Tra aborti volontari e programmi inutili
Parliamo brevemente di questo pseudo show. Dopo vari rinvii, il 21 Marzo p.v. inizierà oltreoceano questo evento che dell'Eurovision ricalca solo il nome. Forse penserai, leggendo “American”, che la gara coinvolgerà tutti gli Stati (o abbastanza) del continente americano, da Nord a Sud. E invece no! A prendervi parte saranno solo i 50 stati dell'Unione, più 5 territori associati (i.e. Porto Rico & Co.), più il Distretto della Columbia. A essere messo in palio sarà “La miglior canzone originale”. Fantasia! La domanda sorge spontanea: che senso ha produrre un simile spettacolo negli States, esistendone già di simili (vedi i vari talent show come The Voice e XFactor)??? Risposta: non ha senso. Inoltre il concorso si spalmerà su otto settimane e terminerà il 9 Maggio (data non scelta a caso essendo la Festa dell'Europa). Come sempre, quindi, invece di creare qualcosa di davvero originale e unico che coinvolga tutto il continente, gli USA hanno voluto fare di testa loro, rimarcando la propria superiorità rispetto agli altri Americani.
ASIAVISION SONG CONTEST – La storia infinita di un fallimento
Ma questa non è l'unica notizia. In realtà la voce girava già da parecchio tempo e purtroppo è rimasta tale. Infatti nel 2008, ben prima quindi di questo “American Song Contest”, l'UER aveva tentato di esportare il festival europeo anche in Asia cercando una collaborazione con l'ABU, Asian-Pacific Broadcasting Union (l'equivalente dell'EBU/UER del continente asiatico). Alla fine le trattative andarono a vuoto... e non furono le prime. Il format fu poi venduto a una società di Singapore che cerco di organizzare l'Our Sound - The Asia-Pacific Song Contest, il quale si sarebbe dovuto tenere nel 2009 dapprima a Macao, per poi essere spostato a Mumbai. Il nome venne modificato in seguito a una richiesta dell'ABU, in quanto Asiavision (l'originale) è il loro marchio utilizzato per tutti gli eventi asiatici da loro prodotti o licenziati. In ogni caso nemmeno Our Sound vide la luce. Successivamente, nel 2011 a un'assemblea dell'ABU a Seoul, si tornò a discutere la possibilità di organizzare due spettacoli, uno in radio e uno in televisione, sulla falsariga dell'Eurofestival con la sola differenza che il concorso reale sarebbe stato quello radiofonico, mentre quello televisivo doveva essere una celebrazione culturale. Questo spettacolo avrebbe avuto almeno inizialmente il titolo Asiavision Song Contest; tutto sommato non era nemmeno malaccio. Tuttavia non se n'è saputo più nulla e non se n'è fatto nulla. Cinque anni più tardi, nel 2016 ossia nel secondo anno di partecipazione dell'Australia all'Eurovision, è spuntata una nuova proposta più fedele al format originale. A farsi promotrice è stata proprio la SBS, l'ente nazionale australiana che da 30 anni trasmette l'Eurofestival nel Paese. L'amore per lo spettacolo e l'indiscusso successo nella terra dei canguri han fatto sì che la SBS firmasse un contratto con l'UER per “stabilire una versione asiatica dell'E.S.C. SBS e il proprio partner Blink TV stanno esplorando l'opportunità di organizzare l'evento nella regione pacifico-asiatica, includendo fino a 20 Paesi per competere in una straordinaria Gran Finale annuale”. Così pubblicava il sito ufficiale dell'Eurovision in data 21 Marzo 2016.
