Se poteste, fareste innamorare qualcuno di voi?
Il film del 2008 è sostanzialmente una trasposizione cinematografica (e in musica) del Sogno di una notte di mezza estate di sir William Shakespeare, una delle pièce più famose del drammaturgo inglese.
La storia infatti è alquanto semplice da spiegare: una insegnante di un college maschile decide di mettere in scena l'opera shakespeariana, coinvolgendo la squadra di rugby e Timothy (Tanner Cohen), un ragazzo vessato dalle continue illazioni dei suoi compagni, a cui viene assegnato il ruolo principale di Puck. Un giorno, mentre sta studiando il copione, Timothy si imbatte nella ricetta dell'elisir d'amore di Cupido e decide per gioco di prepararla. Dopo l'ennesimo insulto ricevuto, sceglie di vendicarsi dei suoi compagni e inizia a bagnare i loro occhi durante le prove; dapprima straniti, i ragazzi cominciano a infatuarsi e ad amarsi tra loro. Una sera, stanco del bigottismo e della forte morale religiosa dei suoi concittadini, Timothy decide di punire anche la sua comunità cosicché tutti si possano mettere nei suoi panni e vedere le cose in maniera differente. Quando la situazione diventa complicata, l'insegnante si affretta a intervenire e obbliga il ragazzo a riportare tutto alla normalità. L'effetto dell'elisir però non svanisce completamente, compiendo la sua magia...
Ecco dunque il motivo per cui all'inizio si parlava di metateatro in chiave cinematografica; perché il protagonista oltre a impersonare la parte del folletto Puck, la fa propria, diventandolo realmente e portando scompiglio nella città, seppur a fin di bene.
Da un punto di vista tecnico (non esperto), la regia e la sceneggiatura non sono proprio delle migliori, ma sinceramente mi aspettavo di peggio. Una nota positiva è che il film fornisce velocemente gli input per capire il contesto, così da giungere a metà pellicola con la scena madre (la trasformazione della città).
Un ulteriore aspetto costruttivo sono gli argomenti affrontati: il bullismo da un lato e i pregiudizi e la mancanza di rispetto dall'altro, entrambi mossi da una fede cieca e bigotta nella Bibbia. Facendo mettere nei suoi panni i suoi compagni e la comunità, Timothy (e il regista) cerca di impartire una lezione al pubblico sul valore delle parole e su quanto una chiusura mentale possa nuocere alla società, specie quando mossa dal fanatismo religioso. Tuttavia, bisogna ringraziare gli dei per la presenza della canzone Grace Kelly, perché altrimenti si sarebbe potuto collocare facilmente la trama alla fine degli anni '80 e metà anni '90, visti i costumi e la scenografia.
Personalmente consiglio la visione del film nei momenti “spenti”, quando proprio ci si annoia e si vuole guardare qualcosa di leggero e non impegnativo. Certo, ciò magari stride con quanto detto finora, però è anche vero che data la sua impostazione non è classificabile al 99% come materiale didattico e/o culturale. Tra questo e Elephant o Billy Elliot, sceglierei senz'altro questi ultimi.
Non mi resta che dirvi buona visione e alla prossima!
Valutazione finale: 😐😐😐