Un ottimo film sugli inizi dell'AIDS quando era ancora GRID
New York 1981. Ned Week (Mark Buffalo) è uno sceneggiatore e scrittore gay che, come tutti gli omosessuali, passa l'estate a Fire Island tra spiaggia e festicciole. Sul traghetto di ritorno scorge un articolo pubblicato sul NY Times: “Strano cancro diagnosticato in 41 omosessuali”. Mosso dalla curiosità e dall'angoscia, si dirige nello studio dalla dottoressa Emma Brookner (Julia Roberts), autrice dell'articolo, per chiedere chiarimenti: sarà qui che per la prima volta entrerà in contatto con la malattia. La visione del sintomi e delle relative conseguenze porteranno Ned a combattere in prima linea questo “nuovo cancro” assieme alla dottoressa, iniziando una propaganda informativa in tutta la comunità gay. Oltre alla cecità e sordità di quest'ultima, Ned e i suoi amici saranno costretti a un braccio di ferro con le autorità locali e governative e con i media ignoranti il problema, che saranno quindi bersaglio delle invettive dello scrittore. A causa del suo comportamento, anche la permanenza all'interno del comitato da lui fondato sarà a rischio. Sullo sfondo di questa battaglia per la sopravvivenza, si svilupperanno delle storie d'amore messe a dura prova dalla continua invadenza dell'AIDS.
Il film rappresenta una nitida fotografia di cosa avremmo visto e sentito se avessimo vissuto (o anche semplicemente fossimo stati in vacanza) a New York all'inizio dell'Era reaganiana. Ma l'ambientazione è irrilevante; ovunque era più o meno la stessa storia: da San Francisco a Londra, dalla Norvegia alla Spagna... all'Italia. A partire dagli anni Settanta “il potere dell'amore”, tanto caro a Cicciolina, si diffuse come una macchia d'olio in tutto il mondo civilizzato spesso fondendosi con gli altri movimenti sessantottini (femminista, neri, ecc..)1. In America specialmente, la rivoluzione sessuale si fuse con quello lgbt di liberazione per la lotta per i diritti civili ed entrambi esplosero negli anni di Reagan. La rivoluzione dell'amore libero fu quindi molto più sentita e animata nella comunità gay, in particolare dopo Stonewall, e ciò lo si percepisce perfettamente nel film in un paio di occasioni. La prima è un dialogo tra Ned e il suo amico Michael Markus (Joe Mantello); la seconda è il colloquio tra Ned e la dottoressa Brookner e la terza sono le reazioni di un gruppo di amici dello scrittore alle esposizioni del medico. In particolare è Tommy Boatwright (Jim Parsons) a porre una domanda precisa. Le metto in sequenza.
Markus: «Ci hai descritti in modo orrendo nel tuo libro. Guardati intorno! iI sesso è liberatorio!»
Ned: «Ho solo detto che con tutto questo sesso, trovare l’amore è quasi impossibile.»
Ned: «esattamente, cosa vorresti convincermi a fare?»
Dott.ssa: «dire ai gay di smettere di fare sesso.»
Ned: «Il cancro si trasmette per via sessuale, è questo che pensi?»
Dott.ssa: «sì, io penso di sì.»
Ned: «ti rendi conto o no che stiamo parlando di milioni di uomini, che hanno fatto della promiscuità sessuale la loro principale, se non unica, occupazione? Come dovrei convincerli?»
Dott.ssa: «dicendo loro che moriranno.»
Ned: «Non è così semplice; è più complicato di così. Credono che il sesso sia tutto!»
Dott.ssa: «stammi a sentire! se fosse provato che il sesso uccide, chiunque avesse un po’ di cervello, non scoperebbe più!»
Dott.ssa: «Il buon senso non vi dice di stare in astinenza per un po’? [risate del gruppo] Perché no?»
Tommy: «Non ci resterebbe poi molto altro da fare, non crede? E che succede se si sbaglia? »
Dott.ssa: «Male che vada sarete stati senza sesso per un po’. [obiezioni generali]»
Sì, penso di sì. Posso provarlo? No.
Felix: «L’ho trasmessa a Ned?»
Dott.ssa: «Non lo so…Quando hai il raffreddore, qualche volta il tuo compagno lo prende e qualche volta no»
Felix: «Qualche dottore dice che non c’è problema se usiamo i preservativi.»
