Un insolito ménage à trois
La recensione che hai scelto di leggere oggi riguarda un'opera teatrale in prosa, una commedia, andata in onda ormai un paio di anni fa (non ricordo neppure quando) su Rai 5: La scena. Prima di proseguire ti riassumo la sinossi.
La presente opera fu concepita esattamente dieci anni fa e continuò con varie repliche fino alla stagione del 2016. In quell'anno, non so se lo sai, uscì al cinema la sua trasposizione con la stessa regista a dirigerlo: Qualcosa di nuovo, qui recensito. In seguito farò un confronto ma per il momento concentriamoci sulla pièce.
È possibile pensare l'opera con due diverse accezioni: da un lato è un confronto generazionale e di genere (il ragazzo vs le due donne mature); dall'altro è un viaggio interiore nella psiche, un esame di coscienza che le due donne (e in parte il ragazzo) compiono mettendosi a nudo e discutendo fra loro. L'inversione delle parti infatti le tramuta in uno specchio, verso il quale le due donne scagliano cruenti verità al culmine del raffronto interiore. Anche per il ragazzo si tratta di una prova, vista sia come presa di coscienza che come liberazione: è un vulcano dormiente, pieno di rabbia repressa e di nervosismo, che a fatica riesce a contenere; basta minare il suo orgoglio e la sua maturità mentale e subito esplode liberandosi di tutto. Magari durante la visione lo spettatore potrebbe pensare che egli sia un violento, un misogino, ma non è così: è semplicemente stanco dell'ipocrisia femminile, fatta di continue progettazioni, disfacimenti e conseguenti piagnistei, che da tutta la vita è costretto a sopportare. Prima la madre, poi la fidanzata e adesso con queste due sconosciute. E l'esplosione di tutto questo nervosismo permette alle donne di aiutarlo a capirsi meglio, di esaminare il proprio Io.
Ora, caro lettore, non pensare che sia una palla micidiale in stile seduta psicologica, tutta serietà e zero sorrisi. Al contrario. Come ho scritto in apertura si tratta di una commedia, incentrata sul riso e sulla serietà in proporzioni equilibrate. Certo, fa ragionare e riflettere ma si ride anche, grazie allo scambio di battute (principalmente) tra le due donne.
D'altronde, voglio dire, non può essere altrimenti quando si mettono assieme una persona ligia, moralista, cinica e sarcastica (Lucia) con una più libera, spensierata e un tantino leggera (Maria). Angela Finocchiaro, rinomata attrice comica e non solo, è perfetta in questo ruolo tanto da risultarle naturale; la spontaneità della risata soffocata che la assale durante l'interpretazione, arricchisce ancor più la scena. Maria Amelia Monti invece è semplicemente se stessa; ha la stessa vivacità, briosità che aveva la prima volta che la vidi in TV in Finalmente soli, una serie degli anni '90 in cui recitava affianco a Gerry Scotti. La scelta di congiungerle come coppia sul palco è stata senza dubbio azzeccata; però una piccola critica la devo rivolgere a entrambe: la Finocchiaro, che recentemente è tornata sul piccolo schermo in Volevo fare la rockstar, avrebbe potuto osare di più con il cinismo e il sarcasmo, dando a Lucia un'interpretazione più sfacciata. La voce della Monti invece è un po' troppo alta, che la fa sembrare “impersonale” e sorda; ma mi son accorto da altri video che è una sua caratteristica. Con un tono più basso sarebbe stata eccezionale, ma ciò non toglie che il suo personaggio sia stato recitato magistralmente. Anche Stefano Annoni non è un volto nuovo (lo si vede nella terza serie de Fuoriclasse e in questi giorni nello spot del mascarpone S. Lucia) e in questa pièce si è certamente distinto sul palco: non deve essere stato facile recitare in mutande per tutto il tempo, non bisogna essere timidi e si deve essere in sintonia con il proprio corpo innanzitutto. Molto bravo. ciononostante se fosse stato più impulsivo, più sicuro di sé sarebbe stato meglio. Ecco, magari un po' come il Luca della versione cinematografica. E visto che siamo in tema, parliamone.
Il film si discosta molto dal copione teatrale, benché la storia di fondo e alcuni dialoghi siano rimasti immutati. Innanzitutto cambiano gli attori e quindi l'età dei relativi personaggi e la loro caratterizzazione: Luca non è uno studente universitario bensì un maturando; Lucia è una cantante jazz e non un'attrice e Maria non è una dirigente di banca, ma una impiegata in un officio di marketing (forse. Non si capisce bene). Poi anche la trama è stata allungata: mentre nella pièce la vicenda si sviluppa in una domenica mattina (potrei azzardare a precisare in 1h e mezza, tanto dura la recita); nel film si prolunga per svariati giorni, il che comporta riscontri e implicazioni sentimentali diverse. Inoltre anche il confronto tra le due donne si trasforma e da “gioco delle parti” (che di fatto non avviene, salvo scambiarsi alcuni particolari) diventa un vero e proprio (momentaneo) stravolgimento. E qui mi fermo sennò svelo troppo.
Pertanto ti consiglio vivamente di vedere La scena e Qualcosa di nuovo. Li puoi trovare entrambi in streaming sul sito/app di RaiPlay a titolo gratuito.
Buona visione!
P.S: Una sola critica rivolgo alla regista, la quale ha scritto pure il copione; cioè il fatto che si ripeta troppo spesso che si sta recitando una scena, da cui il titolo. Dopo un po' stufa.