Un nuovo anime fantasy giunge dal Sol Levante
Giappone, giorni nostri. Una serie di strani omicidi vengono perpetrati a Tokyo e le cause della morte sono pressoché le stesse: stupro e dissanguamento. Tsukasa Taira è una giovane laureanda che frequenta l'università, con una vita normale come qualsiasi ragazza della sua età. Finché una sera, mentre viene accompagnata a casa dal compagno Akimura, un misterioso individuo non la separa dall'amico con il quale prontamente si confronta. Alla vista del sangue del ragazzo, Akimura inizia a trasformarsi sotto gli occhi della ragazza: i vampiri esistono veramente e vivono tra di noi. Tsusaka, lievemente infortunata, viene aiutata dallo strano giovane, il quale si presenta come l'agente della polizia Yūki Anzai, un mezzo vampiro. Tra i due inizierà una complicata relazione che porterà entrambi a confrontarsi su importanti scelte, mentre all'orizzonte si staglia una grave minaccia.
Avete presente la saga di Twilight? Be' ovvio che la conoscete. Bene, allora prendete tutte le orripilanti sciocchezze sui vampiri, tutti gli “sbarluccichii” e le perenni espressioni sofferenti e gettateli via, bruciateli dalla vostra memoria (persino la regia). Ora prendete quel poco che rimane, ossia una storia d'amore tra un'umana e un vampiro, trasformatela in un anime ed ecco che avrete Devil's Line. Naturalmente non è proprio così, vi sono delle sostanziali differenze sia nel modo di concepire i succhia-sangue sia per la storia in sé.
Innanzitutto l'anime riguarda una storia d'amore tra una ragazza e un mezzosangue, ossia un ragazzo per metà vampiro e metà umano (come sia possibile, lo lascio scoprire a voi). Inoltre, diversamente da Twilight, Anzai e tutti i vampiri sono persone comuni senza particolari fisici strani o evidenti (nessun occhio spiritato, né pelle candida e diamantina): l'unica particolarità che lo contraddistingue sono le occhiaie. Questo fattore è infatti il solo segno di riconoscimento che contraddistingue un succhia-sangue da un "non succhia-sangue" non morto, ossia da un vampiro che non si nutre di sangue umano; e quindi non si nutre affatto di sangue (non come quei fricchettoni “vegetariani” dei Cullen). Per questi aspetti devo ringraziare lo scrittore e ideatore del manga da cui è tratto l'anime, Ryo Haneda, per essersi rifatto al vampirismo primigenio evitando di sconvolgere troppo la leggenda. Tuttavia, essendo un anime/manga, ci sono ovviamente degli aspetti che divergono dalla descrizione assodata del classico vampiro, come per esempio la trasformazione e la causa della stessa: non è solo il sangue ma anche l'appetito sessuale ad attivare la mutazione, il quale a sua volta rientra nel modus operandi dell'omicidio. E qui mi fermo sennò svelo troppo.
Anche la sigla di apertura non mi entusiasma molto, non la reputo azzeccata per la serie e il suo tema, specialmente le parti di puro metal. Non so come spiegare, ma qualcosa stride ecco.
La prima stagione dell'anime è composta da 12 episodi, trasmessi in patria da diverse emittenti private tra cui la AT-X, mentre in Italia i diritti sono stati acquistati (fortunatamente) e sottotitolati da Dynat e mandati in onda sulla piattaforma VVVID, a cui è affiliata. E ringrazio e “-amo” la Dynat per questo acquisto. Facesse lo stesso con Conan, non sarebbe male.
Il manga invece è pubblicato a partire da marzo 2013 dalla Kodasha in Giappone, dove sono arrivati a quota undici, mentre in Italia i volumetti o tankōbon sono targati Panini Comics e sono fatti uscire da febbraio c.a. mensilmente (ad agosto è prevista la pubblicazione del settimo numero). Con questo ritmo a dicembre eguaglieremo sia l'editrice nipponica che quella americana, e poi? Poi vedremo con che frequenza la Panini deciderà di uscire, dato che i Giapponesi non stanno seguendo un calendario preciso, né tantomeno hanno una tempistica ordinata.
Questo è quanto dovevo dirvi. Se vi piacciono le storie con i vampiri e il genere seinen, allora troverete piacevole questo anime la cui storia è davvero interessante e intrigante.
A presto!
Una curiosità: nell'anime i non morti sono chiamati anche Eritroftalmi, in quanto derivante dal greco ἐρυθρός (eriftros) e ὀφθαλμός (oftalmos) che vuol dire occhio rosso, scelto proprio per la particolarità di questi figli della notte al momento della trasformazione (rossa la sclera e gialla la pupilla, come i gatti). Il termine è usato anche nel lessico comune per indicare una specifica tipologia ittica.
Aggiornamento: La presente recensione è stata spostata in quella attuale dalla sezione "Libri e Letteratura". Inoltre sono state aggiunte le foto dei protagonisti. (30/1/2020)
Aggiornamento 3: modificato e corretto il testo (Aggiornato il 29/03/2023)