Dott.ssa: «So che lo dicono.»
Felix: «Possiamo baciarci?»
Dott.ssa: «Felix, tu non hai nulla che ti difenda. Il tuo sistema immunitario è azzerato, il tuo organismo è esposto a ogni infezione possibile. Devi stare attento!»
In ogni caso, quali che siano le ragioni dello sceneggiatore per questa scelta, si percepisce in modo chiaro la condanna che Larry Kramer, sulla cui opera è basato il film, rivolge al mondo lgbt e alla loro passione per il sesso a 360° (vedi il dialogo sopra).
Ma questa non è l'unica critica che lo sceneggiatore avanza. La più importante riguarda l'amministrazione pubblica e nella fattispecie il sindaco di New York e il Presidente stesso. Per quanto riguarda il primo cittadino newyorkese, nel film non viene menzionato esplicitamente il nome però basta fare una rapida ricerca su internet (in questo caso pure Wiki va bene) e si scopre chi fosse a quell'epoca.
Ed Koch, classe 1924, sindaco dal 1978 al 1989, la sua morte nel 2013 fu commentata da Kramer in una email con un «Ding dong, la strega cattiva è morta. Non è stato gentile con noi». Successivamente affermò anche: «Non dobbiamo mai dimenticare che quest'uomo fu parte attiva nell'aiutarci a morire, ad assassinarci. Chiamatelo come volete ma questo è ciò che era, un assassino della sua stessa gente. Non c'è modo per evitare di saperlo. Per lungo tempo i fatti sono stati lì fermi a fissarci. Se non li vediamo, allora siamo complici quanto lui.» C'è da chiedersi perchè Kramer e molti altri come lui ebbero tanto rancore verso Ed. Koch. Non starò qui a raccontarvi tutta la storia (che potete leggere qui), però qualche altra notizia aggiuntiva la devo dire. Le ragioni di questa rabbia si ritrovano negli anni precedenti le elezioni e nei suoi discorsi propagandistici: già dal suo posto nel consiglio comunale e nel Congresso, Kock manifestò fin da subito una vicinanza alla comunità lgbt e pieno supporto alla lotta per i diritti rainbow, tanto che nel 1980 sponsorizzò una legge ad hoc presentata al parlamento. Al suo primissimo giorno di lavoro nel 1978, promise che avrebbe emesso un ordine esecutivo riguardante la messa al bando delle discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale per le assunzioni municipali. Decreto che ovviamente non passò. Riassumendo, Koch promise mari e monti solo per avere i voti della comunità gay che era alquanto determinante in quegli anni, per poi dimenticarsene.
Peggio di lui ci fu forse il Presidente. È risaputo che Reagan non mosse un dito in favore dei gay/lesbiche né in campo giuridico né tanto meno riguardo l'AIDS. Al contrario, l'amministrazione repubblicana rise della “Crisi dell'AIDS”, sostenendo che non esistesse (un po' come oggi si dice non esista l'omofobia o l'olocausto). In prima fila in queste illazioni ci fu il segretario del Presidente, Larry Speakers, e vari membri dello staff e dei media americani, che presero l'epidemia come uno scherzo, tanto da definirla “la piaga gay”. La perbenista e bigotta First Lady Nancy addirittura girò le spalle al proprio amico, l'attore Rock Hudson, che si recò alla Casa Bianca in cerca di aiuto ricevendo invece soltanto porte in faccia. Più tardi morì.
Fu necessario aspettare il 1985 prima che la Casa Bianca iniziasse a muovere il culo (scusate il francesismo) e solamente perchè la notizia su questa nuova piaga era ormai diffusa ad ampio raggio nella società americana; perfino alcune star di Hollywood, come Elizabeth Taylor, si interessarono del problema e contribuirono finanziariamente e facendo propaganda. A ciò bisogna (probabilmente) aggiungere l'esodo “ospedaliero” di molti statunitensi che dal 1984 si recarono in Francia per provare un farmaco sperimentale contro l'HIV, diagnosticato appena un anno prima. Prima che giungessero i fondi statali, dovettero passare altri anni. Perciò è alquanto capibile il pensiero di Tommy:
Perché ci lasciano morire, perché non ci stanno aiutando? La verità è questa e questa è la risposta… semplicemente non gli piacciamo.
