Una città molto animalesca
Come ho detto il film non è nuovo e non è nemmeno la prima volta che lo vedo. Ne parlo solo ora perché... boh, mi andava.
Non sarà una recensione lunga e dettagliata, perché quando un film è un successo ed è spettacolare, non ha bisogno di molte parole di elogio.
Personalmente trovo che il merito dell'enorme riuscita di Zootropolis sia da ricercarsi in due punti di forza innovativi: la storia e l'ambientazione.
Certo, animali parlanti nel cinema ci sono dal Secondo Dopoguerra e anche prima; basti pensare a Topolino, Paperino, Mary Poppins dove anche cantano, Red & Toby ecc... insomma la Disney aveva già sdoganato a lungo questo aspetto. La novità sta nell'umanizzazione del mondo descritto in ogni suo aspetto: non solo assistiamo ad animali che si comportano come esseri umani, con i propri usi e costumi, bensì viene descritta anche l'evoluzione di questi animali proprio come è successa per l'uomo. In pratica è come vedere la Storia dell'Umanità sviluppatasi in un universo parallelo, dove gli umani sono sostituiti da animali antropomorfi. Non si tratta quindi di prendere un semplice topo e vestirlo con abiti e fargli svolgere professioni umane; qui la differenza concerne proprio la volontà degli autori di evidenziare i tipici comportamenti animaleschi (es: il tic della gamba dei conigli), adattandoli ai diversi contesti e aggravandoli degli attributi che noi abbiamo conferito loro (es: contare le pecore per addormentarsi; l'astuzia della volpe, ecc...). In breve gli ideatori hanno fuso nei personaggi sia i loro istinti sia le caratteristiche che noi gli abbiamo attribuito. Il risultato è una sorta di auto-satira che rende il tutto divertente, aumentato anche dalla presenza di una sorta di legge del contrappasso. Quindi si può dire che il film sia pieno di “cliché”, adattati per esaltare le particolarità dei singoli animali.
Tutto questo avviene in un'ambientazione spettacolare, un mondo da sogno creato splendidamente dagli addetti alla grafica.
Gli ideatori, infatti, sono stati molto scrupolosi nel ricreare i più diffusi climi terrestri, accostandoli ma non unendoli del tutto. Diversamente che in Natura, dove non ci sono confini precisi ma sfumature, in Zootropolis i vari climi son ben definiti e ognuno ha una sua giurisdizione. Già in questo si può notare la volontà di rendere la città più conforme possibile all'ambiente reale, però al tempo stesso plasmandola con le invenzioni moderne dell'uomo: quindi ferrovie, automobili, negozi e musei, telefonini, scale mobili, semafori ecc.. Così come ogni persona ha il suo posto nel mondo, anche ogni animale ha il suo. Perciò tutto è adattato per la vita del singolo in relazione alla sua statura: i topiragno hanno una loro città, i criceti una loro porticina nel treno ecc...
Concludo parlando del doppiaggio. Solo elogi perché tutte le voci sono perfette per i personaggi coinvolti: Ilaria Latini è Judy; Alessandro Quarta è Nick; Alessandra Korompay, la mitica Fujiko, interpreta una lontra; Massimo Lopez è il sindaco Lionheart e poi vi sono anche due voci molto famose in Italia, che lascerò scoprire a te caro lettore.
Tutti questi aspetti fanno di Zootropolis il film Disney più bello in assoluto del nuovo millennio, forse ancora più bello rispetto a Frozen e Frozen II. Perciò, se non l'avessi ancora visto, cosa aspetti? Piazzati davanti al televisore (che tanto col coprifuoco non puoi uscire) e goditelo! E se avessi figli e/o nipoti, guardalo con loro così magari per un'ora non ti assillano.
Buona visione!
PS: piccola curiosità. A differenza che con altri film, in questo la distribuzione italiana non l'ha cambiato per capriccio personale; bensì ha riadattato il nome sulla nostra base culturale. Infatti il termine “città” deriva dal greco polis; magari te lo ricordo da riminiscenze scolastiche. Nel mondo anglosassone invece si preferisce utilizzare il termine (sempre greco) topos, cioè “luogo”, reso “famoso” da Tommaso Moro con la sua Utopia (u-topos, che non esiste).
Valutazione finale: 😍😍😍😍😍