Quando Eros si mette a giocare con Psyche...
Simon (Nick Robinson) è un ragazzo all'ultimo anno delle superiori con una vita totalmente normale come qualsiasi suo coetaneo. Con la sola differenza che lui ha un segreto. Benchè cosciente della cosa, non ha mai fatto parola con nessuno finchè un giorno, sul blog “gossipparo” della scuola, non appare un post firmato da un ragazzo: Blue. Con il suo primo messaggio, Simon inizierà una “relazione di penna” con il misterioso studente, la quale lo aiuterà a compiere un'ulteriore crescita interiore.
Dopo aver prodotto, ideato e scritto telefilm di successo (e quindi aver preso un sacco di soldi) Greg Berlanti, il papà di molte serie TV (Flash, Arrow, Supergirl, Riverdale ecc..), ha posto la firma sulla regia di questo affascinante film. In realtà sarebbe meglio dicessi che è tornato a dirigere, dato che non si tratta di un'opera prima: nel 2000 uscì Il club dei cuori infranti e nel 2010 Tre all'improvviso (Life as We know it in originale). Comunque ciò che importa è che abbia dato vita a questa storia.
Anticipo subito il mio assoluto apprezzamento, sia per la storia e il modo in cui è stata narrata, sia per tutto il lavoro che c'è dietro. Ma andiamo con ordine.
Il film è tratto dal romanzo Non so chi sei, ma io sono qui (Simon vs. the Homo Sapiens Agenda) di Becky Albertalli e il titolo italiano non rispecchia quello originale (come quasi sempre). In inglese infatti è Love, Simon (tr: Con amore, Simon), perché riprende il saluto finale delle email scritte dal protagonista. Per questo motivo la versione italiana non rende appieno l'idea e sinceramente non capisco le ragioni di questa scelta, dato che nel film viene tradotto correttamente. Mah...
Comunque, per prima cosa, devo evidenziare come non sia il solito film sul mondo omosessuale. Berlanti e gli sceneggiatori sono fermamente e indissolubilmente chiari su questo, fin dall'inizio: “Io sono Simon e sono un ragazzo normale con una vita normale”; citato più o meno alla lettera. Perché questa decisione? Per creare una base nella percezione dello spettatore e poi distoglierlo dall'elefante nella stanza, ossia il tema omosessuale. Essendo diretto principalmente agli adolescenti, in questo modo chi tra di essi non è propriamente un fan della comunità LGBT non può partire prevenuto, mentre chi ne fa parte con tutte le scarpe oppure ha ancora dei dubbi viene distolto dalla situazione e “rassicurato”: “sono una persona normale, come te.” Questo è uno dei motivi per cui mi è piaciuto, per il suo messaggio di fondo di speranza e rassicurazione.
Nel cast troviamo attori già visti in TV e al cinema a partire dal protagonista, Nick Robinson, uscito dalla compagine di Disney Channel e noto per la parte di Ryder in Melissa & Joey. Poi c'è Keiynan Lonsdale già visto in Flash e The Legends of Tomorrow, Katherine Langford in Tredici e Alexandra Shipp per il suo ruolo di Tempesta da giovane in X-Men: Apocalisse. Ad affiancare questi giovani attori vi sono due grandi stelle di Hollywood: Jennifer Garner e Josh Duhamel, che torna a essere diretto da Berlanti dopo otto anni. Non si tratta di un cast stellare, ma ciò non toglie che sia un film riuscito.
Se oscurassimo per un istante la tematica omosessuale, la storia avrebbe comunque un valore educativo e morale molto forte. Non è che la presenza di un personaggio gay cambi molto le cose; infatti come ho già spiegato, tratta la vita di un normale liceale con tutti i problemi implicati. Uno di questi è il bullismo scolastico, espresso in questo caso sotto forma di scherni e derisioni. Personalmente li reputo delle stupidaggini, delle ragazzate che capitano spesso nelle scuole a quell'età (è capitato a tutti di farle o di riceverle); non sto giustificando il comportamento, ma senza dubbio le considero meno “dannose” rispetto a un bullismo verbale e/o fisico (es: pugni, ferite, pestaggi vari, parole fortemente offensive), cui difficilmente si riesce a passare oltre. Certo, non tutti siamo forti e riusciamo ad alzarci in fretta, ma appunto questo vuole dimostrare il film nelle repliche argute e repentine di Ethan (Clark Moore): bisogna trovare il coraggio e lasciar scorrere addosso le provocazioni o rispondere a tono.
Questo film dunque è fortemente educativo per le diverse lezioni che impartisce, eppure l'ho trovato anche contraddittorio per certi versi. Da un lato vuole far capire ai giovani che siamo tutti uguali, indipendentemente all'orientamento sessuale o dall'aspetto fisico, ma dall'altro sfrutta questa uguaglianza per “costringere” un/a ragazzo/a gay a dichiararsi e a uscire allo scoperto: non serve che ti nascondi, siamo tutti uguali. E ciò lo si capisce nel cambiamento mentale di Simon: all'inizio non vuole confidarsi con gli amici perché in parte ha timore che qualcosa cambi nel loro rapporto e vuole che tutto rimanga uguale e in parte perché vive normalmente senza sentire il bisogno di dirlo; verso la fine invece cambia radicalmente opinione ed è convinto che bisogna uscire per forza allo scoperto altrimenti non si è completi. Ok è un sunto molto stringato, ma il concetto è quello. Ma perché è cambiato? Solo per un piccolissimo “incidente” che è scaturito nel corso della storia e che ha modificato il futuro del ragazzo. Senza quell'inconveniente la sua vita sarebbe continuata in maniera pressoché identica. Non ho potuto apprezzare questa trasformazione, almeno non in toto, per le parole e le motivazioni descritte dal protagonista, e quindi di Berlanti, che non sto qui a trascrivervi. Ciò che ho compreso, è appunto l'assoluta necessità di dover rivelarsi poichè non diversi dagli altri, e per tale motivo non sia possibile gestire la propria sfera privata come meglio si crede. Detta in soldoni: solo perché una persona è gay, deve per forza dichiararsi? Non può continuare a vivere tranquillamente senza preoccuparsi di doverlo fare? Questo tema lo approfondirò in un post a parte.
A vagliare questa mia riflessione è anche una sequenza del film, che ho apprezzato particolarmente.
In ogni caso non pensiate che sia un film noioso e serio a causa di tutta questa finalità morale e istruttrice che lo caratterizza. Ci sono anche diverse gag e situazioni imbarazzanti, nonché divertenti, che aiutano ad ammortizzare la trama come per esempio la sequenza appena descritta.
Potrei dire, riprendendo un noto spot pubblicitario, che con questo film si può “imparare divertendosi”.
Quindi penso sia assolutamente ovvio ormai, che consiglio vivamente ai ragazzi delle medie e del liceo di guadare Tuo, Simon. Ma non guardatelo così tanto per, ma con occhi bene aperti e sopratutto con la mente ben aperta e recettiva.
Detto questo, vi saluto!
Alla prossima!
Valutazione finale: 😍😍😍😍😍