Tralasciando la storia e la politica e analizzando la questione da un p.d.v. più umanitario ed empatico, credo sia semplice intuire perchè le comunità gay di tutto il mondo fossero restie ad accettare l'esistenza di una nuova malattia che, al momento, era legata solo alla sfera omosessuale maschile e per di più al sesso. Il regista lo ha messo chiaramente in mostra. Il motivo era la paura di essere stigmatizzati. Faccio un altro esempio molto scemo: a scuola una bambina contrae i pidocchi. Essendo i fanciulli molto cattivi in certi casi, subito additano la ragazzina, la chiamano malata e la allontanano dal gruppo, standole alla larga per paura di prenderli anche loro. Come pensate si possa sentire la bambina? Di certo non contenta e anche una volta risolto il problema, la diffidenza comunque rimane (ovviamente ho esagerato di proposito). Ora ingigantite il problema e applicatelo a un virus letale come l'HIV e all'AIDS et voilà, vi immedesimerete nei panni dei gay dei primi anni Ottanta. Ciò che all'inizio poteva essere concepito come una pura definizione teorica, il cancro gay, presto divenne uno strumento di odio nelle mani di omofobi, bigotti, ultraconservatori WASP (quindi repubblicani), che godevano (e godono) per queste disgrazie e non aspettavano altro per fomentare l'odio verso chi non vive la propria vita come il gregge. Forse fu anche per questo motivo che nell'agosto 1982 il biologo Bruce Voeller propose l'uso del termine Acquired Immune Deficiency Syndrome (AIDS) più generico e scientifico, che andò a sostituire il nome Gay-Related Immuno Deficiency (GRID) scelto dalla stampa. Ciononostante, anche con la nuova nomenclatura, molte persone nell'Era reaganiana continuarono a definire l'AIDS come gay cancer oppure gay plague e altri sinonimi. C'è da dire che pure le associazioni lgbt e le organizzazioni per la lotta alla malattia che nacquero in quel decennio (Gay Men's Health Crisis e la AIDS Coalition to Unleash Power tra le maggiori) usarono queste e altre parole. Lo stesso Kramer, così come Ned nel film, impiegò simili definizioni in articoli dal tono sprezzante e intimidatorio con lo scopo di svegliare la gente e focalizzare l'attenzione sul problema.
Vi lascio con una riflessione rivolta a tutti gli appartenenti del mondo lgbt e agli amici lgbt-friendly. In una scena del film Alfred Molina, interpretante il fratello di Ned, dice allo scrittore:
Lo sai, io leggo i giornali e guardo la tv. Ragazzi vestiti di pelle con le catene, le gonne e i tacchi alti. Li guardo e penso 'Ned non è così.'(...) Voi avete un tremendo problema d’immagine.
Voi siete d'accordo? Io sì, pienamente, perché tanto trent'anni fa quanto adesso c'è davvero un grave problema d'immagine. Con una sola differenza: prima a esagerare era la comunità lgbt con la moda in maniera (anche) provocatoria; ora invece sono la tv e il cinema a enfatizzare gli stereotipi gay, reclutando per esempio personaggi imbarazzanti (tipo Signorini e Ciacci) che non rappresentano affatto la comunità lgbt. Almeno questo è come la vedo io.
Questo è quanto ho da dirvi sul film e sul background che gli fa da cornice. Non serve che ve lo dica esplicitamente che DEVE essere visto, non solo per l'importanza storica ma anche per la forte connotazione educativa dell'argomento trattato. Se non fosse che ci sono delle scene di sesso, secondo me lo farebbero vedere anche a scuola.
Perciò guardatelo non con occhio accusatorio ma con assoluta imparzialità e con le orecchie bene aperte.
Byeeeeee
Valutazione finale: 😍😍😍😍😍
Fonti:
NYmag;
Gay City News;
Vox;
The Guardian.
Note:
1Non bisogna pensare al “Sessantotto” e alle varie ribellioni che sorsero in quell'anno (come il maggio francese), come degli eventi che si verificarono solo nell'arco di 12 mesi. Ci furono tutta una serie di avvicendamenti che portarono al 1968 e che poi si protrassero nei decessi a venire.