And the winner is...
Ci eravamo lasciati a Maggio con la corsa pazza a nove tra le città più tutte elettrizzate all'idea di poter ospitare l'Eurovision Song Contest 2020 in Olanda.
La prima a ritirarsi dalla corsa è stata Leeuwarden, a causa dell'altezza troppo bassa del tetto della struttura pensata per ospitare l'evento, in quanto non conforme con gli standard imposti dall'UER/EBU. Eppure, anche senza questo problema, il WTC Expo non avrebbe avuto molte speranze a causa della ridotta capienza.
La seconda a dire addio all'Eurofestival è stata la capitale, Amsterdam. Vi avevamo già informato a fine Maggio (vedi link precedente) che contemporanei alla candidatura della Venezia del Nord e alla proposta di varie location erano sorti i primi casini nel consiglio comunale, con polemiche e rimostranze provenienti in particolare dall'opposizione. Per riassumere in breve, il loro disappunto verteva essenzialmente su due aspetti: il primo riguardava la situazione finanziaria della città, che non avrebbe potuto far fronte ai costi di produzione e ospitalità per poter sperare in un profitto non del tutto certo, specie tenendo presente la grossa perdita monetaria delle edizioni precedenti; la seconda motivazione era incentrata sull'agenda cittadina troppo fitta di impegni in quel periodo (eventi culturali ecc) e quindi un ulteriore ondata di turisti nella capitale non sarebbe stata ottimale. Questi fattori saranno stati certamente determinanti (specie il secondo) nella decisione del sindaco (donna) Femke Halsema di ritirare dalla corsa la sua città e tra le ragioni che sono state enunciate nella lettera alla giunta, vi è appunto l'impossibilità di usufruire delle tre infrastrutture prescelte (lo Ziggo Dome, lo stadio Joahn Cruiff e il centro congressi RAI Amsterdam) causa la loro prenotazione per eventi inderogabili e incancellabili nel medesimo periodo. Ma guarda che caso.
Restavano quindi Rotterdam, Maastricht, Utrecht, Arnhem e L'Aia... MA con un incredibile colpo di scena, abbiamo assistito a dei cambi di panchina! Prima di tutto un chiarimento: nell'articolo maggese anche la città di Heerenveen era tra le candidate; tuttavia con il ritiro di Leeuwarden l'intera Frisia ci ha salutati e così abbiamo detto addio anche la pista di ghiaccio del Thialf. Per quanto riguarda Zwolle, invece, ecco il primo dei cambi. Al suo posto è entrata in gioco ‘s-Hertogenbosch, o più semplicemente Den Bosh, con il Brabanthallen ossia il terzo palacongressi per estensione del Paese (segue proprio li RAI Amsterdam e lo Jaarbeurs di Utrecht), mentre la sede del Tribunale Internazionale e del Parlamento olandese ha optato per supportare pienamente la rivale Rotterdam. Le motivazioni della rinuncia de L'Aia le avevamo già ipotizzate nell'articolo di Maggio: lo stadio è privo di tetto e costruirne uno temporaneo comporterebbe una spesa eccessiva; invece costruire un tendone nel parco Malieveld vicino al Word Forum non era un'idea plausibile in base i termini e le condizioni inviate dall'UER. La candidatura di Rotterdam è diventata quindi ancora più pesante, visto anche il forte sostegno economico (1 milione di euro, buttateli via!) messo a disposizione dalla propria provincia, l'Olanda meridionale.
Tutto questo si è svolto tra metà giugno e i primi di luglio. Poi il 17 luglio, la svolta!
Anche Utrecht (la quale comunque era ancora molto titubante e non aveva fornito garanzie sicure per la propria ospitalità), Den Bosch e Arnhem sono state scalzate e in gara sono rimaste le uniche due città maggiori: Rotterdam e Maastricht. Stando a quanto comunicato dall'UER/EBU, i tre centri cittadini non favorivano le condizioni imposte dall'azienda, al contrario delle finaliste che offrivano “le giuste strutture per organizzare sia lo spettacolo televisivo sia gli eventi collaterali come l'Eurovision Village, l'EuroClub e la Cerimonia di Apertura” (praticamente il red carpet). Inoltre “le (due) città possono anche fornire un appropriato numero di stanze d'albergo e sono disposte a contribuire finanziariamente all'organizzazione dell'evento”.
La decisione di restringere a due le finaliste è stata affidata alla NPO, la TV di Stato olandese, che ha vagliato i dossier di tutte e cinque le candidate prima di prendere una decisione. Il produttore esecutivo dell'Eurofestival 2020, Sietse Bakker, ha ringraziato le città escluse per il loro impegno e sforzo e ha aggiunto, a nome della rete, che “speriamo che manterranno il loro entusiasmo per l'Eurovision. Ci piacerebbe discutere nei prossimi mesi un modo per coinvolgere anche loro nell'evento del prossimo anno”.
L'UER/EBU ha poi lasciato quasi un mese e mezzo di tempo all'emittente olandese per pronunciarsi sia sulla città ospitante sia sulle date. Così giungiamo al 30 agosto scorso con l'annuncio ufficiale.
Prima di chiudere vi vogliamo dare altre due notizie alquanto succulente.
Innanzitutto la prima proviene dalla Spagna e dal Regno Unito. Entrambi gli Stati hanno optato per un ritorno alla selezione interna del proprio partecipante; il che vuol dire basta con programmi specifici per cercare il candidato, il prossimo anno verrà scelto direttamente dalla RTVE e dalla BBC. La tv britannica però si avvarrà della collaborazione della BMG (un'importante e nota casa discografica inglese) per la propria scelta. Entrambi i Paesi quindi, dopo le disastrose performance e le pessime posizioni degli ultimi anni, hanno deciso di scegliere per conto proprio e di non far affidamento sul pubblico.
L'altra notizia arriva invece da Israele e anche un po' in ritardo, oseremo dire. Pare che la KAN sia assolutamente intenzionata a fare causa ai rappresentati di Madonna, la Live Nation, per la (pessima) performance messa in piedi con il rapper Quavo. Sembra che il contenzioso riguardi soldi extra spesi per i vizietti e le manie da diva della superstar (dai ballerini, allo staff, al palco ecc), che la Live Nation avrebbe dovuto sborsare (secondo accordi) alla KAN; soldi che ovviamente non sarebbero mai arrivati. Quindi si tratterebbe di una “banale” infrazione di patti legali ed economici stipulati al fine di avere Madonna all'Eurofestival. Che sia davvero così? Non centreranno forse la scadente esibizione, il basso rendimento e il palese playback, ma sopratutto il messaggio (politico) d'amore e pace con le bandierine di Palestina e Israele? Essendo pessimisti e in malafede, come sempre quando si parla di quei due Stati, non sarebbe così eclatante e sbalorditivo se i veri motivi fossero di carattere anche politico. Staremo dunque a vedere come si evolverà la cosa; per ora non possiamo far altro che concentrarci su Rotterdam 2020 e attendere gennaio per il sorteggio delle semifinali e l'annuncio dei presentatori ufficiali dell'Eurovision Song Contest 2020.
Grazie per aver letto fin qui.
A presto!
Fonte: Eurofestival News, Eurovision.tv