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Quando il filo è davvero rouge
Chi di voi è stato un fan di Fisica o chimica, il nome Carlos Montero avrà certamente aperto qualche cassetto della memoria. Difatti l'ideatore (uno dei due) aveva già creato la fortunatissima serie appena citata la quale, purtroppo come spesso accade nel nostro Paese retto da bigotti fondamentalisti, in Italia subì un arresto a 1 o 2 stagioni dalla fine per stupide accuse da parte di associazioni cattoliche. Chi però ha seguito FoQ e si sarà lanciato con Élite, si sarà reso conto che i temi trattati sono pressoché gli stessi: sesso, droga giovanile, traffico di droga, alcolismo giovanile, scontro interculturale, razzismo, omo/bisessualità, HIV e via avanti. Anche il set è quasi identico: sempre di un liceo si tratta. Ma allora dove sta la differenza? Be' innanzitutto nella scuola stessa: qui siamo in presenza di un liceo privato internazionale bilingue = roba per ricconi; mentre lo Zurbarán era anch'esso privato ma, apparentemente, molto meno costoso e di certo meno classista. Poi bisogna valutare l'ensemble e quindi vediamo che i temi sopracitati sono molto più assemblati, più amalgamati fra loro rispetto a FoQ, dove invece si notava a tratti una forzatura nell'inserimento e nella loro trattazione (esempio sciocco: il problema della droga veniva trattato in un episodio specifico, benché presente sottobanco anche in altri).
Un'altra novità sta poi nella regia molto ben studiata la quale, però, è stata a volte maltrattata da un montaggio “sbavato”; diciamo che ci sono degli errori che potevano essere evitati (scene tagliate male). Personalmente mi è piaciuto molto il modo in cui sono stati utilizzati i droni per le riprese aeree, specialmente l'effetto con i fuochi d'artificio ravvicinati, al punto che il dubbio viene: ma son reali o creati al computer?
Sì può dunque dire che Élite sia un upgrade, un totale miglioramento rispetto a FoQ sotto vari punti di vista. Certamente hanno contribuito al successo le varie scene di sesso (manco poi tante, né tanto plateali), il cast selezionato, il mistero e la ricostruzione geniale degli eventi, degna di qualsiasi storia alla Agatha Christie. Ecco, questo è un “in più” che fa apprezzare la prima stagione. Anche le altre son belle, ma l'effetto sorpresa della narrazione viene a perdersi per scadere nella ritualità (tutte le stagioni son strutturate nello stesso modo).
Eppure, vi sono anche molte critiche che possono essere sollevate, quali le evidenti irrealtà della storia. Un esempio (sciocco) su tutte: in casa non c'è nessuno o forse la gente dorme, ma la cucina è illuminata a giorno, perché? Perchè le camere da presa sono nel giardino. Lasciarla al buio e far accendere la luce, no?! Altra critica riguarda la presenza, inutile, di varie comparse giusto per far numero in determinate scene, gente mai vista che compare dal nulla: per esempio quando i “soliti ignoti” fronteggiano la preside e dietro, per dar man forte, compaiono appunto facce mai viste (senza manco una battuta, per altro). Si tratta di una forzatura ingiustificata. Anche la cerimonia di maturità pare un tantino eccessiva per essere realistica; d'accordo che siamo in una scuola di ricconi figli di papà, però non è lontanamente credibile. Un altro problema riguarda poi la temporalità della storia: non sempre si percepisce lo scorrere del tempo (tranne forte in qualche scena della prima stagione); le tracce di festività son poche e anche quando ci sono, stridono con l'abbigliamento e il contesto (son sempre in maniche corte o mezzi nudi). È ovvio che sia stato girato in estate, ma così sembra un po' troppo evidente.
Ciononostante l'errore più grande riguarda il cast. Anche qui come in FoQ o in Liceali piuttosto che Fuoriclasse, per citare due serie italiane, gli ideatori e gli sceneggiatori hanno ben pensato di scrivere una trama che riguardasse gli ultimi 2/3 anni di scuola per alcuni dei personaggi, in modo tale che volente o nolente ci sarebbe stato un rimpasto. È una cosa che non ho mai approvato, perché preferirei vedere dall'inizio alla fine lo stesso cast, sviluppando la storia sui 5 anni e non in maniera tronca. Inoltre nella trama vengono inseriti personaggi, anche di un certo peso, che poi vengono tagliati fuori d'improvviso e finiscono nel dimenticatoio senza dare loro una conclusione (non si che facciano, se siano ancora vivi etc...). A ciò va aggiunto che lo spettatore viene disorientato dalla presenza di un'unica classe. Infatti assistiamo a delle lezioni che si tengono sempre nella stessa aula, con sempre le stesse persone che, solamente più tardi, si scoprono avere età diverse. Qualcuno potrebbe dire: “ma saranno ripetenti”, vero ma la sensazione è semmai quella di alunni di anni diversi riuniti per assistere alla stessa materia. Ah! L'aula non ha un identificativo!
La serie presenta anche delle contraddizioni culturali e ideologiche non indifferenti, o probabilmente gli sceneggiatori hanno voluto appositamente sottolinearle. Una di queste riguarda Nadia, che nelle primissime scene del primo episodio (quindi non anticipo molto) discute con la preside a causa dell'hijab (il velo che le donne musulmane indossano per coprire la testa). Prima fa la splendida, accusando la scuola di volerla deprivare della sua cultura e religione e poi dichiara: “nessuno mi obbliga a portare l'hijab” facendolo sembrare una volontà personale quando, in realtà, viene obbligata dal padre.
A coronare la parte negativa di questa serie sono alcune citazione estrapolate da film famosi, la cui idea per quanto interessante è realizzata male; di fatto son gettate nel discorso, senza dar loro un contesto, terminando così per essere recepite come frasi fatte.
Tutto sommato però la storia è interessante, per quanto le dinamiche siano un po' ripetitive. Consiglio di guardarla, la trovate facilmente su Netflix.
Alla prossima!
Considerazioni ulteriori
- Un tuo amico, ubriaco marcio, ti chiede di dormire con lui nel letto e tu che fai? Per dormire ti spogli? Ma quando mai?!
- L'organizzazione della festa di San Valentino alternativo è interessante, ma la sua realizzazione è sbagliata su tutta la linea. Se fosse stato un San Valentino al contrario, allora gli uomini sarebbero dovuti essere tutti in tiro, pomatati e pettinati, liberi da incarichi e preoccupazioni; farli presentare mezzi nudi o con 'ste magliette a rete da discotecari tamarri non ha senso, perché passa il pensiero che allora pure le donne si presentino mezze nude. Inoltre, dal dialogo della protagonista, sembra quasi che il prepararsi, l'andare dal parrucchiere etc sia una fatica erculea, un'impresa titanica per le donne, ma in realtà per la maggior parte dei casi è l'unica cosa che devono fare: gli uomini, invece, devono prenotare il ristorante, pagarlo (sennò guai!), pagare cioccolatini/fiori/regali vari, essere eleganti nel vestire e nei modi, andare a prenderla e riportarla. Perciò la realizzazione della festa è sbagliata.
- L'uniforme scura è presa para para da quella degli Usignoli di Glee, fatto salvo per lo stemma.