Tutti per uno... sshh!
“Ciò che poteva essere, ma non è stato”... lo reputo azzeccato, non tanto perché è il sottoscritto ad averlo scelto, quanto perché la sceneggiatura poteva davvero essere scritta meglio e con maggior accuratezza. D'altronde dubbi su una buona riuscita li avevo già espressi nella recensione del romanzo de I tre moschettieri dopo aver visto il trailer. Prima di continuare e prima anche di guardare il suddetto film, un avvertimento:
SE aveste letto il romanzo O aveste in mente altri film coi Moschettieri (vedi La maschera di ferro), ebbene cancellateli dalla vostra memoria e considerate il presente come una scanzonata parodia!
Non è possibile definire il film una trasposizione, perché di simile ha solo i personaggi principali e non è possibile nemmeno definirla una commedia, perché manca degli elementi essenziali tranne forse nella parte finale sulla quale tornerò. L'unico sostantivo adeguato che mi sento di utilizzare è parodia, una caricatura allegra e gioviale che si propone di beffeggiare le famose guardie reali (e altri personaggi storici) richiamandoli al servizio dopo anni di pensionamento e con numerosi acciacchi sul groppone. Se l'avessero intitolato Gli 0033 Moschettieri sarebbe stato più azzeccato, visti i vari riferimenti con i film di James Bond. Ciononostante, anche secondo tale p.d.v. la sceneggiatura non è lodevole, perché presenta varie incongruenze ed è priva di meticolosità. In breve è scritta alla rinfusa. Questo lo si vede particolarmente bene al momento delle sequenze finali, con queste scene che poco hanno a che fare con tutta la storia fin lì narrata e che rappresenta visibilmente un chiaro desiderio di emulare lo stile di certi finali inaspettati hollywoodiani. Se aveste seguito Lost fino al suo epilogo (o sapeste come si è concluso), capirete di cosa sto parlando.
Eppure la trama inizialmente ha anche un certo fascino, vi è un filo logico che la rende interessante vale a dire la penultima missione paventata nel sottotitolo. Poi però questa avventura viene interrotta per intraprenderne un'altra, così... senza alcun motivo. Personalmente non ho colto ragioni sufficienti a vagliare questa scelta: forse si voleva inserire un colpo di scena? Anche fosse, non lo vai a mettere nell'ultimo quarto del film. Se Veronesi, il quale ha curato sia la regia che la sceneggiatura, avesse proseguito e sviluppato meglio la trama iniziale il film sarebbe stato comunque discutibile (per i motivi che vi dirò in seguito), ma certamente avrebbe avuto un percorso più lineare e chiaro e avrebbe attirato maggiori critiche positive. Invece in questa forma risulta un fiasco, riuscendo solo grazie all'intervento della dea Fortuna a uscirne (quasi) in pari, finanziariamente parlando. Difatti a fronte dei 5/6 milioni di euro sborsati per produrlo, Moschettieri del Re ha guadagnato in totale solo 5,2 milioni ca. Non si può considerarlo un successo, ma neppure un colossale disastro. Inoltre vi sono alcuni errori madornali che si sarebbero potuti evitare, come il valletto che introduce Porthos rivolgendosi alla Regina: “un altro moschettiere Sua Maestà”. Cos'è? Parliamo in terza persona di lei come se non fosse presente? Un po' di attenzione!
A peggiorare la situazione è stata poi la riscrittura dei personaggi coinvolti. Sempre tenendo presente che si tratti di una parodia, non mi è affatto piaciuto che la personalità di Athos sia stata rivista per darle (forse) una lettura più moderna. Dimenticatevi l'Athos libertino alla Depardieu, amante delle donne e del sesso; qui ne troviamo uno stanco, lento, acciaccato dalla sifilide, canterino, malinconico e bisessuale o, come si definisce lui, “ambidestro”. Questa decisione mi ha lasciato alquanto perplesso, forse perché sono profondamente legato al personaggio del romanzo e a quello portato in scena dalla star francese, tuttavia solo in questo frangente non sono concorde sulla svolta bisessuale di Athos; non ci azzecca proprio. - Aperta parentesi - Prima che tu mi dia dell'omofobo o meglio del “bisexofobo”, ti ricordo lettore cha qui a lato nella colonnina di destra puoi trovare la categoria GLBT dedicata a soli film queer. - Chiusa parentesi - Tralasciando l'orientamento sessuale del moschettiere, non ho nemmeno apprezzato la sua indole troppo docile e assennata; avrei preferito vedere un Athos più sessualmente attivo, perverso e lascivo, uno più dedito alle sottane che ai ragionamenti. Invece è un vecchio (e ci sta) indagatore, che si mette a strimpellare e si limita soltanto a qualche sparuto apprezzamento verso i giovani virgulti. Pensandoci bene, si potrebbe pensare che Veronesi abbia invertito le parti con D'Artagnan. Infatti quest'ultimo appare come un rozzo analfabeta quanta-cinquantenne, vessato dai mali e alquanto sfigato (nel vero senso della parola), che guarda solo le donne e non perde occasione per farsele tutte. Credo sia inutile evidenziare l'ovvio, ossia che pure lui non ha riscontrato il mio apprezzamento, in quanto totalmente discostato dalla sua descrizione romanzesca e del tutto fuorviante. Va benissimo