"Nuove" buone o poco più
Allora per evitare un simile disastro numerico, hanno cercato di correre subito ai ripari con unʼidea alquanto sensata: usare il padiglione 1 come green room, cioè quella sorta di sala dʼaspetto in cui gli artisti e i loro supporter si siederanno prima e dopo le esibizioni. In questo modo si eviterebbe di ridurre ulteriormente la capienza del padiglione 2. Effettivamente questa proposta è molto intelligente, peccato solo che la genialata riguardi la seconda parte della notizia. La green room sarà infatti concepita come una seconda arena e, sentite qua, verranno installati dei maxi schermi per permettere al pubblico di seguire lʼEurovision... ovviamente pagando. Così si avrebbero altri 2mila – 3mila posti in più. Riassumendo: il fan medio dellʼEurovision, oltre a dover spendere i soldi per il trasporto e lʼalloggio, dovrà pagare per ritrovarsi ad assistere allo show dalla stanza accanto. In pratica è un poʼ come se vi metteste a origliare a una porta di un ufficio e intanto un impiegato qualunque vi chieda di pagare per poterlo fare. Una genialata proprio! Tanto vale rimanere a casa e guardarlo in TV, o al limite andando al cinema (come fanno in Spagna e Francia). La domanda è: ci saranno davvero così tanti cretini che pagheranno per NON poter assistere dal vivo alle esibizioni e guardare invece uno schermo? La risposta già la conosciamo: ovviamente sì!
Questa notizia è datata 18 settembre. Altri cinque giorni più tardi, ossia dieci dalla conferma di Tel Aviv, la KAN ha pubblicato ufficialmente la gara dʼappalto per il palco e tra le direttive si può leggere come uno dei requisiti fondamentali sia la creazione di scenografie ridotte, il che aiuterebbe ad aumentare la capacità del Tel Aviv Fairgrounds. Si ma di quanto? Si riusciranno ad aggiungere (ossia a vendere) 2mila o anche 3mila posti in più? E chi lo sa; per il momento la cazzata dei maxi schermi a quanto pare resta comunque confermata.
Passiamo ora ai futuri partecipanti dellʼEurovision 2019.
Sono già arrivate le prime indiscrezioni riguardanti le conferme e le rinunce da parte dei vari Paesi dellʼUnione Europea e del Vecchio Continentale, più ospiti ormai fissi.
La prima a confermare è stata la Gran Bretagna, seguita a ruota dal Portogallo, dalla Romania e dalla FYROM (anche se bisognerebbe ormai chiamarla Macedonia del Nord, visti i precari accordi tra Skopje e Atene). Con gran colpo di scena anche lʼIslanda, una delle Nazioni che aveva inizialmente appoggiato il boicottaggio, ha annunciato la sua presenza, così come la Svezia. Perciò lʼultimo baluardo saldo in questa giusta opposizione rimane lʼIrlanda, di cui ancora non si hanno notizie. Sfortunatamente lʼItalia ha deciso di seguire lʼonda (come al solito) e di non prendere la decisione più corretta almeno per una volta, e quindi pure noi parteciperemo a ESC2019 con, ovviamente, un cantate uscito da Sanremo... perciò aspettiamoci gente col catetere o sconosciuti vari oppure canzoni noiose, poco adatte alla manifestazione canora.
Tra i Paesi a “rischio” cʼè lʼUcraina la quale, pur avendo garantito la propria presenza, continua a trovarsi nei casini per problemi finanziari, già presenti due anni fa. Infatti lʼUA:PBC, la tv nazionale, pare sia a corto di fondi al punto da aver interrotto improvvisamente tutte le trasmissioni analogiche. Sì, avete letto bene... analogiche. LʼUcraina è ancora uno dei pochi Stati in cui il digitale terrestre stenti a prendere piede e la transizione al digitale prosegua al rallentatore. Lʼoscuramento delle trasmissioni “normali” è stata però una mossa controproducente per la tv nazionale, benché necessaria, perché ha privato buona parte del Paese di un mezzo di informazione di massa: stiamo parlando di circa il 40% della popolazione. Eppure, come abbiamo detto, si è tratta di una scelta obbligata perché lʼUA:PBC è rimasta a secco! Oltre a essere lʼemittente con il conto più in rosso tra gli Stati del continente, la TV ha ricevuto unʼulteriore decurtazione dei finanziamenti pubblici pari la metà. Ciò ha subito allarmato il QG dellʼUER, il quale ha espresso la propria costernazione e preoccupazione per tali decisioni sperando in un cambiamento di rotta e in miglioramento della situazione. Non è difficile capirne il motivo di questo allarmismo: niente soldi pubblici → niente TV → niente $$$ allʼUER → niente Eurovision. Naturalmente vogliamo vestire i panni dellʼavvocato del diavolo e pertanto non dubitiamo che lʼUER e le alte sfere siano effettivamente dispiaciuti per lʼaccaduto. In ogni caso, date queste premesse potete ben capire che la conferma dellʼUcraina sia molto vacillante al momento.
Diversa, invece, è la situazione australiana. Infatti lʼAustralia ha confermato la propria partecipazione, ormai fissa da tre anni a questa parte, ma ha finalmente cambiato la selezione del rappresentante: non sarà più con scelta interna (ossia unʼélite di gente che sceglie uno a caso), bensì avverrà su scala nazionale tramite un programma supportato dalla SBS.
Giungono però anche notizie sui primi ritiri. Il prossimo anno toccherà alla Bulgaria, che per problemi finanziari ha deciso di non esserci a Tel Aviv, promettendo però di tornare nei prossimi anni. E noi ci crediamo, dato che non è la prima volta che i bulgari danno forfait. Perciò ci rivedremo più vecchi.
Infine, concludiamo questa carrellata informativa con lʼannuncio di un nuovo sponsor per lʼEurovision: MyHeritage, forse lʼazienda più famosa e operativa nel campo della ricostruzione genealogica e dellʼindividuazione delle nostre radici genetiche. La scelta di attuare questo partenariato è quanto mai azzeccata dato che, sia lʼEurovision che MyHeritage, si occupano di creare connessioni e inclusioni tra diversi popoli. Tuttavia, siccome siamo un tantinello acidi e cinici non possiamo non pensare che questa partnership non sia stata voluta anche per questioni “nazionalistiche” e genetiche, appunto: difatti, guarda caso, un rappresentate delle alte sfere di MyHeritage, Aviram Levi, è originario di Israele. Ci è possibile quindi pensare che lʼedizione israeliana stia cercando di tirare acqua al proprio mulino con tutti i mezzi possibili? Direi di sì.
Bene, queste sono le ultime sullʼedizione mediorientale dellʼEurovision Song Contest. Nulla si sa ancora dai Paesi arabi del vicinato che, vi ricordiamo, sono stati invitati a prendere parte alla manifestazione. Dubitiamo però che una risposta arrivi.
Alla prossima!