta dei registi per dare più enfasi al momento (senza necessità).
La critica maggiore però la riserbo al finale, che ha snaturato completamente questa miniserie, mancando di rispetto alla persona e alla memoria di Mameli. E' incomprensibile la scelta di voler terminare parlando dell'Italia Repubblicana e del voto alle donne, tutti fatti questi non c'entrano nulla con la persona di Mameli perché per lui non erano il primo pensiero né il primo scopo: ciò che Mameli voleva era fare l'Italia, ossia fare in modo che concretamente l'Italia comparisse sulle cartine geopolitiche e che gli Italiani fossero finalmente un unico popolo. Tutto il resto era un “più” consequenziale. Questa fine, quindi, sembra troppo propagandistica a favore della Repubblica attuale come a voler ribadire un concetto non meglio precisato, come a dire (e l'hanno scritto di fatto) “la nostra Repubblica è pura e così deve rimanere”. E sopratutto non viene fatto alcun cenno all'Inno, al SUO Inno che ancora oggi cantiamo. Personalmente penso che avrebbero dovuto evitare tutto questo e finire rimanendo concentrati sulla figura di Mameli, tributandogli i massimi onori cominciando col dire quando è morto innanzitutto, perché anche quello non sono stati in grado di scrivere, come se la sua data di morte non fosse certa. La data e l'ora del decesso (che la sappiamo, vedi la trama) e cosa ne fu del corpo nelle ore successive alla sua dipartita e dove riposi oggigiorno, sono gli elementi obbligatori che avrebbero dovuto dovevano trascrivere nelle battute finali e poi, ovviamente, scrivere che quel Canto Nazionale, divenuto in seguito Canto degli Italiani oggi è diventato il nostro Inno ufficiale. Questo è ciò che andava fatto.
Malgrado ciò è stato difficile non commuoversi vedendo narrata la nostra Storia e la storia di questo giovane ragazzo che è morto, bisogna ricordarlo, affinché noi potessimo chiamarci Italiani.
ERRORI E INESATTEZZE DELLE PRIME 2 PUNTATE
- Francesco Castiglione, Carlin Repetto, padre Senaldi, Giacomo Parodi sono tutti inventati.
- Mameli fu il primo di sette figli, ma nella serie se ne vede solo 1.
- Una marchesina che beve a collo da una bottiglia, per quanto ribelle, è impensabile.
- Il padre di Mameli era fortemente monarchico, la madre repubblicana.
- L'amore tra Mameli e Geronima avvenne tra il 1844 e il 1846 (ben prima del periodo citato), anno in cui lei si sposò.
- Non ci fu alcuna setta di reazionari (infatti non ne dicono il nome e non spiegano cosa volessero).
- Geronima Ferretti non si suicidò sull'altare (visto che le fonti danno per certo che si sia sposata).
- L'incontro tra Bixio e Mameli avvenne in circostanze diverse.
- Novaro non ricevette il testo del Canto per posta, bensì gli fu dato di persona dal pittore Ulisse Borzino in casa di Lorenzo Valerio, patriota e scrittore suo conoscente, una sera di novembre.
- Il 10 Dicembre 1847 non si commemorava una festa patronale alla Madonna, bensì si celebravano i 101 anni della rivolta di Balilla.
ERRORI E INESATTEZZE DELLE ULTIME 2 PUNTATE
- E' possibile uno scoraggiamento iniziale di Mameli a seguito dell'armistizio di Salasco, però si riprese subito e cominciò a scrivere versi e articoli sul Diario del popolo, il giornale di Genova.
- Mameli non tornò all'università per proseguire gli studi.
- Mameli non fu “rapito” da Mazzini mentre si trovava per strada a Genova; l'incontro tra i due avvenne a Milano durante il soggiorno di Mameli quale volontario nella legione lombarda.
- Dato il punto 1, non è vero che Mameli non aveva più voglia di lottare.
- La scena davanti al Governatorato, essendo il personaggio di Carlin inventato, è stata creata di sana pianta. Tuttavia rappresenta un possibile spaccato di quegli anni.
- Idem per l'articolo su Francesco Castiglione, il quale non esistette. Di fatto Mameli contribuì oltre che col già citato Diario del popolo (di cui fu direttore) anche con il giornale La Vestale, il quale però non uscì mai perchè impedito dalle autorità sabaude.
- Mameli non fece propaganda in capitaneria, bensì su una delle navi del padre (a sua saputa) e fu per questo che Giorgio fu poi mandato in pensione forzatamente col grado di contrammiraglio.
- Garibaldi non incontrò né arruolò Mameli a Genova. Mameli rimise i piedi la Colonna Mantovana (i volontari di Marzo) e si congiunse a Garibaldi in Toscana e con lui proseguì per Bologna. Seppe dell'insurrezione romana mentre si trovava a Ravenna.
- Garibaldi e Mameli non giunsero a Roma via mare, bensì via terra.
- La Costituente italiana (non romana) non si costituì il 20 Dicembre; in quella giornata fu proclamata la prossima apertura della stessa. Mameli inoltre contribuì ampiamente con la propaganda affinché si convocasse la Costituente.
- La figura di Adele è inventata; ciò non toglie che non ci furono donne volontarie. Difatti manca totalmente la persona della contessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, che Mameli deve aver conosciuto durante la Repubblica Romana. Donna carismatica e fortemente italiana e patriota, ebbe ruolo attivo nel nostro Risorgimento, in particolare propri nel 1848 a Roma.
- La bandiera “Dio e popolo” è stata realizzata in maniera sbagliata: le bande erano verticali e non orizzontali.
- Mameli tornò a Genova due volte nel 1849: la prima in Febbraio per arringare i cittadini a sostenere Torino nella ripresa delle ostilità; la seconda in Aprile per i moti che insorsero il 5 del mese. Tornò a Roma richiamato da Garibaldi solo quando i Francesi assediarono la città.
- Mameli non fu ferito a Velletri, bensì nella battaglia di Villa Corsini il 3 Giugno. La gamba gli venne amputata il 19 e lui morì il 6 Luglio quando i Francesi erano in città già da 3 giorni. Pertanto quel fuggi-fuggi generale è alquanto improbabile.
- Dalle fonti, inoltre, si legge che chi gli fu vicino negli ultimi attimi lo sentì decantare “continuamente versi sconnessi sulla Italiana indipendenza". E ricevette l'estrema unzione.
Fonte: Treccani.