La recensione che ti accingi a leggere, caro lettore/trice, riguarda un romanzo che è difficile da inquadrare per il contenuto descritto. Prima di spenderci parole, ti riassumo la trama di Narciso e Boccadoro.
Il convento di Mariabronn era da sempre un luogo di culto e di erudizione, ma mai come allora aveva avuto un novizio tanto dotto quanto lo era Narciso. Il suo acume era tale da non avere pari fra i monaci e l'abate, per premiare un simile talento, gli concesse in via eccezionale di insegnare il greco. Fu proprio durante una lezione, che Narciso fece la conoscenza di un nuovo arrivato, un fanciullo biondo e bello dal nome Boccadoro. Tra i due nacque subito una forte intesa, sfociata in una solida amicizia, che li avrebbe portati spesso a numerosi confronti; finché un giorno la vita non li condusse su strade diverse.
Il romanzo, come ho detto in apertura, è difficile da definire perché non si tratta di un semplice testo di letteratura, di una storiella per bambini, bensì è pregno anche di filosofia. Era il 1930 quando Herman Hesse lo pubblicò a Berlino la prima volta; siamo cioè in un periodo in cui l'Europa era attraversata da fervori sia storico-politici sia culturali. È innegabile e indubbio che l'autore sia rimasto influenzato dai pensatori del suo tempo, con cui (quasi sicuramente) entrò in contatto: da Freud, Adler, Husserl, da Wittgenstein e da Heidegger (soltanto tre anni prima quest'ultimo pubblicò il suo Essere e tempo). Tra le righe del romanzo, sfociate nelle riflessioni dei protagonisti, Hesse discorre di molte argomentazioni che erano al centro delle dispute filosofiche dell'epoca; tre, sopratutto, sembrano essere i suoi punti focali, le sue ossessioni: lo Spirito, l'Amore e la Morte. Accanto a questi vi sono poi la fede, l'arte, il sesso, la libertà e il tempo.
Il tema della morte, tanto quella fisica, quella propriamente del pallore dei cadaveri, quanto quella spirituale dell'anima, è l'ultimo a essere preso in considerazione e ad accompagnarlo per buona parte del suo racconto. Inizia come una semplice domanda per poi scaturire, quasi, in un'ossessione. Bada, caro lettore/trice, non è che Hesse ti descriva per filo e per segno come siano anatomicamente i cadaveri o ti presenti un'esposizione sul concetto di aldilà e di vita ultraterrena; parlando della Peste, che era onnipresente nel Età di Mezzo, coglie l'occasione per riflettere su cosa sia la morte e il morire, ma lo fa in un modo peculiare. In contrapposizione a questo macabro argomento vi è poi l'Amore, quello spirituale volto a dio e allo spirito e quello passionale, carnale. Parla di entrambi in profusione, sviluppando concetti interessanti in linea con la sua contemporaneità e con i pensatori del passato; quando successivamente passa a introdurre la Morte, inizialmente le pone in antitesi, ma poi le fa interagire e confrontare sotto una luce diversa. Anche l'atto sessuale viene rappresentato; tuttavia il sesso qui non è mai lascivo, tutt'altro: Hesse a volte descrive gli approcci sessuali con una tale finezza e ricercatezza nelle parole, che di primo acchito il lettore potrebbe (forse) non comprendere cosa stia leggendo. A tal proposito, permettimi di aprire una parentesi. Il linguaggio di Hesse è, spesso, ermetico, raffinato, non diretto. D'altronde, ripeto, siamo nel 1930 e il tedesco di allora era molto più complicato e articolato di quello odierno: frasi lunghe, con secondarie spesso interminabili, rendevano “pesante” la lettura e difficile l'interpretazione (perfino un crucco me l'ha confermato). In italiano, invece, la lettura risulta più fluida e ciò lo riconduco alla costruzione sintattica più semplice, pur seguendo fedelmente il testo originale (la mia edizione ripropone la traduzione originaria del 1933 di Cristina Baseggio, su cui avrei da ridire). Chiusa parentesi. Tornando al sesso, non leggerai mai: “la prese da dietro, mentre era appoggiata al davanzale della finestra e la montò come una vacca”; perdonami questa brutta espressione. L'autore descrive il sesso in maniera più poetica, rappresenta le movenze dei corpi e le emozioni con un linguaggio più sofisticato, fornisce immagini quasi palpabili degli stati d'animo dei personaggi coinvolti. Avrei voluto riportare qui un esempio, ma non voglio rovinarti la sorpresa. Nondimeno una cosa la posso e voglio dire: lo scrittore gioca molto con il concetto di Amore ed è molto ambiguo. Quando lo lessi per la prima volta pensai subito, scorgendo il titolo, che si trattasse di una storia amorosa tra due ragazzi. Non chiedermi il perché; mi ero fatto questa idea. Riprendendolo oggi e avendo in mente quel residuo di memoria, sono rimasto nuovamente giocato. È fuor dubbio che il rapporto tra i due giovani sia amicale e non amoroso (che poi l'amicizia sia una forma diversa di amore è tutto un discorso a parte), ma è davvero così? A mio avviso spetta al lettore decidere e farsi un'idea personale: ognuno quindi può attribuire un significato diverso ala relazione tra Narciso e Boccadoro; e potrai sorprenderti se, rileggendolo dopo anni, tu possa cambiare opinione.