L'evento inaugurale si sarebbe dovuto tenere nel 2017 in Australia con molta probabilità, per quanto altre città/Stati espressero interesse nell'ospitare la rassegna, come Hong Kong e Singapore. Diversamente dall'Asiavision, questo concorso avrebbe ricalcato fedelmente l'originale ma avrebbe comunque incluso la zona del Pacifico, Oceania in particolare. Il che è pure intuibile (e corretto) visto che, a parte il Commonwealth australiano e la Nuova Zelanda, il resto è formato solo da isolette; per altro alcune facenti parte della Francia, dei Paesi Bassi e del Regno Unito. Il nome fu modificato in Eurovision Asia Song Contest, o più semplicemente Eurovision Asia e il motivo è da ricercarsi nella collaborazione tra SBS-Blink TV con l'UER, la quale avrebbe licenziato e distribuito lo spettacolo. Tutto sembrava pronto, i fan erano super gasati, poi arriviamo al Maggio 2017 e....niente, nessuno spettacolo in vista. “E' ancora in fase di produzione” dissero gli organizzatori e così, per rilanciare il progetto, venne creato un sito apposito per invogliare i fan a fornire idee e partecipare attivamente; venne aperto un account sui social media e venne anche realizzato un video promozionale (lo puoi vedere nel sito). Tuttavia ben presto gli spettatori si resero conto che il progetto non sarebbe mai stato attuato e infatti anche l'account fu messo in pausa.
Quattro anni dopo, in un'intervista a TV Tonight (un sito/blog di notizie, recensioni televisive etc australiano) del Maggio 2021, Josh Martin il capo delegazione dell'Australia all'Eurofestival (nonché pezzo grosso della SBS) ha gettato la spugna e ha confermato che il programma è stato definitivamente accantonato. Le ragioni edotte sono alquanto stupide e supportano non tanto la difficoltà nel creare un simile programma, quanto la mancanza di volontà di farlo. Martin infatti ha dichiarato:
Tr.: “Credo sia corretto dire che abbiamo rescisso i nostri diritti (i.e. il contratto con l'UER, n.d.a.). Abbiamo passato diversi anni cercando di capire come realizzarlo e poi è arrivata la pandemia. (…) E' molto diverso da come l'Eurovision cominciò nel Secondo Dopoguerra, come mezzo per unire le persone. C'era un motivo reale per realizzarlo. (…) Eurovision Asia è difficile per una serie di motivi: fusi orari, barriere linguistiche, tutta una serie di problemi. (…) Ci abbiamo provato duramente, ma non saremmo mai riusciti a definirlo del tutto. E' un po' come qualunque programma televisivo. Dai il massimo nella produzione (lett: metti tante cose) e non tutte si incastrano. Perciò questo era una delle cose che non potevamo, per nessuna ragione, far funzionare.” (Il grassetto sottolineato è dell'autore)
Cantava Mina: “Paroleee soltanto parole, parole tra noi”. Labile è un eufemismo per definire queste futili spiegazioni che, come detto, dimostrano solo la poca voglia effettiva di attuarlo. Perchè avvalorare come problematiche la differenza di fuso e le diverse lingue è, semmai, un patetico tentativo di fornire delle giustificazioni. Senza contare che ormai tirare in ballo la pandemia come scusante ha iniziato a stufare! Difatti un utente ha così commentato:
Patetico e pure ipocrita visto che il caro Martin, in qualità di capo delegazione all'Eurovision, sa benissimo che l'Eurovision e l'UER non parlano una sola lingua (ma questo lo sanno anche i bambini delle elementari); che negli anni si son sentite canzoni in varie parlate, per quanto molti si ostinino ancora a usare l'inglese invece di cantare nel proprio idioma; ma sopratutto che l'Europa continentale, propriamente detta, non è attraversata da un unico fuso orario! Ce ne sono ben cinque: dalle Canarie alla Russia europea. Eppure siamo capacissimi di organizzare un evento senza preoccuparci di tutti questi problemi e senza che nessuno Stato partecipante si sia mai lamentato o abbia sollevato simili quisquilie! Senza, per altro, dover tirare in ballo le Olimpiadi e le Paralimpiadi, le cui Cerimonie non soffrono di questo problema di fuso. E allora, caro Josh Martin sì onesto e sincero e dillo che non avevate più voglia!
