Non tutti gli amori nascono a prima vista
La recensione di oggi riguarda un film brasiliano uscito nel 2014, premiato alla Berlinale con il Teddy Award e vincitore di altri svariati premi in diversi festival mondiali (non ultimo il Lovers Film Festival o TOgay): Hoje eu quero voltar sozinho (lett.: “Oggi voglio tornare da solo”) o, come è conosciuto internazionalmente, The way he looks ( lett.: “Il modo in cui guarda” o “Il modo come lui appare”). Questa è la trama:
Diversamente da altri film che ho recensito, questo parte da un cortometraggio distribuito tre anni prima e dal titolo leggermente diverso: Eu não quero voltar sozinho, che vuol dire “Non voglio tornare da solo”. Ti consiglio di vederlo perché, oltre a essere bello ed emozionante, costituisce anche un trailer “allungato” del film. Oppure puoi aspettare, leggere prima la recensione e vedere il film e solo successivamente buttarti sul corto; come preferisci. Eccolo qui:
Purtroppo il regista Daniel Ribeiro nel 2014 non cambiò molto la trama del corto, limitandosi sostanzialmente ad allargarla e inserendo più dettagli. Facendo un paragone, è come se voi aveste un breve filmino delle vacanze e lo editaste aggiungendo foto e varie clip; possiamo dire così.
Da questo p.d.v. quindi il regista, che è anche lo sceneggiatore (nonché produttore, in parte), mi ha deluso e pur avendolo visto già tre volte, continuo nella mia opinione: ha sprecato l'opportunità di sviluppare (non ampliare) una storia già stupendamente abbozzata. Sono infatti dell'idea che il regista sarebbe dovuto partire da dove finiva il corto, per sviluppare il rapporto tra Leonardo e Gabriel con tutte le problematiche adolescenziali del caso; magari incentrandosi sul programma di scambio e come avrebbe influito sulla loro relazione. O per lo meno, rigirare le scene del corto approfondendole ma solo il minimo indispensabile per poi proseguire nella trama. Invece ciò non è avvenuto e assistiamo sostanzialmente a una versione più lunga del cortometraggio; il copione ha addirittura le stesse battute in alcuni casi, per quanto declamate in scene e ambienti diversi. Il finale poi ci lascia la curiosità addosso e molte domande aperte.
Tra gli aspetti nuovi, ne ho trovato interessanti particolarmente due: il primo è la spiegazione dell'eclissi lunare; il secondo è l'inserimento del bullismo. Ve ne sono anche altri, come le imbarazzanti battute involontarie legate alla vista (“Hai visto..?) o altre più intuitive. Per esempio in una sequenza il padre di Leonardo afferma: « l’altro giorno ho visto Giovanna e mi è preso un colpo. (...) Perché siete cresciuti tanto »; ciò potrebbe essere considerato come un collegamento col cortometraggio.
Il bullismo, che nel corto è accennato a una semplice battuta umoristica, la quale scatena una reazione forse un tantino eccessiva (per altro tale battuta è stata pure modificata per aggravarne il peso), nel film è personificato dal tipico bulletto della scuola che si crede figo e che, puntualmente, sbeffeggia e deride Leonardo. Penso sia una delle prime volte che assisto ad azioni simili nei confronti di un ragazzo non vedente in un'opera cinematografica. Di solito se ne dipingono sempre le difficoltà quotidiane e di come riescano a superarle, ma mai come bersagli di scherni o violenza. Per questo ho apprezzato che il regista l'abbia inserito per riportare una realtà che, purtroppo, è ancora fattuale, specie tra i giovani. Per la serie: non penseresti mai che possa accadere a un cieco (chi mai prenderebbe di mira un non vedente?! E' disumano), e invece...Va' detto, però, che non si tratta di un bullismo fisico; cioè non vedrai violenze, botte e quanto altro fortunatamente, bensì battute, derisioni (etc) che possono sembrare “ragazzate”, mentre in realtà sono fatti gravi. A ciò va' di pari passo la reazione di Leonardo il quale, se inizialmente appare succube e inerme (forse anche per “colpa” di Giovanna che lo aiuta in tutto), poi via via comincia a prendere coscienza di sé e della propria forza, grazie alla vicinanza di Gabriel. Assistiamo quindi a una duplice crescita interiore: da un lato una maturità mentale e comportamentale reattiva nei confronti del bullismo; dall'altro l'accettazione di sé e dei propri sentimenti.