Questo aspetto è ciò che apprezzo maggiormente del romanzo, al di là della storia in sé: l'incertezza, il mistero, la nebbia che avvolge i protagonisti, i significati intrinsechi.
Con gli stessi concetti dell'amore fisico, Hesse si rivolge all'amore spirituale, allo Spirito in sé. Disquisisce su cosa sia lo spirito, su cosa sia il pensiero; pone in dialogo e contrasto le tesi di Aristotele, Platone e S. Tommaso con quelle dei suoi contemporanei, ma lo fa in una maniera da non risultare pedante. Usa, o meglio sfrutta, l'epoca in cui circoscrive la trama per questi scopi: sfrutta la Scolastica e la vita claustrale per ragionare sullo spirito; sfrutta Aristotele (e Freud) per dibattere dell'Amore; infine sfrutta la Peste per parlare della Morte.
Allora starai pensando: “ma quindi è una palla colossale, un trattato di filosofia di una noia allucinante”. No affatto, però posso capirti se reputerai certi paragrafi ostici e magari anche noiosi. È capitato anche a me la prima volta. Penso che tutto dipenda dall'approccio con cui si affronti l'opera e dalla maturità mentale del lettore. Ma ti posso assicurare che, se presi nel verso giusto, te li farai scivolare addosso e la lettura scorrerà tranquilla e veloce. Apro di nuovo una parentesi: sicuramente è ben più leggibile e godibile de Il processo di Kafka! Quello si è tedioso allo stremo; però magari per te sarà il contrario. Chiusa parentesi.
Venendo alla struttura del testo, così come è possibile suddividere Narciso e Boccadoro in tre grandi sezioni (rappresentate dai temi poc'anzi trattati), allo stesso modo è possibile ripartire la storia:
Tutta la storia, quindi, è nebulosa, è astratta e indefinibile. Questo, a mio avviso, è il segreto del suo successo; ciò che la rende affascinante e intrigante.
Spero vivamente di non averti annoiato, né tantomeno di averti fatto desistere dalla sua lettura. Non era mia intenzione, caro lettore/trice. Ho semplicemente illustrato cosa ti aspetta, però ho anche taciuto su vari elementi, come le descrizioni naturalistiche. In Narciso e Boccadoro c'è davvero tutto un mondo da scoprire, fatto di luci e ombre, con aspetti della vita che potrebbero darti da pensare. Ma se non sei il tipo a cui piace star lì a riflettere, se non sei un pensatore come Narciso, puoi semplicemente prenderlo per ciò che è: un romanzo, in cui è scritta una storia di amicizia tra due giovani. Tutto sta a te.
Potrei anche dirti che l'anno scorso, quasi probabilmente per celebrarne il 90° compleanno, fu prodotto e trasmesso in Germania l'omonimo film, di cui a breve scriverò la recensione. Però... consentimi di consigliarti vivamente di NON gettarti a capofitto nella visione della trasposizione cinematografica, bensì di leggerne prima l'opera scritta. Perché, come ho detto, l'autore sarà anche prolisso su certi argomenti (come lo è stato il sottoscritto, ahimè e me ne scuso), ma leggendo le sue descrizioni puoi crearti delle immagini nella mente che son soltanto tue e pensare ai luoghi e ai personaggi sotto una tua luce e forma.