Secondo il fondatore di TV Tonight, però, una delle ragioni per ottenere il successo sperato era avere la Cina a bordo, lasciando intendere che non fosse interessata. La cosa appare irrealistica, perché secondo una notizia riportata da 9News due anni prima, sembra che la Repubblica Cinese fosse in trattative per partecipare come Steering Group Member; perciò non inviando il proprio rappresentante, ma aiutando nella produzione e/o esecuzione. In un modo o nell'altro voleva essere coinvolta nel progetto. E' vero, in due anni cambiano molte cose, ma c'è un'altra tesi a supporto, ossia l'ABU Song Contest.
Infatti, contemporaneamente allo sviluppo e progettazione dell'Eurovision Asia, l'ABU stava organizzando la propria versione dell'Eurofestival asiatico (da pazzi!) e, non fosse stato per la pandemia, si sarebbe tenuto in Cina nel 2020. Il Covid ha stroncato anche quella versione che, a vedersi, non sarebbe però stata simile all'originale e non avrebbe comunque avuto l'approvazione dell'UER. Perciò TV Tonight sbaglia nell'insinuare che la Cina non fosse interessata al progetto, anche perché avrebbe dato ancor più risalto e lustro al Paese (cosa che Ji Xinping sta cercando di ottenere dal suo primo mandato). Chissà se un Eurovision in Asia si farà mai.
Intanto c'è quello “americano” che, come si è detto, pur essendo appoggiato dall'UER non ha nulla a che vedere con il concorso europeo. Difatti non son mancati i commenti da parte dei fan australiani:
AFRICA SONG CONTEST... o quasi
Ma la versione tarocca statunitense non è l'unica realtà canora al di fuori dell'Europa. Anche l'Africa si è adattata e dopo vari tentativi andati a vuoto (uno dei quali supportato dall'UER), finalmente nel 2018 ha visto la luce l'AfriMusic Song Contest.
Di chiara ispirazione “eurovisiana”, questo concorso differisce però essenzialmente per tre aspetti:
- Innanzitutto non è mai stato mandato in onda da nessun ente televisiva. Infatti la gara si è sempre svolta solo online. C'è però la volontà di voler portare almeno la finale in TV.
- Inoltre il formato è diverso: non c'è una selezione nazionale/regionale vera e propria. Qualsiasi ragazzo/a africano/a può inviare la propria candidatura, la quale viene esaminata. Nel caso sia idonea, viene caricata sulla piattaforma apposita con lo Stato/regione di riferimento. Il voto popolare è aperto a chiunque nel mondo, mentre quello della giuria (formata da esperti dell'industria musicale africana e da membri della comunità dell'Eurovision, come Valentina Monetta nel 2019) è fisso per lo Stato/regione ad esso associato.
- Anche il sistema di voto è differente: benché si riprenda il metodo dei 12-10-8 punti, esso è impiegato differentemente. Difatti la canzone finalista con il maggior apprezzamento riceve 12 punti totali dal pubblico e dalla giuria cadauno; la seconda 10, la terza 8 e così via fino alla nona che riceve 2. Dalla decima posizione in poi solo 1 punto. Ciò, come puoi ben capire, impedisce o meglio elimina il nul points (tanto caro al Regno Unito). Dopodichè inizia la votazione finale vera e propria: viene fatta una media tra i risultati della giuria e quelli del pubblico per calcolare il vincitore. Nel caso di pareggio, il voto popolare ha la precedenza.
Il legame nato tra l'Eurovision e l'AfriMusic Song Contest è molto bello; però si potrebbe incrementare ulteriormente, dando spazio al vincitore africano durante la finale europea, magari in uno degli intramezzi.
Ecco queste sono le notizie dal mondo. Le selezioni per l'edizione africana di quest'anno non sono ancora aperte. Ma nel caso volessi ascoltare le canzoni e votare, o conoscere altre info, potrai farlo sul sito ufficiale.
Grazie per aver letto sin qui.