creare una parodia, ma non “ribaltare” completamente il personaggio rendendolo uno stupido zoticone; così si esagera! Come se non bastasse, Veronesi gli ha affibbiato questo accento e questa parlantina incomprensibili che proprio non si possono reggere e un atteggiamento quasi infantile (e certamente testardo) che non suscita l'ilarità sperata: mi riferisco ai continui “dove?” e “tettona”. Non fanno ridere. Passando ad Aramis, anche la sua figura è stata rimaneggiata: qui troviamo un uomo controverso, fattosi monaco per nascondersi dai suoi creditori poiché indebitato fino al collo, ma anche ipocrita perché si ritrova a fare la morale ai compagni per un omicidio a sangue freddo e poi alla prima occasione ammazza come mosche i suoi avventori. Un pizzico in più di fervente religiosità portata magari all'esasperazione nell'ottica parodica, scusate la rima, non sarebbe dispiaciuto. Infine Porthos, l'unica caricatura forse riuscita: un vecchio rincoglionito, triste e solo, il quale non riesce a portare a termine nemmeno un semplice assassinio ma con momenti di lucidità che gli assicurano una parlantina schietta e senza remore, per fino nei confronti della Regina. Naturalmente anche costei è stata parodiata: non si tratta certo di una figura regale, raffinata e posata nei modi; bensì una donna che da un lato esige rispetto per la sua posizione, ma che al primo sbaglio della cameriera è pronta a far uscire tutta la sua “grossolana” semplicità. Perciò, i personaggi qui presentati non sono stati descritti in maniera accurata; forse gli unici due che hanno goduto maggior background e un pizzico di attenzione in più sono stati D'Artagnan e Porthos, però diciamo che il regista avrebbe potuto spendere maggior tempo a imbastire una cornice esauriente anche per le altre figure coinvolte.
Pure sul cast ho qualcosa da ridire. Innanzitutto faccio i complimenti a Pierfrancesco Favino per la sua interpretazione, sebbene la descrizione del suo personaggio sia discutibile; si è dimostrato un gran professionista; tuttavia con un diverso copione avrebbe potuto dimostrare al meglio le proprie doti. Ringrazio però Veronesi per averlo messo quasi “a nudo”: anche solo coi calzoni fa la sua porca figura. Lo stesso dicasi per Rocco Papaleo, concernente la recitazione non al fisico, che non si è visto; tuttavia non lo reputo adatto per il ruolo. Complimenti doverosi a Margherita Buy, la quale ha saputo trasformare un'austera Regina in una goliardica, simpaticissima (ma pur sempre autorevole) alcolizzata sovrana. Infine ulteriori apprezzamenti li rivolgo a Valerio Mastrandrea e Alessandro Haber, per quanto avrebbe meritato più visibilità. Non posso invece esprimermi positivamente riguardo Sergio Rubini e Marco Todisco, qui impersonante Luigi XIV; entrambi li ho trovati inidonei ai ruoli preposti per ragioni diverse: Todisco per un'interpretazione che lasciava molto a desiderare, Rubini per le stesse ragioni di Papaleo, dovute in parte al suo stile recitativo. Matilde Gioli e Valeria Solarino le ho trovate molto spassose e professionali, invece riguardo Giulia Bevilacqua vale lo stesso che con Haber; in più aggiungo che l'avrebbero potuta chiamare Milady jr. dato che la prima signora de Winter doveva avere l'età di Aramis o quanto meno di Porthos, quindi un tantino più matura nell'aspetto.
Trattandosi di una parodia non sono mancate naturalmente le battute e le gag, ma son talmente poche quelle sagaci che si possono contare sulle dita (tra le varie, D'A: “Athos! Uno per tutti..?” A: “Non lo dire... porta rogna”/ D'A: “Come porta rogna, lo abbiamo detto per 30 anni”/ A: “e guarda come siamo finiti”). Al contrario, vi sono alcune scene che si sarebbero potute evitare e che quindi risultano superflue: una su tutte la discussione tra D'Artagnan, Porthos e Aramis riguardante l'incontro con dio. Se a Veronesi ha fatto ridere, personalmente non ho colto il punto. Magari a te, caro lettore, farà sghignazzare.
Finisco aggiungendo solo due note negative alla regia e alla colonna sonora: per quanto concerne la prima, ho trovato inutili e inadeguate le riprese dall'alto del convento. In quel contesto si sarebbero potute tranquillamente evitare. Lo stesso dicasi per la canzone di Celentano che, per quanto innovativa e orecchiabile, non era adatta. Devo però fare i complimenti al regista per aver ripreso degli splendidi paesaggi che, benché non propriamente francesi (e quindi non contestuali), dimostrano tutta la bellezza di una parte del nostro Meridione.
Tirando le somme se mi dovessero chiedere “me lo consigli?”, risponderei avanzando la tesi che sì per consigliarlo lo consiglio, ma come uno di quei film statunitensi di serie B che ci propinano a Natale per riempire il palinsesto. In pratica se proprio non sapeste cosa vedere, guardatevi questo.
Alla prossima!
PS: in una scena un cavallo pare essere colpito da una fucilata. Benché nei titoli di coda sia stato scritto che nessun animale è stato maltrattato, la scena risulta talmente realistica che si spera vivamente che sia davvero così. Povero cavallo.
Valutazione finale: 😐