Quando il profumo di donna ti porta alla pazzia
Profumo – Storia di un assassino è uscito nelle sale italiane nel 2006 e come si evince dal titolo...
La storia e lo sviluppo di questo film hanno colto il mio interesse dalla prima volta che l'ho visto, non solo per il periodo in cui è ambientato e per i luoghi magnifici, ma anche per la sua connotazione filosofico-psicologica. Infatti Profumo è un viaggio nella psiche e nel comportamento del protagonista, che si va perfezionando in crescendo dal bambino innocente all'assassino schizzato, però padrone di una logica razionale. È questo ciò che attira di più di Jean-Baptiste Grenouille nello spettatore; il fatto che non sia affatto pazzo, ma si comporti come tale. Perciò mi sento di affermare che questo è un film magistralmente scritto, diretto e interpretato: tutti i complimenti alla regia, alla sceneggiatura e a Ben Whishaw. Quest'ultimo è stato straordinario, poiché è riuscito a interpretare alla perfezione il personaggio dando risalto, come già menzionato, a tutte le sfaccettature della sua personalità e della sua mentalità. L'altro elogio concernente il cast lo rivolgo ad Alan Rickman, qui nei panni di un nobile francese, il quale ha dimostrato ancora una volta di essere un Attore con la A, un'eccellenza tra le perfezioni: non ci sono parole per descriverne la bravura. Unica pecca dolente tra le comparse riguarda invece la venditrice dai capelli rossi (con una tinta visibile lontano un miglio; in più non era usuale vedere una donna fulva naturale all'epoca), o meglio l'attrice che la personifica che è fin troppo magra, quasi anoressica: perché voi donne vi fate questo? Vedere la gabbia toracica non è sexy, credetemi.
Per quanto sia una adattamento di un romanzo (omonimo) di fantasia, il regista e lo sceneggiatore hanno saputo rappresentare la società della Francia settecentesca (ma la situazione era pressoché la stessa in tutta Europa, se non peggio) in maniera egregia, dando risalto alla stupidità della gente che si rifugiava nella Chiesa e nelle superstizioni (e il confine tra le due nemmeno a quel tempo era ben distinto), però anche evidenziando l'aspetto culturale e progressista dell'Illuminismo e la sua ventata di intelligenza, impersonato dal personaggio di Mr. Rickman, Antoine. Sottolineo, tuttavia, due imprecisioni: innanzitutto, per quanto fosse sporca e popolosa, Parigi non era così immersa nel fango e non era così cupa. Ciò è stato volutamente esagerato per dare un tono “dark” all'ambiente di infanzia del protagonista e per giustificarne le origini. Inoltre, secondo punto, all'epoca il coprifuoco era posto ben prima delle undici di sera e spesso già col tramonto le porte delle città venivano chiuse per evitare atti criminosi e nefandezze varie, nonché per porre in sicurezza l'abitato. Tornando per un momento sulla regia, mi è piaciuto molto l'inquadratura aerea della piazza con questa coreografia delle mani che seguono il fazzoletto; davvero molto suggestiva, quasi ipnotica.
Anche il finale però merita di essere lodato, perché è sconvolgente e inaspettato e perché costituisce l'esatto opposto dell'inizio, con una visibile trasformazione interiore del protagonista. In verità, l'epilogo è talmente sorprendente che ogni volta che lo rivedo, non riesco mai a concepirlo benchè sia in sintonia proprio con il comportamento del personaggio. Al contrario, la sequenza iniziale, la reputo davvero dura, cruenta e per quanto il parto sia una cosa naturale, la scena che ne segue non è affatto piacevole alla vista. Magari alcuni, se non molti, di coloro che l'hanno visto e apprezzato non sono del mio stesso avviso, eppure non si può negare che quella sequenza sia davvero forte.
Personalmente io consiglio di vedere questo film a chi piace il genere thriller, con la consapevolezza però che non è adatto ai minorenni sia per l'intensità di certe scene, sia per la presenza di nudo; benchè questo nudismo sia trattato senza malizia e bramosia. A voi dunque la scelta se farlo vedere o meno ai vostri fanciulli.
Buona visione e a presto!
Valutazione finale: 😍😍😍😍😍