L'amore ai tempi dell'immigrazione
La storia tratta di due coetanei: Rafa (Germán Alcarazu), un ragazzo spagnolo un po' vivace e attorniato da amici scapestrati e scemi; Ibrahim (Adil Koukouh) un marocchino immigrato in Spagna da quattro anni (almeno secondo la legge), che non si è ancora inserito nella società. Entrambi hanno una passione, la pallanuoto, che li porta spesso a scontrarsi sportivamente. Tuttavia il loro legame inizia dopo una lite in discoteca, nella quale entrambi sono coinvolti da angolazioni opposte e dopo un riavvicinamento parziale, la loro amicizia si evolve in un profondo effimero affetto.
Sebbene il film sia stato fonte d'interessante per l'attenzione alle tematiche lgbt, in realtà il vero fulcro (come ho già detto) è il problema dell'immigrazione e dell'accettazione da parte della società dei nuovi cittadini. A questo proposito il regista ha dimostrato alla perfezione quanto gli uomini siano tutti uguali, indipendentemente dal Paese in cui nascono: tutti fanno fatica ad accettare gente di altre culture, almeno all'inizio. Non vi è infatti alcun elemento che cataloghi la scenografia come tipicamente spagnola; perciò se fosse doppiato in italiano, francese o tedesco, non si vedrebbe alcuna differenza tra i nostri fatti di cronaca e quelli degli altri stati europei. Questo è un aspetto che ho apprezzato particolarmente, per quanto metta in risalto uno dei lati oscuri dell'umanità. Ciò che invece devo sottolineare da un p.d.v. negativo è il montaggio. Il film infatti è un susseguirsi di salti avanti e indietro rispetto il filo conduttore e tenere il passo senza alcun elemento a sostegno, è davvero difficile; cercando di ricostruire questo filo, si rischia di accavallare il presente col passato in diversi punti. La presenza di flashback è sempre apprezzato, perché solitamente introduce dei colpi di scena e aumenta l'attenzione del pubblico, specialmente nelle serie tv. Ma il loro inserimento è quasi sempre ben evidenziato da qualche elemento distintivo, per esempio la presenza della data (o dell'ora) oppure da un cambio di scena in dissolvenza. In A escondidas invece ciò non ha luogo e quindi, come dicevo, lo spettatore si trova spiazzato dai continui salti temporali; personalmente dopo aver cercato di re-intrecciare i fili, sono rimasto molto deluso. Ha proprio ragione Giovanni (Storti) quando dice: “metti che sia uno spettacolo circolare, gli racconti l'inizio e bam gli bruci il finale!”.
Per coloro che si aspettano di vedere una storia d'amore struggente (con baci appassionati e follie dionisiache) e l'unione di due culture, beh mettetevi il cuore in pace perché non è così. La parte lgbt inizia a prendere forma solamente nel secondo tempo e in particolar modo nel finale; il regista ha voluto trattarla con delicatezza tanto che, pure in questo caso, se i protagonisti fossero una coppia etero non si noterebbe alcuna differenza sostanziale. E il punto è proprio questo: non ha importanza la natura dell'amore, quando si è adolescenti e si è alle prime armi, si è sempre cauti e impacciati di fronte alla persona desiderata.
Tralasciando i problemi di cui sopra, consiglierei questo film a tutti i ragazzi delle superiori (e anche più giovani), affinché possano capire quale sia davvero il marcio della società: la discriminazione e il razzismo. Inoltre, dato il tema affrontato, mette in risalto molti pregiudizi che ci affliggono costantemente e che sono dettati dalla paura e dalla non conoscenza del prossimo; ma rivela anche come ci siano persone disposte ad aiutare gli altri.
Con questo è tutto.
Alla prossima.
Valutazione finale: 😍😍😍😍😍
Qui potete trovare i sottotitoli revisionati:
fronteras-a_escondidas.srt |