Riguardo quest'ultimo aspetto si potrebbe discuterne all'infinito, ma per non anticipare troppo e rovinare tutto, mi limito semplicemente a un commento di fondo: Ribeiro dipinge un sentimento puro, scaturito dal nulla e rafforzatosi nel tempo, senza drammi, senza le varie accentuazioni che di solito si vedono nei film LGBT. Il regista si è concentrato sulla personalità dei personaggi, ovvero sulla loro adolescenza e nulla più. In pratica è una storia che racconta uno spaccato di vita quotidiana di un adolescente qualunque, facendoci ricordare che non nasciamo bianchi o neri, che non tutti capiscono subito i propri sentimenti e che, sopratutto, non a tutti interessa sondare ed etichettarsi; c'è gente che semplice vive.
Veniamo al cast. Non c'è molto da dire in realtà, perché sono stati tutti e tre molto bravi. Applaudo alla scelta del regista di aver mantenuto i tre attori principali anche per il film (non è scontato) e altrettanti complimenti vanno fatti a Ghilherme Lobo per aver saputo interpretare molto bene la propria parte; non dev'essere stato facile cercare di essere il più convincenti possibile. Anche Fábio Audi ha sorpreso piacevolmente sia a livello recitativo che fisico (bisogna pur dirlo e lo stesso vale per Lobo). Curiosità: ora pare abbia smesso con la recitazione, dedicandosi alla fotografia. Per quanto riguarda Tess Amorim, sì è stata brava però avrei preferito una riscrittura del suo personaggio. La reazione che ha Giovanna e tutto ciò che ne consegue appare un po' insensato perfino per un liceale. Forse andava pensato meglio. In ogni caso è stata all'altezza del compito, per quanto si possa dire che risplenda di luce riflessa, dato che la predominanza della scena la hanno Lobo e Audi. Ciò che mi ha sorpreso più di tutto è invece il comportamento dei genitori di Leonardo, Carlos e Laura, interpretati rispettivamente da Eucir de Souza e Lúcia Romano. Benché l'iper protezione e il controllo quasi maniacale da parte della madre siano alquanto ovvi, stupisce la reazione del padre il quale è più aperto e disponibile al dialogo e a capire le emozioni e sensazioni del figlio. A entrambi va dunque un forte apprezzamento.
Questa storia, dunque, l'ho già ribadito e penso si sia capito abbastanza, mi è piaciuta subito. All'epoca avevo sperato e atteso la realizzazione di un lungometraggio, perché il corto aveva del potenziale. Avrei preferito fosse sviluppato diversamente? L'ho già detto: decisamente! Ma anche così è davvero unico. Lascia l'amaro in bocca alla fine, ma vale la pena vederlo! La possibilità che sia realizzato un sequel è totalmente da escludersi, ma la speranza è l'ultima a morire. Anche trasformarlo in una serie, con gli stessi protagonisti (Ribeiro mi leggi?!), non sarebbe male.
Sfortunatamente, come quasi tutte le cose belle, in Italia non è giunto doppiato. E purtroppo, per quanto sia stato candidato all'Oscar come migliore film straniero per il Brasile nel 2015 (anche a discapito di tutte le critiche mosse dai fanatici religiosi; un plauso per questa scelta va' fatto al Ministero della Cultura), non lo troverai nemmeno doppiato in inglese. E forse è pure meglio così. Ci sono però i sottotitoli originali anglofoni che ti consiglio, piuttosto che quelli tradotto in italiano di Subspedia. Il motivo è che spesso questi traduttori amatoriali si fan prendere la mano e pure qualche licenza di troppo.
Vai e cerca subito questo film!
Alla prossima.
Valutazione finale: 😋😋😋
PS: Perchè i registi brasiliani hanno la necessità di inserire sempre musiche malinconiche?!