Una storia davvero straordinaria e ispiratrice
Copenaghen 1926. Einar Wegener (Eddie Redmayne), stimato e apprezzato paesaggista danese, è sposato con la ritrattista Gerda Gottlieb (Alicia Vikander), che conobbe ai tempi dell'accademia d'arte. Per poter terminare un quadro in tempo, un giorno Gerda chiede a Einar di posare per lei con le calze e le scarpette di Ulla (Amber Heard), la loro amica ballerina nonché soggetto del dipinto, la quale non poteva presentarsi. Inizialmente riluttante, Einar infine accetta ma la coppia viene sorpresa da Ulla, che per gioco affibbia un nomignolo al pittore: Lili. Qualche giorno dopo, alla prima teatrale, Ulla invita la coppia al suo “Ballo degli artisti” e per convincere il marito ad accompagnarla, Gerda gli propone di travestirsi da Lili. Ciò che inizialmente era solo un gioco, per Einar diverrà presto un viaggio interiore che sfocerà in una presa di coscienza e in una rinascita fisica e mentale.
Per recensire al meglio questo film, mi basterebbero tre parole: DA VEDERE ASSOLUTAMENTE! Sì perché come ho già affermato, si tratta di un capolavoro sotto ogni aspetto: infatti è la seconda volta che lo guardo. È davvero uno scempio non averlo omaggiato con svariati premi Oscar, che di certo si sarebbe meritato più di ogni altro. Invece ne ottenne solo uno: quello della Vikander quale attrice non protagonista. Personalmente gliene avrei assegnati altri quattro: miglior protagonista, miglior regia, miglior scenografia e migliori costumi; perché, lo ripeto, se li sarebbe meritati. Ma siccome agli statunitensi la guerra e la violenza sono tanto care, ecco che The Danish Girl è stato messo nell'ombra da un film inutile come Mad Max e da Leonardo diCaprio, il quale è stato insignito finalmente di quell'Oscar che tanto bramava e che non si meritava (avrebbe potuto prenderlo per Il grande Gatsby).
La prima cosa che colpisce di questa produzione è l'ambientazione, gli splendidi paesaggi danesi che si intravedono a inizio e fine film nonché gli scorci e le riprese aree di Parigi, Copenhagen e Dresda. Bisogna senza dubbio applaudire il direttore della fotografia Danny Cohen, ma anche Alexandre Desplat per le musiche, composte a regola d'arte, oltre ovviamente al regista. Riguardo la regia non ho parole per esprimermi perché Hooper ha saputo inquadrare alla perfezione certe scene, certi particolari che hanno reso la storia ancor più viva e realistica, più palpabile in qualche modo. È come se lo spettatore sentisse e provasse le sensazioni dei due protagonisti o quanto meno ne percepisse le emozioni: chi lo guarda, quindi, partecipa alternativamente alle gioie e ai dolori di Einar e Gerda. Merito di tale successo è anche dei due attori. La Vikander si è aggiudicata meritatissimamente quell'Oscar e tutti i premi internazionali ricevuti, eppure anche Redmayne avrebbe dovuto riceverlo. Certo l'interpretazione, sia per il soggetto sia per le dinamiche, non è allo stesso livello del ruolo avuto ne La teoria del tutto, per il quale prese l'Oscar l'anno precedente, purtuttavia bisogna riconoscere il grande impegno e la bravura dimostrata nell'impersonare un uomo che ha vissuto un lungo travaglio interiore (ed esteriore) per prendere infine coscienza di sé e del suo vero Io. Interpretare e vestirsi da donna lo sanno fare tutti (lo fece a suo tempo Dustin Hoffman in Toostie e, al contrario, lo fece Glenn Close in Albert Nobbs, la cui interpretazione fu straordinaria. Consiglio anche questo film), ma non tutti sono in grado di far trasparire emozioni e sentimenti forti, immedesimandosi appieno nel personaggio. Perciò, tanto di cappello.
