La nascita di un'amicizia speciale tra i pali
In precedenza vi ho detto che il contenuto e gli argomenti sono la prima ragione per cui ho trovato interessante il film. Il rugby è in buona parte l'oggetto di questo interesse; per uno a cui piace questo nobile sport, è sempre emozionante vederlo giocare anche se per finzione. A questa tematica, se ne aggiunge un'altra e vale a dire l'omofobia e la paura di essere pienamente ciò che si è. L'omosessualità infatti non è affrontata di petto mediante manifestazioni di affetto o con i soliti stereotipi: non vedrete né baci, né mani svolazzanti, né drag queen o altro. È rappresentata attraverso la crescita personale e l'auto-accettazione, passando tra i dubbi e le insicurezze adolescenziali. Ciò caratterizza la prima delle due storie. Anche l'altra comporta uno sviluppo interiore, tuttavia esamina un piano diverso che è quello della maturazione mentale, il saper diventare adulti attraverso i propri errori. I due filoni si intersecano spesso in più momenti e a volte si sovrappongono. Per farla breve, quindi, il film affronta due crescite di “tipologia” diversa ma complementari.
Allo stesso modo, l'omofobia segue due binari separati: il primo è quello “classico” cioè l'avversione verso gli omosessuali e tutto il mondo lgbt, con il disprezzo e l'ipocrisia incarnati nel professore di ginnastica/allenatore della squadra scolastica di rugby. Il secondo invece si confonde col bullismo, in quanto concernente prevalentemente epiteti omofobi e fischi usati dal bullo di turno (e seguito a ruota dalle pecore) per sbeffeggiare lo sfigato della scuola. Pertanto, almeno secondo una personale impressione, si percepiscono due valori (o pesi) differenti per entrambe le versioni. Se da un lato c'è il solito bulletto cazzone al quale puoi tenere testa, dall'altra c'è un adulto che influenza i ragazzi con l'odio e con l'egoismo sportivo. A contrapporre questa figura, c'è l'insegnante di letteratura (Andrew Scott), un moderno John Keating che lancia alcuni messaggi profondi agli spettatori. Fate attenzione!
L'unica pecca di questo splendido film è il doppiaggio. Sarà che sono abituato alle solite voci, ma alcuni accostamenti doppiatore-attore non li ritengo ottimali, non calzano a pennello. Sembrerà sciocco quanto sto per dire, ma ho avuto la sensazione che non fosse la loro voce. Voglio dire, so che quella dell'attore non è la sua, è evidente, ma in certi casi il mix tra attore e voce italiana è talmente perfetto, da farci dimenticare la nazionalità dell'interprete; ci avete mai fatto caso? Questa sensazione io non l'ho avuta con il professore di letteratura.
In ogni caso (ed è la seconda ragione iniziale) devo ringraziare Netflix Italia per aver acquistato i diritti cinematografici e averci reso disponibile questo capolavoro, che altrimenti sarebbe rimasto sconosciuto per molti italiani.
Come ho già consigliato alla mia BFF, invito chiunque sia abbonato a Netflix di passare una serata tranquilla con questo bel dramma irlandese e a tutti gli altri di reperirlo mediante altri canali 😊.
Buona visione!
Valutazione finale: 😍😍😍😍😍