Grazie per essere stato paziente e aver letto sino a qui!
Buona lettura.
Il romanzo, come ho detto in apertura, è difficile da definire perché non si tratta di un semplice testo di letteratura, di una storiella per bambini, bensì è pregno anche di filosofia. Era il 1930 quando Herman Hesse lo pubblicò a Berlino la prima volta; siamo cioè in un periodo in cui l'Europa era attraversata da fervori sia storico-politici sia culturali. È innegabile e indubbio che l'autore sia rimasto influenzato dai pensatori del suo tempo, con cui (quasi sicuramente) entrò in contatto: da Freud, Adler, Husserl, da Wittgenstein e da Heidegger (soltanto tre anni prima quest'ultimo pubblicò il suo Essere e tempo). Tra le righe del romanzo, sfociate nelle riflessioni dei protagonisti, Hesse discorre di molte argomentazioni che erano al centro delle dispute filosofiche dell'epoca; tre, sopratutto, sembrano essere i suoi punti focali, le sue ossessioni: lo Spirito, l'Amore e la Morte. Accanto a questi vi sono poi la fede, l'arte, il sesso, la libertà e il tempo.
Il tema della morte, tanto quella fisica, quella propriamente del pallore dei cadaveri, quanto quella spirituale dell'anima, è l'ultimo a essere preso in considerazione e ad accompagnarlo per buona parte del suo racconto. Inizia come una semplice domanda per poi scaturire, quasi, in un'ossessione. Bada, caro lettore/trice, non è che Hesse ti descriva per filo e per segno come siano anatomicamente i cadaveri o ti presenti un'esposizione sul concetto di aldilà e di vita ultraterrena; parlando della Peste, che era onnipresente nel Età di Mezzo, coglie l'occasione per riflettere su cosa sia la morte e il morire, ma lo fa in un modo peculiare. In contrapposizione a questo macabro argomento vi è poi l'Amore, quello spirituale volto a dio e allo spirito e quello passionale, carnale. Parla di entrambi in profusione, sviluppando concetti interessanti in linea con la sua contemporaneità e con i pensatori del passato; quando successivamente passa a introdurre la Morte, inizialmente le pone in antitesi, ma poi le fa interagire e confrontare sotto una luce diversa. Anche l'atto sessuale viene rappresentato; tuttavia il sesso qui non è mai lascivo, tutt'altro: Hesse a volte descrive gli approcci sessuali con una tale finezza e ricercatezza nelle parole, che di primo acchito il lettore potrebbe (forse) non comprendere cosa stia leggendo. A tal proposito, permettimi di aprire una parentesi. Il linguaggio di Hesse è, spesso, ermetico, raffinato, non diretto. D'altronde, ripeto, siamo nel 1930 e il tedesco di allora era molto più complicato e articolato di quello odierno: frasi lunghe, con secondarie spesso interminabili, rendevano “pesante” la lettura e difficile l'interpretazione (perfino un crucco me l'ha confermato). In italiano, invece, la lettura risulta più fluida e ciò lo riconduco alla costruzione sintattica più semplice, pur seguendo fedelmente il testo originale (la mia edizione ripropone la traduzione originaria del 1933 di Cristina Baseggio, su cui avrei da ridire). Chiusa parentesi. Tornando al sesso, non leggerai mai: “la prese da dietro, mentre era appoggiata al davanzale della finestra e la montò come una vacca”; perdonami questa brutta espressione. L'autore descrive il sesso in maniera più poetica, rappresenta le movenze dei corpi e le emozioni con un linguaggio più sofisticato, fornisce immagini quasi palpabili degli stati d'animo dei personaggi coinvolti. Avrei voluto riportare qui un esempio, ma non voglio rovinarti la sorpresa. Nondimeno una cosa la posso e voglio dire: lo scrittore gioca molto con il concetto di Amore ed è molto ambiguo. Quando lo lessi per la prima volta pensai subito, scorgendo il titolo, che si trattasse di una storia amorosa tra due ragazzi. Non chiedermi il perché; mi ero fatto questa idea. Riprendendolo oggi e avendo in mente quel residuo di memoria, sono rimasto nuovamente giocato. È fuor dubbio che il rapporto tra i due giovani sia amicale e non amoroso (che poi l'amicizia sia una forma diversa di amore è tutto un discorso a parte), ma è davvero così? A mio avviso spetta al lettore decidere e farsi un'idea personale: ognuno quindi può attribuire un significato diverso ala relazione tra Narciso e Boccadoro; e potrai sorprenderti se, rileggendolo dopo anni, tu possa cambiare opinione.