Ad affiancare le due star già citate, troviamo poi Ben Whishaw (già visto in Profumo – Storia di un assassino) nei panni dell'artista Henrik Sandahl, Matthias Schoenaerts, in quelli di Hans Axgil, amico d'infanzia di Einar e commerciante d'arte; Pip Torrens (già visto in Versailles), impersonante il dottor. Hexler e Adrian Schiller (già visto in Victoria), nel ruolo del mercante d'arte Rasmussen. Trattandosi di un adattamento del romanzo La danese di David Ebershoff, pubblicato nel 2000 e ispirato alla storia vera di Lili Elbe e della moglie Gerda Wegener, alcuni nomi dei personaggi secondari sono stati modificati e non corrispondono quindi a quelli reali delle persone che entrarono in contatto con la coppia di artisti. Inoltre, proprio perché ispirato, non si tratta di una storia fedele; o meglio, la trama del film ripercorre a grandi linee la vita di Lili Elbe omettendo però dettagli importanti, forse per questioni di tempo (troppo lungo); spero non per becero moralismo perché sarebbe uno scandalo. Infatti una delle parti “rimaneggiate” riguarda le operazioni, che in totale furono cinque (qui solo due) e compresero anche l'impianto dell'utero. Un intervento mai provato prima e davvero avveniristico per l'epoca (siamo nel 1931), ma al tempo stesso rischioso dal pdv etico in quanto scambiabile per eugenetica (che negli anni Trenta, ma ancora oggi, era considerata l'Anticristo della scienza). Forse è anche per questo motivo se nel film tale dettaglio non è presente, così come non è presente alcun riferimento alle vicende personali vissute da Gerda e Lili: una su tutte l'annullamento del matrimonio per volere del re Cristiano X, a seguito dello scandalo che provocò la vicenda. Eppure dispiace una simile mancanza di dettagli ma, come ho già asserito, si tratta pur sempre dell'adattamento di un romanzo e non di una biografia.
Ciononostante anche così la trama risulta evocativa e devo complimentarmi con la sceneggiatrice per i dialoghi e le frasi di forte impatto emotivo e morale presenti. Infatti questo film è molto educativo, giacché (lo ribadisco, pur rischiando di ripetermi) Redmayne è riuscito a dimostrare il difficile “iter” che Einar dovette affrontare per prendere coscienza di sé in quanto Lili e quindi accettarsi per ciò che era, in un mondo in cui l'omosessualità (tra le varie cose) era vista come una malattia e la “battaglia” interiore tra la parte maschile e quella femminile era considerata un sintomo di schizofrenia. Apro una piccola parentesi sul problema “omosex”: a mio avviso la battuta del dottore («Temo di doverle dare una brutta notizia. Lei è omosessuale») non ha nulla a che vedere con l'argomento, dato che il cambiamento di Einar non riguarda l'orientamento sessuale bensì il genere o sesso, che dir si voglia. Una volta rinato come Lili non è che diventa omosessuale, rimane comunque eterosessuale in quanto non è più un uomo ma di fatto una donna. Chiusa parentesi.
Rimanendo in tema, l'unica critica che mi sento di riservare a questo stupendo film, benché sia più una considerazione personale, riguarda la scelta di definire Einar/Lili un transessuale. Questo perché, per quanto sia riconosciuta dal movimento transessuale quale icona e modello, in realtà a mio avviso il pittore non fu un trans, bensì semplicemente una donna prigioniera nel corpo di un uomo. Il percorso compiuto da Einar infatti può essere interpretato come un esame di coscienza di una situazione da lui vissuta come una malattia («E tu [avrai un bambino]? No, io... sono malata dentro»), dalla quale poi guarisce, come la stessa Lili rivela a Henrik:
Ho bisogno di parlare con mio marito, puoi farlo venire?
Tuttavia è fuor dubbio che Lili Elbe rimane ancora oggi un modello per i transessuali e per molte persone che, dopo un processo interiore, vogliono rinascere nel corpo che sentono loro: quindi non solo donne prigioniere in corpi maschili, ma anche uomini in quelli femminili. Si tratta di una storia molto significativa, che forse potrebbe aiutare molti in quell'autocoscienza che qui ho fin troppo evocato, nonché a trovare la forza di fare l'ulteriore passo per vivere felici. Ripeto: DA VEDERE ASSOLUTAMENTE!
Spero vivamente di non aver offeso nessuno con le mie impressioni e spero altrettanto di non essere stato frainteso. Al di là di quanto scritto, resta comunque un film che sarebbe dovuto essere omaggiato maggiormente e plaudo la giuria veneziana per avergli conferito il Leone Queer (non si potrebbe cambiare il premio in qualcosa di esteticamente più bello di una semplice targa?).
Ah, ultima considerazione: costumi bellissimi e in linea con il periodo storico, così come i quadri riproposti (alcuni, perchè anche qui sono stati omessi molti dipinti a sfondo erotico di Gerda).
Buona visione (guardatelo!!!) e a presto!
Valutazione finale: 😍😍😍😍😍