La (possibile) vita di una donna di fine secolo
Come esposto nelle scene iniziali, la storia trae ispirazione da un racconto dello scrittore irlandese George Moore, poi adattato a libretto teatrale. Onestamente non so quanto la sceneggiatura cinematografica (per cui ha contribuito anche la protagonista) sia fedele al racconto, ma poco importa in questo caso, perché la trama è comunque avvincente.
A renderla ancor più straordinaria è, al di fuori di ogni dubbio, l'interpretazione della protagonista; Glenn Close ha qui dimostrato una volta di più il suo talento e la sua poliedricità, immedesimandosi a tal punto nel personaggio, da farlo sembrare inadeguato quando indossa per un istante gli abiti femminili. Il suo sig. Nobbs è una persona schiva, paurosa, che vive in una bolla costituita dal timore di essere scoperto e dalla persistenza del proprio sogno, il cui raggiungimento lo spinge a essere egoista ed egocentrico.
Vi sarebbero poi altri termini per definirlo, ma tra questi non mi sentirei di usare lesbica per spiegare il suo orientamento sessuale. Il motivo è che il personaggio ormai non si sente più una donna; certo ne è cosciente e la prova, come detto, è la paura di essere scoperta, però ha talmente assimilato quella sua vita menzognera, quella maschera che indossa da non pensare più al femminile bensì al maschile. Non so se ti è chiaro quanto sto dicendo lettore: in pratica Nobbs non ragiona più come una donna, ma come un uomo e quindi gli sembra completamente normale avere una moglie (e non un marito) al suo fianco. Sia chiaro, questo discorso non vuole essere omofobo, ma bisogna tenere presente il contesto. D'altronde il suo modo di vivere, di agire e di comportarsi (composto e impettito, peggio di uno stoccafisso) si contrappone a quello del sig. Page, interpretato da Janet McTeer, che pare invece più rilassato e meno ansioso.
Ad affiancare Glenn Close (che sarebbe tornata al cinema, anni dopo, con 2 gran figli di...), oltre alla già citata McTeer, troviamo altri attori di tutto rispetto: Mia Wasikowska nel ruolo della cameriera Helen Dawes; il belloccio Aaron Johnson in quello del tuttofare Joe; Brendan Gleeson (già visto nella saga di Harry Potter nei panni di Malocchio Moody e in altri innumerevoli film come Assassin's Creed, Heart of the Sea, Troy ecc...) alias il dottor Holloran; Pauline Collins (nota per alcune comparsate in varie serie tv come Miss Marple e Merlin) ossia la proprietaria pettegola dell'hotel e infine Mark Williams, il cui nome magari non ti suonerà subito familiare ma se ti dicessi Arthur Weasley e Orazio? Ah aaaaah lo sapevo! Infatti Glenn Close e Williams tornano insieme sul grande schermo dopo 15 anni, ossia dopo quel capolavoro che fu La carica dei 101 e che consegnò proprio all'attrice la fama internazionale.
L'ultimo punto di forza di questo racconto cinematografico è l'ambientazione, ossia la scenografia, curata al dettaglio. Unica pecca è forse la mancanza di inquadrature sui paesaggi (solo una della spiaggia), specie durante i viaggi, che avrebbero reso più concreta la storia e la sua narrazione.
Anche il finale non è esente da critiche, tuttavia si allinea allo stile del personaggio protagonista e alla sua intera vicenda, pertanto non rimarrai molto sorpreso. Per lo meno lascia una porta aperta.
Basta, ho detto anche troppo (poco, forse)! Ti consiglio lettore di guardarlo perché, al di là di quanto detto, è davvero intrigante e fa riflettere.
Buona visione!
Valutazione finale: 😋😋😋😋