Questo aspetto è ciò che apprezzo maggiormente del romanzo, al di là della storia in sé: l'incertezza, il mistero, la nebbia che avvolge i protagonisti, i significati intrinsechi.
Con gli stessi concetti dell'amore fisico, Hesse si rivolge all'amore spirituale, allo Spirito in sé. Disquisisce su cosa sia lo spirito, su cosa sia il pensiero; pone in dialogo e contrasto le tesi di Aristotele, Platone e S. Tommaso con quelle dei suoi contemporanei, ma lo fa in una maniera da non risultare pedante. Usa, o meglio sfrutta, l'epoca in cui circoscrive la trama per questi scopi: sfrutta la Scolastica e la vita claustrale per ragionare sullo spirito; sfrutta Aristotele (e Freud) per dibattere dell'Amore; infine sfrutta la Peste per parlare della Morte.
Allora starai pensando: “ma quindi è una palla colossale, un trattato di filosofia di una noia allucinante”. No affatto, però posso capirti se reputerai certi paragrafi ostici e magari anche noiosi. È capitato anche a me la prima volta. Penso che tutto dipenda dall'approccio con cui si affronti l'opera e dalla maturità mentale del lettore. Ma ti posso assicurare che, se presi nel verso giusto, te li farai scivolare addosso e la lettura scorrerà tranquilla e veloce. Apro di nuovo una parentesi: sicuramente è ben più leggibile e godibile de Il processo di Kafka! Quello si è tedioso allo stremo; però magari per te sarà il contrario. Chiusa parentesi.
Venendo alla struttura del testo, così come è possibile suddividere Narciso e Boccadoro in tre grandi sezioni (rappresentate dai temi poc'anzi trattati), allo stesso modo è possibile ripartire la storia:
- una prima parte si concentra sulla vita monastica, in cui facciamo la conoscenza di Narciso e Boccadoro;
- nella seconda l'autore descrive la trasformazione che avviene nei protagonisti e conferisce più spazio al contesto;
- nella terza e ultima torna a concentrarsi sul rapporto tra Narciso e Boccadoro, approfondendone alcuni tratti.
Tutta la storia, quindi, è nebulosa, è astratta e indefinibile. Questo, a mio avviso, è il segreto del suo successo; ciò che la rende affascinante e intrigante.
Spero vivamente di non averti annoiato, né tantomeno di averti fatto desistere dalla sua lettura. Non era mia intenzione, caro lettore/trice. Ho semplicemente illustrato cosa ti aspetta, però ho anche taciuto su vari elementi, come le descrizioni naturalistiche. In Narciso e Boccadoro c'è davvero tutto un mondo da scoprire, fatto di luci e ombre, con aspetti della vita che potrebbero darti da pensare. Ma se non sei il tipo a cui piace star lì a riflettere, se non sei un pensatore come Narciso, puoi semplicemente prenderlo per ciò che è: un romanzo, in cui è scritta una storia di amicizia tra due giovani. Tutto sta a te.
Potrei anche dirti che l'anno scorso, quasi probabilmente per celebrarne il 90° compleanno, fu prodotto e trasmesso in Germania l'omonimo film, di cui a breve scriverò la recensione. Però... consentimi di consigliarti vivamente di NON gettarti a capofitto nella visione della trasposizione cinematografica, bensì di leggerne prima l'opera scritta. Perché, come ho detto, l'autore sarà anche prolisso su certi argomenti (come lo è stato il sottoscritto, ahimè e me ne scuso), ma leggendo le sue descrizioni puoi crearti delle immagini nella mente che son soltanto tue e pensare ai luoghi e ai personaggi sotto una tua luce e forma.
Grazie per essere stato paziente e aver letto sino a qui!
Buona lettura.